Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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448; Lìt., xi.. 2: Aur. Vict, Vir. ili., 65; Fast. Prcen. Prid. KaX. Apr.; Bunsen, Beschr.. iif, p. 412 ; Becker, Handb., p. 458; Nachtrdge, p. 721 ; Urlichs, Rdm. Topogr., pag. 31; Canina, Indicaz., pag. 5). (V. Aventino). Annesso a cotesto era il monte Te-staccio , di cui parlasi a suo luogo (V. Testacelo monte) del pari che del Velabro. Sul monte Celio, di cui già si disse (V. Celio monte), ricorderemo il tempio di Claudio (Templum Divi Claudii), cominciato da Agrippina, distrutto da Nerone, e ri sta u-rato da Vespasiano ; credesi da Canina che vi siano i suoi avanzi presso l'orto del convento dei Santi Giovanni e Paolo (Svet., Vesp., 9; Aur. Vict. Caes., 9; Front., Aq„ 20, 76; Canina, Indicaz., pag. 72). Presso al tempio di Claudio ricorda la Notitia un mercato per il companatico, detto il grande mercato (Macellum Magnum), ed è forse quello stesso ch'era stato fondato, per testimonianza di Dione Cassio, da Nerone. 11 Nardini, cui fa eco il Canina, è di parere che la chiesa di Santo Stefano Rotondo sia una parte di cotesto edifizio destinato alla vendita del camangiare, coperto di cupola e cinto di portici, cóme dalla fig. 5748. Al S. del Celio stende vausi la prima e la dodicesima regione, ossiaquella di porta Capena, e l'altra detta la Pubblica Piscina, di poca entità la seconda, ma notevole principalmente la prima per il tempio sacro all'Onore ed alla Virtù (Ronori et Virtuti). I tre archi trionfali di Trajano, Vero e Druso, mentovati dalla Notitia nella prima regione , imboccavano probabilmente la via Appia nello spazio compreso tra il tempio di Marte e la Porta Capena. L'arco ancora superstite, proprio entro la porta San Sebastiano, credesi generalmente essere quello di Druso, padre dell'imperatore Claudio (Svet., Claud., i). — Nè ci dilungheremo sull'Esquiliuo e suoi dintorni, avendone di già parlato (V. Esqulllno), e ci limiteremo ad alcuni cenni sui tre monti più al N. di Roma, che sono colli (colles) propriamente detti, mentre i finora nominati s'intitolano veramente monti (montes). Cotesti tre colli souo il Viminale, Quirinale e Pincio. Il primo (Collis Viminalis) è il più piccolo dei tre, e lo separa dall'Esquilino la valle per cui passava il vico Patricio, ed una cavità che si dirige verso il terrapieno di Servio. Dall'altro lato, verso il Quirinale, vi è un'altra valle, che lo divide da cotesto colle, attraversata oggidì dalle due vie de' Serpenti e di San Vitale; dice-vasi Viminale dai vinchi o vimini che lo coprivano, ed aveva un altare di Giove Viminale ( Jupiter Viminalis), corrispondente al Giove Fagutale ( Jupiter Fagutalis , dal bosco di faggio) dell'Esquilino
(Juv., li, 138; in, 71 ; Varr., L. L., v, § 51 ; Fest, p. 373; Plin., xvn, 2). Dopo il Palatino ed il Capitolino, il colle Quirinale (collis Quirinalis) era il quartiere più antico di Roma, destinato in origine agl'immigrati Sabini, che poi si amalgamarono coi Romani loro rivali e si sparsero per tutta la città. Abbondava di tempii e santuarii, fra cui primeggiava il Tempio di Quirino, eretto da Numa a Romolo, dopo la costui apoteosi ; nel 435 av. Cr. lo ricorda Livio come luogo in cui tenne le sue adunanze il Senato; e quindi è da inferirsi che fu notevole edifìcio. Altro simile fu poi edificato da Papirio Cursore, nel 292 av. Cr. ; fu arso nel 48 e ristaurato da Augusto nel 15 av. Òr., e Dione Cassio lo descrive adorno di settantasei colonne, numero degli anni della vita del ristauratore ; i topografi sono d'accordo nel crederlo posto sull'eminenza sopra San Vitale, vicino a Sant'Andrea del Noviziato (Liv., iv, 21; x, 46; Plin., vii, 60; Dion. Cass., xliii, 45; liv, 19; Cic., ad Att., xiii,28; Vitruv., in, 2, 7: Becker, Handb., p. 573; Urlichs, Beschr., in, 2, 366; Canina, Indie., p. 185). Presso a cotesto tempio, verso 0., vedevasi la statua di Mamurio, e successivamente, percorso il tratto su cui furono costruiti più tardi i bagni di Costantino, ed è oggi coperto dal Palazzo Rospigliosi, incontravasi il Vecchio Campidoglio ( Vetus Capitolium), ossia la cittadella di Numa. Il nome primitivo del Pincio si fu quello di Colle degli Orti od Orticelli (Collis , hortorum, hortulorum), per la quantità dei suoi tempii; e solo negli ultimi tempi si disse monte Pincio (Mons Pincius) dal magnifico palazzo della famiglia Pincia (Domus Pinciana), famoso per la dimora che vi aveva fatto Belisario, durante la difesa di Roma (Urlichs, Beschr., voi. vili, pt. n, p. 572; Ròm. Top., p. 136; Procop., B. G., li, 8, 9; Ana-sta8., Vit. Silver., p. 104, 106). L'oggetto più ragguardevole del Pincio furono gli Orti di Lucullo, già da noi mentovati, posti dov'è l'odierna strada di Capo le Case, perchè gli archi dell'Acqua Vergine (Aqua Virgo), da cui cominciavano, secondo l'indicazione di Frontino, trovansi oggi nel tratto che passa dalla or citata strada e va fino alla fontana di Trevi. Furono infamati dall'osceno matrimonio di Silio con Messalina, e dalla costei morte in essi per comando di Claudio. La famiglia dei Domizi, a cui apparteneva Nerone, aveva un podere, od almeno un sepolcreto sul Pincio, in cui furono deposte le ceneri del trucidato imperatore, in quella parte del colle, giusta la tradizione popolare, che pende verso la chiesa di Santa Maria del Popolo, presso la porta del medesimo nome (Svet., Ner., 50; Plut., Lucull., 39; Tacit., Ann., xi, 1, 32, 37; Juv., Sat.
, x, 334; Frontin., Aq., 2 ; Becker, Handb., p. 591 ; Canina, Indicaz., p. 395). Per quello che riguarda il Campo Marzio e la Via Lata, veggansi gli articoli Campo Marzio e Vie Romane. Nel Campo Marzio scorgevasi fra i monumenti più cospicui anche il Panteon di Agrippa (V. Panteon®) ed il tempio di Antonino colla Colonna pur Antonina o Coclide, in onore di Marco Aurelio Antonino il filosofo (V. Colonna) (Capitol., Marc. Anton., 18; Aurei. Vict , Epit., 16, e la Tavola CCV11 [A]). Cotesta magnifica colonna a chiocciola (cochlea, xo^Xta?), e per ciò appunto coclide,
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