Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROMA
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somigliantissima alla Trajana, sussiste ancora sulla piazza cbe da essa Piazza Colonna si appella, nè è punto da confondersi coll'altra colonna Autonina, eretta da M. Aurelio e L. Vero in onore del loro predecessore Antonino il Pio, imperante dal 138 al 161 dopo Cristo. Fu questa rinvenuta sotto Clemente XI (1700-1721) nell'orto dei Padri della Mis .sione, al lato E. del Palazzo di Monte Ci torio, e si spezzò nell'atto del suo inalzamento sulla Piazza pur di Monte Citorio, dove sorge ora l'obelisco ; ma il suo piedestallo conservasi ancora nel giardino del Vaticano, adorno di sculture rappresentanti l'apoteosi di Antonino Pio e di Faustina. Non par leremo qui nè del distretto Transteverino, nè dei Teatri ed Anfiteatri, nè delle Terme dell'antica Roma, e neppure del Ponte Sublieio e dell'isola Tiberina, riserbandoci a parlarne convenientemente in appositi articoli (V. Transteverino distretto, Teatri, Terme ed altri parecchi). Del Colosseo (Colos seum) o Coliseo (Colyspus) demmo già altrove le principali notizie (V. Anfiteatro).
Sulla popolazione di Roma antica. — Tre fra gl'innumerevoli scrittori sulle cose di Roma trattarono particolarmente della sua popolazione: Du-reau de la Malie (Economie politique des Ro-mains, i, pag. 340), H6ok (Rdmische Geschichte, voi. ì, pt. ni, p. 383), e Lipsio (De magnitudine romana, ni, 3), affermando il primo non esservi mai state in Roma più di 562,000 anime, mentre il secondo ne calcolò 2,265,000, ed il terzo perfino 8,000,000. Ci studieremo di evitare gli eccessi del troppo e del troppo poco, attenendoci ad un argomento storico, il più decisivo in simile controversia. Sappiamo pertanto dal Monumento Anci-rano, più fiate da noi citato, che Augusto, nel dodicesimo suo consolato, fece distribuire del danaro a 320,000 persone della plebe urbana (plebs urbana), le quali erano tutte maschi, e formavano probabilmente tutta la popolazione maschia libera di Roma, eccettuati, ben s'intende, i senatori, cavalieri e gli stranieri. Le donne ed i fanciulli non partecipavano a queste elargizioni, in cui venivano scrupolosamente osservate le norme prestabilite, le quali erano più esclusive nella distribuzione del grano. Leggesi quindi cbe nel consolato decimoterzo dello stesso Augusto non fu distribuito il grano che a sole 200,000 persone ; ciò non ostante tre distribuzioni in danaro, di 400 sesterzi a testa, furono fatte per comando dello stesso Augusto a non meno di 250,000 persone (Svet., Aug., 41; Dion. Cass., lv, 10). Da un passo di Sparziano nella Vita di Settimio Severo (c. 23) ricavasi cbe il numero delle persone aventi i requisiti per una quota di grano si era aumentato; ed altrove Io stesso autore asserisce che Settimio Severo aveva lasciato, morendo, tanto grano che sarebbe bastato per sette anni, se fosse stato distribuito giusta la regolare misura di 75,000 moggia romane, ossia 6000 ettolitri al giorno. Se si calcoli ora cotesta distribuzione secoudo il sistema di Augusto, di 5 moggia per testa, ossia 40 litri al mese, e se si computi questo di trenta giorni, si avrà una cifra di 450,000 persone riceventi il sussidio. Secondo questi calcoli, la popolazione maschia dei plebei in Roma, durante i primi secoli dell'Impero, non può calcolarsi menodi 350,000 anime, cui devesi aggiungere almeno il doppio di donne e fanciulli, e si avrà cosi di plebei in tutto 1,050,000. Aggiungasi la cifra di altre 45,000 persone tra senatori e cavalieri e costoro famiglie, e si avrà la cifra di 1,095,000 abitanti liberi di Roma, di tutte le classi. Ma non dobbiamo dimenticare inoltre gli stranieri domiciliati in Roma, i soldati e gli schiavi. Assai numerosi devono essere stati i primi, dacché moltissimi provinciali fissavano stanza in Roma, e per affari e per goderne dei piaceri, privi per lo più delle romane franchigie , e fra costoro eranvi non pochi Greci, in qualità di pedagoghi, medici, artisti, ecc., oltre alle caterve di stranieri da tutte le parti del mondo, non esclusi gli Ebrei, che devono aver formato da soli una popolazione ragguardevole. Tanta era infatti l'affluenza dei forestieri in Roma, che in tempi di carestia ne venivano talvolta espulsi ; ed Augusto fece discacciare, in una circostanza, da Roma tutti i forestieri, tranne i pedagoghi ed i medici; e secondo Seneca, gli abitanti della capitale erano per la maggior parte stranieri ; e lo stesso afferma Giovenale (Juven., hi, 62; Seneca, Cons. ad Helv., c. 6; Svet., Aug., 42). Non si es
agera dunque tamp
oco ammettendo nell'antica Roma 100,000 tra stranieri e forestieri, compresevi le costoro donne e famiglie. Di soldati e vigili (vigiles, guardie municipali e di polizia) non se ne ponno contare meno di 25,000, e siccome molti di essi erano ammogliati, cosi dovevano ascendere colle loro famiglie a 50,000 almeno, che aggiunti alle precedenti cifre, dànno 1,245,000 per tutta la popolazione mista e libera di Roma. Ma ci restano ancora gli schiavi, che devono essere stati in numero strabocchevole, se pongasi mente a parecchie testimonianze degli antichi scrittori, e più ancora alla copia soprabbondante degli schiavi inservienti nelle famiglie. Orazio attesta (Sat., i, 3, 12) che il cantore Tigellio ebbe talvolta fino a 200 schiavi, ma costretto di repente a scemare le spese, li ridusse al modesto numero di dieci. Il pretore Tillio, sordidamente avaro, recatosi un dì a Tivoli, aveva dietro di sè cinque schiavi che trasportavano i suoi utensili di cucina ed il vino; ed Orazio stesso, che non era certamente ricco al par di Tigellio, seduto alla sua parca mensa di stiacciate e legumi, veniva servito da tre schiavi; ed è presumibile che non fossero i soli al suo servizio. Imperante Nerone, 400 schiavi venivano mantenuti nel palazzo di Pedanio Secondo, i quali furono un dì messi tutti a morte, inchiusevi donne e fanciulli, perchè uno di essi aveva trucidato il padrone. Erasi accresciuto straordinariamente il numero degli schiavi perchè, oltre a quelli che nascevano in casa, ne venivano introdotti a torme da tutte le parti del globo soggette al romano dominio (Tacit., Ann., xiv, 42, 44; Horat., Sat., i, 6, 107; v, 115). Il caso però di Pedanio era seuza dubbio eccezionale; nè si può immaginare che la plebe urbana, la quale riceveva le razioni pubbliche, avesse i mezzi di mantenere degli schiavi; nè gli stranieri ne avevano forse molti. Ma se si contino sole 15,000 tra famiglie patricie ed equestri, ed a ciascuna di queste si assegnino in media soli 30 schiavi, se ne avrà in tutto la cifra di 450,000, cui si devono aggiungere tutti quelli ch'erano al
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