Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      , ' ROMAGNOSl GIANDOMENICO 621
      eletta dai cittadini, che concorre a far leggi, concedere soldati e danari e far certe nomine ; 3° un protettorato politico, indipendente dal principe, che non fa leggi, nè giudica, ma patrocina la nazione presso la legislatura o presso l'amministrazione, vegliando, instando, ratteuendo al fare le leggi ed eseguirle; 4° un Senato, conservatore per l'alta tutela della costituzione e dello Stato, e che non si muove da sè, ma spinto da altre autorità, c Governateci pel nostro bene », dicono tutti i popoli della terra. Alcuni dicono: « Per governarci pel ben nostro, voi consulterete i nostri deputatiPig. 5749. — Roma gnosi Giandomenico.
      e agirete secondo il loro assenso: senza di ciò noi vi neghiamo obbedienza ». Il re risponde: « Lo prometto ». Questa è la ragione positiva della monarchia costituzionale, ridotta dunque ad antagonismo fra i poteri dello Stato, e la « legge che un popolo impone a' suoi governanti onde tutelare se stesso contro il loro despotismo ». Vedete che sta alle formole delle libertà storiche, lontan dalle co-vtituzioni concesse dai re posteriormente. Amante dei governi forti, il Romaguosi proscrive come peste la divisione dei poteri imperativi ; il re non deve privarsi di alcuno, sol cautelaudoue l'esercizio secondo la necessità di far convergere l'interesse del cittadino con quello del re, e nulla più. Tanto era lontano dal moderno assioma che il re regna e non governa! < 11 principe buono è quello che governa bene e non quello che governa niente. Chi governa niente governa male, anzi pessimamente, perchè serve di cieco stromento all'oligarchia miuisteriale e a tutti i delitti degl'intriganti ». Fin allora dunque era cou Montesquieu: dopo il 1830 s'accostò a Rousseau , ponendo che, quaudo il priucipe è sotto la mano della nazione il Goveruo è realmente repub-blicauo ; arriva persino a sostenere che fra la de-
      macrazia assoluta rappresentativa e il despotismo d'un uomo non c'è di mezzo ragionevole. Attribuiva grand'importanza al Bapere e ai dotti, che di preferenza avrebbe voluto si scegliessero a rappresentanti della nazione; e trovava strano che, per essere avvocato, ingeguere, medico, si esigano un tirocinio e prove, ma nessuna per essere organo del popolo e legislatore: c Anche il migliore dei principi si esporrebbe a gravi inconvenienti se avesse a fare con una massa d'uomini animata da passioni volgari, da pregiudizi annosi, da smanie licenziose ed anarchiche ». Giudicava spensierato il trar le elezioni « dal corpo della disciolta moltitudine, invece dei corpi comunali, che formano le vere unità elementari d'una nazione civile ». Ogni Comune deve elegger un rappresentante, che te avesse fatta la domanda: i nomi ne sono speliti al capo dipartimento, ove ogni anno si estrag-,'ono a sorte quelli che dovranno sedere nell'aula •egisiativa. In tali elezioni non deve guardarsi a partiti ed opinioni: < Principio d'ogni go^rno citile è che al merito civile sia libera la via d'ascendere, e vengano adoperate tutte le utili ambizioni ».
      Noi non possiamo qui ampliarci sui tanti e troppi congegni che egli propone onde attuare il suo progetto: sol bastandoci avvertire la grande importanza che attribuisce ai municipii. c Reggere i municipii alla maniera francese è lo stesso che annientarli perfinire nel regime musulmano, sostenutosoltanto colla forza materiale..... Legate gli uomini
      al circondario da loro conosciuto e prediletto, e meraviglierete quanta stabilità acquista la monarchia. Migliori e più costanti amici mai non avrà il re che i muuicipii, amministrati a guisa di private famiglie.....È vano parlar di costituzione senzapremettere l'ottimo ordinamento municipale schietto e sgombro da incompetenti ingerenze ».
      Ma quest'opera non ebbe gli ultimi ritocchi, che fondessero i principii talora discordanti. Mal dunque vi si cercherebbe la coerenza filosofica e la disposizione geometrica; il che va inteso ancor più dei tanti articoli che, la più parte, traeva dalle sue opere maggiori , e faceva pel sostentamento, anziché per la gloria. Vero è che, come tutti i pensatori, volea darvi un concetto unico, facendoli convergere a due opere che aveva in progetto: la Filosofia civile e la Vita degli Stati; pure confessava non lascerebbe < veruu lavoro che comprendesse un corpo d'iutera dottrina, ma soltanto vedute fondamentali, che servono di neaso, di complemento e in parte di riforma a quello che già esisteva ».
      Appena accenniamo ai suoi lavori di fisica, ove si pretese che precorresse ad (Erstedt, Ampère e Faraday nel trovare la gran sintesi dell'elettromagnetismo; e all' Insegnamento primitivo delle matematiche., ove confuta Wronski senza ben comprenderlo. Nella storia teneva troppo alle idee degli Enciclopedisti, mancando di quegli studii speciali che li mostrano monchi o falsi. Aspirò alla gloria d'inventore nella filosofia, che riponeva nel conoscer le cose per via delle cause assegnabili: sta coi sen-sisti, benchérepudii l'odieruo audazzo di sottoporre lo spirito alle leggi che governano la materia, e si fermò poco alle logie individuali, mirando piut-
      s-


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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