Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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ROMANA ARCHITETTURA - ROMANA MUSICA ANTICAtosto a combinare la psicologia colla scienza sociale e colla logica che dà sicurezza al raziocinio. Le varie scienze egli cercava consociare: applicò le dottrine giuridiche all'economia pubblica e le svolse nella filosofia : morale, politica, economia, giurisprudenza, filosofia coordinava per cercare fondamento naturale ai diritti umani e alle loro garanzie. Metodo migliore definiva quello che, nella maniera più breve, più facile, più proficua, porta le più certe cognizioni necessarie. Ma in fatto la lettura dei suoi libri è resa faticosa dall'analisi stringata, dalle frequenti digressioni sul metodo, da unostileastratto, generale, diverso dalla comune maniera di comprendere ed esporre le cose. Come uomo d'affari cerca dettami positivi, studiando l'uomo di fatto e il pensiero vivo attuantesi nel mondo. .
Fu involto nei* processi di Stato del 1821. La città dove visse lo lasciava nella povertà; i principi non gli diedero nò tampoco decorazioni ; dai libri guadagnava scarsamente: pure non lagnavasi ; si compiaceva d'una gloria che era certo gli verrebbe postuma; amava i giovani, e molti gloriaronsi di chiamarsi suoi scolari; fra cui prediletti Carlo Cattaneo, Giuseppe Ferrari, Cesare Cantu. Fin dal 1812 era stato tocco d'apoplessia, onde a stento portava la vita : nella povera casa conversava ameno e generoso con fidi amici, carezzava le speranze della patria. Così visse fino all'8 giugno 1835. 11 suo nome è dei pochi che ancora sopravvivono fra il vortice moderno , nella presente irriverenza di tutto ciò che non sia attualità, forza, danaro.
ROMANA ARCHITETTURA (stor. delie R A.). V. Ar-chltettura italiana, non che le voci Anfiteatro, Arco, Acquedotto, Circo. Bagni, Ordini Architettonici. Ponte, Teatri, Terme, Emissario, e parecchie altre in cui la materia è trattata nelle sue particolarità; per non ripeterci inutilmente, ad esse rimandiamo i nostri lettori.
ROMANA MUSICA ANTICA (archeol.). - Ne abbiamo toccato nell'articolo Italia e nell'altro Musica. Qui ci distendiamo alquanto nella parte archeologica. Stando alla testimonianza di Diouisiod'AlicarnaBso, di Strabone e di Livio, i sacri riti e la musica vocale passarono dagli Etruschi ai Romani senza entrare nella questione se primi fossero gli Italiani a coltivare quest'arte, o primi i Greci (Mazzoldi, Origini italiche). I fondatori di Roma, Romolo e Remo, furono istruiti, secondo Dionisio, nelle arti greche, e in tale occasione questo autore nomina anche espressamente la musica. Da questa circostanza, e dall'uso che i Romani fecero della musica nelle feste degli Dei, ne' trionfi, funerali, banchetti, spettacoli, ecc., si raccoglie che non erano disprez-zatori della medesima, come alcuui pretendono; diversamente nè gl'imperatori l'avrebbero molto protetta ed esercitata egliuo medesimi. In conferma di ciò basta considerare alcuni degli avvenimenti principali che dimostrano il frequente uso della musica presso i Romani. '11 primo trionfo venne celebrato, secondo Dionisio (Antiquit.rom., lib. li), da Romolo. Il suo esercito era disposto in tre bande, le quali cantavano inni nazionali in onore degli Dei, e celebravano il loro generale con versi estemporanei. Ciò ebbe luogo nel quarto anno dopo la fondazione di Roma, ovvero 740 anni prima di G. C.
Fra le otto classi istituite da Numa Pompilio pel culto divino, i Salii erano i custodi de* dodici scudi conservati nel tempio di Marte, e consistevano in altrettanti giovani scelti dallo stesso Numa fra i figli de' patrizi. Avevano essi l'incarico di portare annualmente in processione nella città di Roma il miracoloso scudo (che, secondo Numa, era caduto dal cielo, e da cui dipendeva la conservazione dell'Impero romano), con altri undici, e di ballare continuamente in tale occasione. La musica che accompagnava queste danze era assai romorosa, battendovi gli scudi gli uni contro gli altri, a guisa de' coribanti e degli Idei Dattili. In siffatte processioni si cantavano pure alcune canzoni in lode di Marte, dette carmina saliana. Tale festa celebravasi nel mese di marzo. 1 più distinti Romani riputavano un particolar onore d'essere ammessi fra i Salii. Scipione Afficano, varii principi imperiali, e persino alcuni imperatori furono fra i medesimi. Servio Tullio, il quale divise tutto il popolo in classi e centurie, aveva, secondo l'unanime testimonianza degli scrittori, incaricate due intere centurie a suonare le trombe ed i corni nelle battaglie ; lo che prova l'importanza data dai Romani alla musica militare fiuo da 600 anni prima di. G. C. La legge delle Dodici Tavole, emanata 150 anni dopo, ordinava che a' funerali il maestro delle cerimonie venisse servito da dieci suonatori di flauto, e che le lodi degli uomini commendevoli (honoratorum virorum) fossero pubblicate in una radunanza, ed accompagnate da canti lugubri al suono del flauto. Tanto le cerimonie religiose che i drammi erano presso i Romani, come fra' Greci, uniti alla musica; e dopo la disfatta d'Antioco il Grande re di Siria, s'introdussero pure a Roma delle suonatrici dette psaltrice o sambucistrice, le quali suonavano alla maniera asiatica nelle feste e ne'privati banchetti. Siccome prima dell'introduzione di tali suonatrici non si ha alcun indizio che i Romani abbiano fatto uso di alcuno strumento da corda, cosi può considerarsi il tempo dell'introduzione delle medesime, cioè 186 anni prima di Gesù Cristo, come un periodo in cui la musica romana ebbe un nuovo accrescimento. I Romani, che non inventarono i loro strumenti, ricevendoli dagli Etruschi e dai Siculi, avevano bisogno di molti anni per venire al punto di poter accompagnare il canto con istromenti da corda.
Sotto il consolato di Manlio, il quale vinse i Galli e tornò in trionfo a Roma, si cercavano in tutte le parti del mondo delle persone che potessero contribuire allo splendore de'pubblici giuochi. Manlio fece venire i migliori musici dalla Grecia, dando grandi giuochi nel circo, inoltre commedie e concerti di tutti gli strumenti possibili. Svetonio asserisce nella sua descrizione di una solennità celebrata sotto il governo di Giulio Cesare, che di quei tempi v'erano a Roma forse un diecimila fra cantatrici, cantori e suonatori. Non meno favorevole alla musica fu il governo d'Augusto, il quale considerava gli spettacoli come il miglior mezzo per distrarre il popolo e tenerlo ubbidiente ; quindi non solo diede sovente delle feste, ma ordinò altresì che tutte le commedie e tutti i concerti fossero prima della loro rappresentazione approvati
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