Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROMANO VOCONIO - ROMANOF (OASA DI)
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      zioneil Romano ta nominato prefetto di polizia
      e rese eminenti servigi ai paese. S'impossessò dei camorristi e se ne servi per lo minor male: ed anche in ciò non gli difettarono gravissimi appunti (V. Camorra). Poi passò al Ministero dell'interno col convincimento del possibile mantenimento della dinastiaper lo che largheggiò in impieghi con quella trista genìa cbe altro non vede nelle cariche se non lo stipendio: e fu male. G peggio andarono le cose dopo il 15 maggio
      quando lo zelo del ministro in prò' della dinastiaassunte le sembianze di amore all'ordine ed al bene delle plebi
      rese il suo nome popolarissimomassime quando nell'agosto del 1860 fece allontanare da Napoli lo zio del re. Mentre la reazione minacciava d'insanguinare le vie della capitale
      la rivoluzione unitaria rapida progrediva.
      Seguito lo sbarco di Garibaldi in Calabria
      il Romano nel consigliare al re di non esporre Napoli agli estremi pericoli giovò all'opera dell'unione senza volerlo. Partito il reLiborio mandò al Garibaldi che
      a cessar sventurevenisse in Napoli. E quegli a sua volta ordinavagli che stesse al governo della città fino al suo ari ivo. Giunto poi
      volle che il Romano rimanesse e che consiglias-selo: la qual cosa diede occasione di critica a chi maravigliava un ministro del Borbone divenuto in uno stante ministro di Garibaldi dittatore. Ma poco vi stetteperchè uomo di non arditi consigli e di carattere dubitoso voleva e disvoleva
      diede le sue dimissionie col posto di ministro perdette la popolarità che avea fino allora goduta. Durante la luogotenenza Fari ni
      visse vita privata: ma le esorbitanze dei consorti riacquistarono fama al suo nome. E quando il principe di Carignano fu in Napoli per ricomporvi il vivere ordinatoil Romano accettò nuovamente il potere facendo parte di un Consiglio con un programma opposto a quello del paese
      e con uomini a questo male accetti; e fu colpa che nocque alla sua riputazione; ondecchè poco dipoi fu costretto a dimettersisperando per la terza volta riacquistare l'oramai perduto favore del paese.
      Rientrato nella vita domestica dopo la terza provae deputato al Parlamento nazionale
      si recò nel suo seno ed occupovvi un seggio nel centro sinistrofinché
      soprappreso da varii malannierasi ritirato in patria a godervi i benefizi dell'aere nativo e della quiete. Guardando indietro
      scrive il Lazzaro
      nella via che abbiamo percorsaci si presentano tempi difficili e d'anormale situazione. Liborio Romano più per coincidenza fortuita
      pel corso progressivo delle circostanze che per determinazione d'animovi si trovò lanciato. Quando la posizione si mostrò bene avviata
      egli per istinto del suo cuore seppe prendere il suo partito e destreggiarsi salvando il suo paese da mali terribili. Allora che col trionfo dell'idea liberale unitaria il Komano
      estraneo alle passioni di partesi trovò in una posizione per lui indeterminata
      non seppe che nuocere alla sua fama suicidandosi. Il suo carattereil suo cuore
      il suo ingegno non uguali gli suscitarono nemici d'ogni partequali nobili e generosi
      quali ignobili e meschini. Qualunque siano per. altro i suoi tortile sue colpe
      i suoi errori
     
      il popolo napolitano gli terrà sempre conto dei pericoli da lui corsi per salvarlogiovandogli ancora immensamente l'ingenerosità degli emigrati suoi avversarii.
      ROMANO Voconlo (biogr.). — Condiscepolo ed amico intimo di Plinio il Giovane
      era figliuolo di un illustre cavaliere romano e sua madre apparteneva ad una delle famiglie più illustri della Spagna (Plin.
      Ep.t ii
      13). Se s'ba a prestar fede alla testimonianza dell'amico suoVoconio era un preclaro oratore ed abilissimo nella composizione. Alcune delle lettere di Plinio sono indirizzate ad esso (ffp.
      i
      5; li
      1 ; ix
      28).
      ROMANO (da) (geneal.). V. Ezzelino da Romano.
      ROMANO Giulio (biogr.). V. Giulio Romano.
      ROMANO IMPERO stor. d'ital.). V. Italia.
      ROMANOF (casa di) (geneal. e biogr.). — Famiglia regnante in Russia
      dal 1613 nella linea maschilee dal 1730 nella linea femminile. — Non si sa precisamente qual sia stata l'origine di questa famiglia di bojardi ; ma Karamzine pretende che provenisse dalla Prussia. Aveva essa la sua terra patrimoniale a Klinn o Klini
      nell'attuale governo di Vladimir
      distretto di Jurief-Polskoi; e nel tempo di Boris Godunof
      Margeret fa già menzione dei Ho-manevits (Romanovitch) come i « più grandi allora esistenti >. La loro grandezza proveniva dal matrimonio in prime nozze (1547) di Giovanni IV il Terribile con Anastasia Rom&novna. Questa virtuosa I principessamorta nel 1560
      era figliuola di Roman i Jurevitch Zakh&rlne (morto nel 1643) e sorella di Niklta Romanovitch Jurief uno dei tre membri del consiglio di reggenza creato dallo czarprima di morire
      onde presiedesse al governo durante la minorità di Fedoro Joannovitch suo figliuolo. Poeto in non cale il sovrano volereBoris Godunof
      co-gpato del giovine czarassunse solo le redini dello Stato. Nikita (Niceto) mori indi a poco (23 aprile 1586)
      non senza sospetto di avvelenamentoa quanto scrisse Fletcher. Eudossia Alessandrovna
      di lui moglieera
      giusta il parere di alcuni scrittorinata principessa di Suzdal
      e discendeva dal granduca Andrea Jaroslavitch
      fratello di Alessandro Newski. Nacquero da tale connubio Fedoro Nikitich e i suoi quattro fratelli Alessandro
      MicheleIvano e Basilio. Erano essi cugini germani dello czar Fedoro che
      trovandosi nel 1598 in punto di mortechiamò a succedergli la czarina Irene
      e raccomandò l'Impero alle cure del primogenito dei Romanof
      unitamente a Boris. Quest'ultimocom'è noto
      usurpò la Corona; i Romanof
      sebbene uomini di provata lealtà
      gli vennero in sospetto; esotto varii pretesti da lui immaginati
      fece segno I alle sue persecuzioni i membri tutti della loro fa-, migliae non risparmiò nemmeno quelle dei principi Sitzkoi e Scerkasskoi
      loro affini. La maggior i parte di questi infelici furono scannati. Nel giugno i 1601
      il bojardo e voivoda Fedoro Nikitich
      sebbene j ammogliatovenne rinchiuso in un convento delle j vicinanze di Arcangelo; Xenia Ivanovna Chestova
      ! di lui mogliesoggiacque alla stessa sorte
      e Mi-] chele Fedorovitch
      loro figliuolo di cinque annifu i com'e88i confinato a Belo-Ozero
      nella Russia set-I tentrionale. L'innocenza per altro di quelle vittime I fu riconosciuta prima della morte dello stesso Boris;
      ^.ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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