Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROMANZO
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qualità di nn'operadevono dirsi romanzi le mitologie dei popoli e le loro antiche storie che si confondono con quelle. Nella mitologia v'ha una parte di vero
il simbolo che rappreseuta forse potenze della naturaforse rivoluzioni sociali
forse cambiamenti di culti e di dominii : la tradizione e la fantasia dei popoli accrebbeornò quel simbolo di nuovi fatti: i poeti si impadronirono del simbolo
della tradizione e della fantasia popolareo composero con quegli elementi combinati insieme dxlla loro mente un racconto romanzesco
un poema. Tale può dirsi PIliade d'Omero
da considerarsisecondo il parere di alcuni dotti
una raccolta di molti racconti o episodii che si connettono ius-eme per quell'unità di argomento e di pensiero che si sostituisce all'unità di disegno. Ciò proverebbe che i Greci uon possedevano la facoltà di ordire un racconto con grandi proporzioni: e disfatti in tempi assai posteriori non si scrissero mai dagli erotici greci lunghe narrazioni. Ed anche gli Arabi
come i Greci
si piacquero a brevi racconti. Non così gl'Indiani
di cui ci rimangono poemi aRsai voluminosi d'uno ster minato numero di versi. Ma qualunque fosse la misura dei romanzi antichiegli è evidente che la religione
la politica e la morale erano involte in quei favolosi racconti. Le storie degl'Indiani hanno un carattere e una forma del tutto favolosae poco differiscono da quelle di altri popoli orientali
come il poema Scià Nome
in cui Ferdusi preteude di scrivere la storia dei re persianipoco dissimile
per le geste degli eroi ed il maraviglioso degli avvenimentidalla nostra cavalleria e dalle prodezze di Morgante e di Orlando. Si può dire che il romanzo tenesse il luogo della storia in tutto l'Oriente
tranne la Cina
provvista di esatte cronologienon amica del vero alterato da finzione. E quel dominio del romanzo nou fu vinto dal dominio della storia
come in Grecia ed in Roma. Il Ferdusi scriveva circa il 1000 dell'era uostra. Se nou iu tuttiin quasi tutti i popoli orientali
auclie nelle età moderneprevalse il romanzo
perchè la civiltà
la quale sceverò il vero dal falsosviluppò la storia dalle finzioni
e distinse il romanzo dalla storianon fece progressi o non si mise almeno in quella via di perfezionamento che si apri la civiltà europea.
Quando in Grecia si perfezionarouo le patrie istituzioni e si assodò la libertà
la religione mantenne i suoi simbolifai ti permanenti e immortali dalle arti ; la politica e la morale furono ben determinate
stabilite e svolte dall'esperienza e dalla filosofiae più non vi fu mestieri di quel favoloso che presentasse le verità con seducenti attrattive. La letteraturasi fece depositaria e custode degli umani avvenimenti
non più abbandonati all'incerta balìa della tradizione. Oude cominciò l'èra stor:ca e in vece di romanzi bì scrissero storie
si dipinse la verità quale si offriva ai contemporanei. Distiuto dalla storiaaccanto a lei
sorse il romanzo dopo le conquiste del macedone Alessandro. Allora fu che i Persiani
ancorché vintiinnestarono i loro costumi ai costumi greci
e nella Jouia ch'era tragitto fra l'Asia e l'Europa
e dove la mollezza del clima agevolava la comunicazioue delle idee orientalisi con«posero le favole milesie
accolte con favore per-fiuo dai severi Spartani. Antonio Diogene fu primodei Greci che col romanzo intitolato Amori di Di-nia e Dercillide aprì l'arringo a quei romanzieri che vennero dopo di lui. Le favole milesie hanno qualche analogia colle nostre novelle italiane del trecento
del quattrocento e del cinquecento; v'è mollezza e voluttà d'amore: sono racconti che non riflettono che indirettamente la politicala religione e la morale del tempo
e meramente ordinati per il semplice diletto. Quelle favole passarono in Roma
per opera di Sisenna
nome della gente Cornelia
nel momento che le fiere fazioni di Siila e di Mario affliggeano Roma
e sembrava cbe tali racconti fossero fatti per ricreare gli spiriti in mezzo alle calamità sanguinose della patria. Quindi Roma ebbe il 8oo romanzo come la Grecia; VEneide di Virgilio fu un'imitazione dIliade
e quella come questa trasse materia dalla tradizione. Omero raccontava le tradizioni ellenichee Virgilio le latine. Se si volesse annoverare fra i romanzi i poemi epici
dovrebbe giudicarsi essere la Farsaglia di Lucano il primo romanzo storico. Ma noi diremo cbe il poema ha carattere e qualità diverse dal romanzoad onta che nei tempi primitivi delle nu-zioni il romanzo e il poema
avendo la stessa veste della poesiasi confondessero insieme. Ed era ciò naturale
perchè in quelle prime origini dell'umana civiltà non solamente il poema e il romanzoma ogni idea di leggi
di culto e di filosofia si avvolgevano nell'aurea forma dell'imniagiuazione e del ritmo. Ai tempi di Virgilio il poema e il romanzo erano già due generi perfettamente distinti. E qui importa di fissar bene il carattere del romanzo affinchè non vada in un fascio coll'epopea. La forma non può esser un distintivo dell'uno o dell'altro componimento. Un racconto scritto in versi avrà tutte le condizioni del romanzoe un racconto in prosa adempirà pienamente alle leggi dell'epopea
quantunque sia convenuto fra i critici che il componimento epico sia verseggiato. Se la differenza non è nella formasi troverà nella sostanza. 11 romanzo descrive gli uomini senza l'iuterveuto degli Dei
e il poema richiede per necessità secondo le norme classichela macchina ossia il soprannaturale. Il meraviglioso del romauzo si fonda sull'ordine naturale delle cose
e il meraviglioso del poema sull'ordine superiore alla natura. Il poema inoltre tratta di eroi e di gloriose aziouied il romauzo di uomini quali sono in società
sublimi ed umilivirtuosi e viziosi
e di comuni e magnanime azioni che risguardano la vita cittadinescapubblica e privata. Da questa distinzione semplicemente esposta si vede che l'uomo si svela meglio nelle sue attinenze sociali
nella sua natura intrinseca nel romauzoche nel poema. Ma l'idea del romauzo in tal modo concepita non apparve tosto perfetta
e vi vollero molti secoli di letteraturadi studio
di tentativi e di esperienza perchè giuugesse a quel perfezionamento in cui oggi si manifesta. Cosicché iunauzi che quell'idea si svolgesse compiutamentenoi la vediamo vaga ed incerta e talvolta difficile a segregarsi dall'idea del poema. Che se ella fosse stata sempre perfetta
non vi sarebbe mestieri di alcun serio esame per affermare quale sia il vero romanzoquale il vero poema. Talvolta il soprannaturale fu
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