Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (240/405)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      fcOMOLO e feEMÓ
      653
      ed erano da essi Romani
      si può direuniversalmente credute. Le altre
      le quali connettono Romolo con Enea e co' Trojani
      sono manifestamente di greca originee non ebbero corso se non in tempi posteriori. Secondo queste
      Romolo veniva talvolta descritto come figl nolo d'Enea e tal altra come suo nipote ; e mentre alcuni scrittori parlando di Romolo come soloaltri gli dànuo un fratello Remo
      ed anche due; intorno a che è a vedere Festo (alla voce Roma)
      Plutarco (Romolo. 2. e Dionigi d'Alicarnasso (i
      73)
      come pure il Niebuhr (voi. i). Seguendo queste tradizioniverrebbesi ad avere nella storia romana un vuoto di circa tre secoli e mezzo
      cioè dalla presa di Troja fino alla metà dell'ottavo secolo avanti Cristo
      e per riempiere questa lacuna immaginaronsi varii mezzi dagli antichi scrittorifino a quello di edificare una seconda ed anche una terza Roma. Ma questa storia
      non ostante le sue incongruenze
      è stata talvolta adottata financo da scrittori romanicome per esempio da Sallustio
      il quale dice che Roma fu fondata dai Trojani condotti da Enea. La genuina leggenda romana fa Romolo e Remo figliuoli gemelli di Silvia
      figliuola del re albano Proca. La reale famiglia d'Alba venne in tempi posteriori rappresentata come discesa da Enea
      mentre altripiù fedeli alle tradizioni nell'originale loro purezza
      non fecero menzione di alcuna trojana discendenza. 1 fatti principali della romana leggendaquali ci furono conservati da Tito Livio
      sono i seguenti: Proca re d'Alba lasciò moreudo due figliuoliNumitore ed Amulio. Questi spogliò del governo il fratello maggiore
      e temendo che i discendenti di esso potessero punirlo dell'usurpazioneuccise il figliuolo di Numitore e ne fece la figliuola Silvia o llia sacerdotessa di Vesta
      costringendola per tal modo a perpetua verginità. Se non che un giornomentr'ella andava ad attingere acqua nel sacro bosco
      avvenne una repentina eclissi del solee la verginella spaventata dall'aspetto di un lupo
      si rifugiò in una cavernadove apparvegli Marte
      che le fece forzapromettendole che di lei nascerebbe gloriosa prole. Partorì ella due gemelli
      ma il dio non sjutolla contro Amulio
      che la fece morire e gettare i figliuoli nell'Anione. Questo fiume portò la culla con entrovi i bambini nel Tevere
      che a quel tempo aveva soperchiato le sponde. La culla fu deposta in un greto presso un fico selvaggio (ficus ruminalis) appiè del colle Palatino. Una lupa venuta a dissetarsi a quell'acquaintese le grida de' fanciulli
      si accostò loro e li allattò
      mentre un picchioche come la lupa era pur sacro a Marte
      recava ad essi l'altro bisognevole. Questo maravi-glioBO spettacolo fu notato da Faustolo
      pastore del re Amulio
      onde presi i bambiniportelli a sua moglie Acca Laurenzio o Lupa. Cosi crebbero essi tra le pastorali capanne del Palatino; e quella che pretende vasi abitata da Romolo fu conservata fino al tempo di Nerone imperatore. I due giovanetti divennero i più robusti e i più valorosi dei loro compagni
      coi quali dividevano la preda. I segnaci di Romolo chiamavansi Quintilii
      e Fabii quelli di Remo. Un giorno sorse una contesa tra i due fratelli e i pastori del ricco Numitore. Reme fu preso per mezzo di uno stratagemma e condottoad Alba dinanzi a Numitore
      il quale colpito dall'aspetto del giovanee saputo ch'egli aveva un fratello della stessa età
      ordinò che gli fosse condotto pur Romolo. Allora Faustolo svelò la storia de' due giovanii quali
      saputo chi eranocoll'ajuto dei fidi compagni che li avevano seguiti fino ad Alba
      uccisero Amulio e restituirono Numitore nel governo di Alba. Ma l'amore della terra in cui erano stati nutricati li richiamò alle sponde del Tevere
      affine di fondarvi una nuova città. Il distretto loro assegnato a tal fine da Numitore esten-devasi nella direzione d'Alba fino alla Btessa pietra miliaria ch'era il confine del primitivo Agro Romano
      e doveper assai lungo tempo
      si celebravano gli Ambarvall (V.). Esseudo nata contesa tra i due fratelliquale fosse il sito e il nome da darsi alla nuova città
      si convenne cbe ciò decidesse l'augurio. Per prendere il quale Romolo sali sul monte Palatino e Remo sull'Aventino. Remo ebbe primo l'augurio e vide sei avoltoi ; ma Romolo ne vide dodici. Considerato questo doppio nuinero come prova segnalata del favor3 degli DeiRomolo fu dichiarato vincitore. Per l'osservanza de' riti aoliti a praticarsi dagli Etruschi nell'edificare le città
      Romolo aggiogò un torello ed una giovenca ad un aratro e tirò un solco intorno alle falde del Palatino per segnare il giro delle mura e del pomerio. Nella parte dove intendeva di edificare le portesollevò
      ossia portò l'aratroonde il nome di porte. Questa nuova città così edificata sul Palatino si chiamò Roma. Remo
      il quale di mal cuore sopportava la superiorità del fratelloin di lui dispregio Baltò le mura di cbe egli aveva cerchiato la nuova città; e Romolo adirato l'uccise.
      Poca essendo la popolazione della nuova città
      furono aperte le porte a' forestieri. Esuliladroni
      schiavi fuggitivi e malfattoritutti accorrevano alla nuova città come ad un asilo
      e quivi trovavano buono accoglimento. Se non che mancavano pur sempre le donne; e niuno de' vicini popoli voleva dare le sue figliuole agli abitanti. Ma Romolo ricorse ad uno stratagemma. Bandì feste e giuochi solennie invitò i suoi vicini
      i Latini ed i Sabini
      ad assistervi insieme colle loro figliuole. Vi accorsero costoro; ed ecco nel bel mezzo delle solennità le donne furono dai Romani rapite di forza ai parenti loro; e vuoisi che le rapite fossero in numero di trenta. Sorsero in armi contro Roma le tre più vicine città
      AntennaCeniua e Crustu* merio; ma Romolo le sconfisse una dopo l'altra
      e ucciso Acroue re di Cenina ne cousacrò le spoglie a Giove Feretrio. I Sabini
      condotti dal loro re Tito Tazio
      fecero guerra anch'essi contro Roma
      e il tradimento di Tarpeja
      donna romanaaperse loro le porte della fortezza del Campidoglio
      nella quale emergenza Romolo votò un tempio a Giove Statore affiue d'ispirar coraggio a* suoi soldati e impedire loro che fuggissero dinanzi al nemico. Questa guerra fu continuata cou dubbio successo e terminò finalmente per mediazione delle donne Sabine
      le quali interpostesi fra i combattentimisero pace tra i loro parenti e mariti. Pel quale servigio Romolo concedette alle donne di Roma varii privilegi
      e le trenta curie furono denominate dalle trenta donne Sabine. E cosi le due nazioni
     
     


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

Pagina (240/405)






Romani Romolo Enea Trojani Enea Romolo Remo Festo Roma Romolo Dionigi Alicarnasso Niebuhr Troja Cristo Roma Sallustio Roma Trojani Enea Romolo Remo Silvia Proca Alba Enea Tito Livio Proca Alba Amulio Numitore Silvia Vesta Marte Amulio Anione Tevere Palatino Marte Faustolo Amulio Acca Laurenzio Lupa Palatino Romolo Nerone Romolo Quintilii Remo Numitore Alba Numitore Romolo Faustolo Alba Amulio Numitore Alba Tevere Numitore Alba Btessa Agro Romano Ambarvall Romolo Palatino Remo Aventino Romolo Etruschi Palatino Palatino Roma Baltò Romolo Romolo Sabini Romani Roma Crustu Romolo Acroue Cenina Giove Feretrio Sabini Tito Tazio Roma Tarpeja Campidoglio Romolo Giove Statore Sabine Romolo Roma Sabine Seguendo Cosi Remo Remo Romolo