Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROSA SALVATOREtara
e benché si trovasse senza sostegno alia morte di suo padreche lasciava nell'indigenza una numerosa famiglia
segui la propria vocazionema con infelici auspicii
non avendo ricevuto che poche lezioni da un cattivo pittore per nome Greco
suo zio materno. Impiegato prima da Fr. Fracanzani e da Aniello Falcone
ricevette poscia utili consigli dallo Spagnoletto. Egli lavorava già da qualche tempo pei rivenditori di Napoli
quando Lanfranco
chiamato dai Gesuiti in quella città per ornare la chiesa del Gesù Nuovo
vide con maraviglia giacente dinanzi ad una bottega un assai buon quadro del giovine Salvatore
e lo comperò facendone l'elogio. I suffragi di quel gran maestro non tardarono ad essere utili ai povero artistale cui opere furono da indi in poi meglio apprezzate dai riven ditori. L'illustre allievo dei Caracci
contento del suo primo acquistovolle vedere l'autore del quadro ; gli diede incumbenza di dipingere alcuni paesi
ed applaudendo ai suoi successigli fece sentire la necessità di visitare Roma affine di perfezionarsi. Nel 1635 Salvatore vi andò per la prima volta; ma per conseguenza delle sue fatiche e delle privazioni a cui si sottomise per soddisfare alla sua curiosità
contrasse una malattia che ben tosto lo costrinse di andare a respirare l'aria natale. Alcuni anni passarono prima che nuova occasione gli si offrisse di rivedere la capitale delle belle artie quasi tutto quel tempo fu da lui impiegato in dipingere battaglie
genere ch'egli amava principalmentesiccome atto a lasciar libero campo alla sua immaginazione. Finalmente gli fu promesso un impiego nella casa del cardinale Brancaccio
e in-camminossi verso Roma. L'età e lo studio avevano allora maturato il suo talentoe ricavò maggior frutto dalle sue visite
durante questo secondo viaggio. Quando il suo protettore fu chiamato alla sede vescovile di Viterbo
esso lo accompagnò in quella città
dove fra altri lavori eseguì per la chiesa della Morte il quadro di san Tommaso che pone il dito nelle piaghe del Salvatore ; e questo capolavoro di grande difficoltà era la sua prima composizione di larga misura. Durante la sua dimora a Viterbo
Salvatore si fece amico di Antonio Abati
poeta allora rinomato per la causticità de' suoi salied attinse dalla sua conversazione il gusto dei versi. Stanco della sua condizione troppo dipendente
ricomparve per poco tempo a Napoli
dove regnava dispoticamente sopra il dominio delle arti una meschina lega d'impostori e d'impertinenti. Indignato per vedersi oggetto del disprezzo di gente si fattatornò incontanente a Roma. Ma povero di fama non poteva sperare di trarre sopra sé gli sguardi del pubblico
i cui suffragi erano allora contesi dal Domenichino
da Guido
dall'Albano
dal Guercino
allievi già famosi della scuola di Bologna
da Pietro da Cortona
solo ma degno rappresentante di quella di Firenze
e finalmente da celebri stranieri come Pussino
VouetClaudio Lorenese
RubensVan Dick
ecc. Era allora vicino il carnovale dell'anno 1639
e Salvatore si mise in animo di profittare dei divertimenti delle mascherate per farsi conoscere. Riuscì di fattosotto il travestimento di ciarlatano
ad acquistare una riputazione che non avevano potuto dargli isuoi pennelli. Mentre durarono quelle saturnali
fu visto percorrere i varii rioni di Roma sotto il nome di Formica e la maschera di Coviello
distribuendo ai curiosisempre affollati dintorno a lui per ascoltare le sue piacevolezze
rimedii contro le infermità d'ogni generecioè precetti di morale
e più sovente mordaci satire contro i varii difetti dell'umana razza. Né potè fermarsi cosi presto dal correre si bell'arringo ; ma raccolti alcuni giovani in una specie di compagnia comicarecitò con essi in un piccolo teatro a qualche distanza dalla città
e in poco tempo le sue rappresentazioni attirarono le più distinte persone di Roma. In un prologo da lui composto per una delle rappresentazioni più applauditemescolò con saggio critiche sopra il cattivo gusto della scena italiana in quel tempo
alcune satire acerbe contro certe cattive farse rappresentate in Roma sotto la direzione del Bernini
allora regolatore supremo delle belle arti in quella città. Salvator Rosa aveva potuto prevedere il pericolo che andava ad incontrare per questo; gli fu risposto con violenti ingiurie; e il solo zelo dei suoi ammiratori potè appena scamparlo dalla vendetta d'uomini potentiche non aveva temuto d'affrontare. Conosciuto da indi in poi come pittore
poetamusico ed attore
si vide ricercato e bene accolto da tutte parti ; la sua fortuna non tardò a migliorarsie ben tosto potè soddisfare al bizzarro capriccio di andare a far pompa di ricchezza in una città
dove poco tempo innanziessendo oscuro socio ai lavori del Falcone
gli rimaneva appenadopo aver venduto un quadro
di che comperare una nuova tela. Durante quest'ultima dimora da lui fatta in Napoli
scoppiò l'insurrezione popolare per cui l'umile pescatore Masaniello fu inalzato al sommo potere. Sotto il nome di Compagnia della Morte si era tosto mostrata nella città una truppa tutta composta di artisti riunita da Falcone per fare vendetta dell'assassinio commesso sopra uno dei suoi parenti da un soldato spagnuolo. La caduta di Masaniello trasse in pericolo tutta la scuola napoletanache all'arrivo di don Giovanni d'Austria e del viceré spagnuolo si disperse. Salvatore
che non si era mostrato fra i meno caldi partigiani della rivoluzionesalvossi a Roma
portando dalla sua terra natale un'indignazione più profonda che mai. Perciò le prime creazioni del suo pennello sotto la trista influenza di quello sdegnoe particolarmente il famoso quadro della Fortuna che distribuisce ciecamente i suoi favori (il quale trovasi oggidì in Inghilterra presso il duca di Beaufort)
gii attirarono forti dispiaceri. Per fuggire le molestie recossi a Firenze
dove fu bene accolto dal cardinale Gian Carlo de' Medici. Quivi con nuove composizioni crebbe ancora la sua riputazionee la piacevolezza del suo conversare attirava presso di lui i migliori ingegni della città
come i Torricelli
DatiLippi
VivianiBandineli
ecc.
la cui riunione diede origine all'Accademia detta dei Percossi. Ma ancora pieno delle veementi ispirazioni clie nel suo partire di Roma gli avevano dettata la sua satira intitolata La Babilonia
ne compose altre con la stessa audacia ; quelle della Musica. delia Poesia} della Pittura e della Guerrat si suc-
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