Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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ROSCIANO — ROSCOE GUGLIELMOera nativo di Solonio
luoghicciuolo in vicinanza di Lauuvio. Sua sorella era maritata a Quinzio
difeso da Cicerone nell'81 av. Cr. (Cic.
prò Quint.
24
25). Narrasi che nell'infanzia fosse trovato avvolto nelle spire di un serpente e che ciò pronunciasse la sua fama avvenire. La sua perizia straor-diuaria come attore gli procacciò il favore di molti dei più distinti nobili romanifra gli altri il dittatore Siila
che gli donò un anello d'orosimbolo dell'ordine equestre. A somiglianza del suo contemporaneo
l'attore tragico Esopo
Roscio godè dell'amicizia di Cicerone
che parla sempre di lui in termini d'ammirazione insieme e di affettoe in una occasione lo chiama suo amores et delicice. Roscio coltivava con sommo studio l'arte sua e divenne in essa eccellente mediante un continuo esercizio. A ciò allude Orazio là dove dice (Ejpist.
n
1
82):
Quce gravis JEsopus
qua doctus Roscius egit.
Egli era così assiduo e diligente nelle sue preparazioniche anche all'apice della sua fama
non osava fare un sol gesto in pubblico ch'ei non avesse prima ben ponderato e provato a casa. E nonostante questo studionon appariva ombra di manierismo o di affettazione nella sua azione ; ogni cosa ch'ei faceva era perfettamente naturale e consentanea al carattere che rappresentava; ed egli stesso usava dire che decere era la somma eccellenza dell'arte. I Romani tenevano ch'egli avesse raggiunto tale una perfezione nell'arte sua
che divenne usanza chiamare col nome di Roscio chiunque si segnalava nella propria professione. Ne' suoi giovani anni Cicerone fu ammaestrato da Roscio
ed in appresso usava spesso far prova con essolui chi esprimesse con maggior effetto un pensierol'oratore con la sua eloquenza o l'attore co' suoi gesti. Macrobio
che riferisce quest'aneddotoprosegue a dire che questi esercizi diedero a Roscio una opinione sì aita dell'arte sua
che scrisse un'opera in cui paragonava l'eloquenza e la rappresentazione drammatica. Somigliantemente ad Esopo
Roscio acquistò un immenso avere con la sua professione. Macrobio dice ch'egli guadagnava mille denarii al giornoe Plinio riferisce che i suoi annui profitti sommavano a cinquanta milioni di sesterzi (?). Egli morì nel 62 av. Cr.
dacché Cicerone nella sua Orazione a favore di Archia (c. 8)
recitata in quell'annoparla della sua morte come di un avvenimeEto recente (Macr.
Sat.
il
10; Val. Mass.
vili
7
§7; Plin.
H. N.
vii
39).
Nel 68 av. Cr. Cicerone perorò la causa dell'amico suo in una lite civile davanti il giudice C. Pi-sone. Pare che un certo C. Fannio Cherea avesse uno schiavo di nome Panurgo
ch'ei fece ammaestrare da Roscio nell'arte drammaticaa condizione che i guadagni fatti dallo schiavo fossero divisi fra di loro. Panurgo fu assassinato da uu Q. Flavio di Tarquinio
e Fannio e Roscio lo citarono in giudizio per avere un'indennità. Prima che la causa fosse trattataRoscio ricevè da Flavio un podere calcolato da Faunio a 100
000 sesterzi: Roscio sostenne che questo podere era semplicemente un compenso per la sua propria perdita; ma Fannio asserì che Roscio non aveva diritto a far patti per sé soloe che conforme all'accordo originale egli
aveva diritto alla metà del compenso. La contesa fu sottoposta all'arbitrato di C. Pisone
il quale non pronunziò veruna formale decisionema Boecio accouseutì per sua raccomandazione a pagare a Faunio uua certa somma di danaro
e Fannio da cauto suo promise di dare a Roscio la metà di quauto poteva ricevere da Flavio. Fannio allora citò Flavio
e la causa fu trattata davanti il giudice C. Cluvio cavaliere romanoil quale condannò Flavio a pagare 100
000 sesterzi. Secondo l'affermazione di Roscio
egli non ricevette alcuna parto di questa sommaquantunque avesse diritto alla metà. Alcuni anni dopo
quando Flavio era mortoFannio citò Roscio domandando 50
000 sesterzi come metà del valore del podere dato a Roscio per la morte di Panurgo
appellandosi al compromesso fatto davanti C. Pisone in appoggio della sua domanda. La causa fu trattata davanti lo stesso C. Pi-sone
che era ora giudicee Cicerone difese l'amico suo in un'orazione che ci è pervenuta
monca però della parte introduttoria. La data dell'orazione è dubbia ; noi abbiamo adottato quella di Drumann
il quale discute la cosa a dilungo (Geschichte Roms
voi. vpp. 346 34*). Il soggetto dell'orazione lu dibattuto e controverso lungamente dai moderni dotti e giuristi.
Vedi: Unterholzner
Ueber die Rede des Cicero fiir den Schauspieler Q. Roscius
nella Zeitschrifì di Savigny (voi. ip. 248
ecc.) — MfluchenOratio M. T. C. prò Q. R. C. juridice exposita (Colonia 1829) — Schmidt nella sua edizione di detta orazione (Lipsia 1839) — Fraguier
Vie de Yacteur Q. Roscius
nei Mém. de VAcadémie des Inscript. (ivp. 437).
R0SGIAN0 (geogr.). — Comune nel circondario di Peune
provincia di Teramo
con 26 t5 abitanti.
R0SCIGN0 (geogr.). — Comune nel circondario di Campagna
provincia di Salerno
con 1201 abitanti.
ROSCOE Guglielmo (biogr.). — Scrittore inglesenato a Liverpool il di 8 marzo 1752
morto nella stessa città il 30 giugno 1831 in età assai provettarinomato per la profonda sua erudizione. Da giovine non pigliava diletto che a leggere i poeti della sua patria
nè fu senza stento che si riuscì a vincere l'avversione sua allo studio. Collocato dappoi presso un avvocato di Liverpool in qualità di segretariosi diede a studiare il latino
il francese e l'italianoe fece in questi idiomi rapidi progressi. Pubblicò a sedici anni il primo frutto del suo poetico ingegno
cioè un poema descrittivo intitolato Mount pleasant. Nel 1773 fondò a Liverpool una società per l'incoraggiamento dell'arte del disegno e della pittura; ed alcuni anni dopo stabili nella medesima città un'associazione di mercatanti e manifattoriavente per iscopo lo svolgimento degli studii intellettuali. Non ci faremo a parlare delle altre instituzioni di pari utilità di cui gli va debi-
trice la città di Liverpool; non possiamo però pretermettere di far cenno della parte da lui presa all'abolizione della tratta dei negriattaccando con veemenza quell'orribile mercato in un bel poema
, The Wrongs in Africa (1788
2 voi.). Ardente am-; miratore della rivoluzione francesepubblicò varii canti popolari atti a riaccendere in petto l'entu-! siasmo della libertà. Nel 1797 Roscoe abbandonò
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