Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROSINI GIOVANNI
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pio: 'Akcxtwvtsc àraxTt.Wfvot. Sapienza e virtù si grandi ne crebbero sì fattamente la famache i re di Napoli
tauto della diuastia borbonica che Napoleo-nidi
gareggiarono nello stimarlo e colmarlo di onoripoiché fu consigliere iutimo di Stato
regio cappellanopresidente più volte dell'Accademia Ercolauese
perpetuo della Borbouica
dei ventiquattro consultori del regnopresidente della pubblica istruzione di tutto il reame
e venne adoperato nei più gravi negozi dell'ecclesiastica repubblica. Alodesto il Rosi ni fra tanti ouorifu specchio d'amistà
di fede e di virtù elette.
Affranto da ogui maniera di fatiche
che non isniise neppure nell'estremo periodo di sua vitaquando e la grave età e l'edema indomabile alle gambe gli aveva fatto impossibile il muoversi
fu colpito di apoplessiae morì confortato da quella religione ch'era stata tutta vita il faro cui aveva tenuto fiso lo sguardo.
La vita del vescovo Rosini potrebbe riassumersi in queste parolese nou fosse profanazione usarle dopo che hanno servito a compendiare la vita dell'Uomo Dio: Bene omnia fecit (Marc.
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37). Fu il Rosini (scrive il De Rosa) alto di corpodi aspetto imponente e grave
di.fronte maestosadi occhi assai vivaci
cosicché bastava semplicemente vederlo per formarsene ciascuuo il concetto di uomo ingeguoso e di facile e sublime intendimeuto. Godè mai sempre d'una perfetta salute per la sua frugalità ed astinenzacomecché menato avesse del continuo una vita laboriosissima. Egli si mostrò in tutte le diverse congiunture amante della giustizia
nemico della vile adulazionedispregiatore delle lodi degli uomini
che meritar piuttosto voleva che cercareumile e modesto in mezzo al fastigio dell'umana graudezza
indefesso nell'applicazioneforte e costante nell'avversa fortuna
nella prospera egualetemperante
retto nelle sue intenzioni. Fu iu iutima relazione coi più dotti uomini del suo tempoe fu ascritto alle più rinomate accademie sì italiaue che straniere.
Oltre le opere suddetteRosini pubblicò Nuovo metodo per apprendere la lingua greca (Napoli 17H4); Vita Jacopi Martorelli ; Epistola de locis theolo-gicis (Roma 12^5). - Lasciò manoscritti molti altri lavori iu latino e in italiano
fra' quali : Grcecice cho-rographia; Synopsis archceologice grcucce; De mar-more grceco suessano dissertalo; Dissertazione intorno al tempio Puteolano di Serapide; Iscrizioni e versi varii grecilatini e volgari.
Vedi: Lusiguano Niccolò
Commentarius de vita et rebus gestis C. M. Rosini episcopi Puieohini (Napoli 1836) — De Rosa dei marchesi Villarosa
Elogio istorico di M. Carlo Rosini (ivi 1841) — TipaldoBiografia degl'Italiani illustri (voi. ni).
ROSINI Giovanni (biogr.). — Letterato insiguenato il 24 giugno 1776 dal dottor Bartolomeo e da Maria Torelli nella terra di Lucignano in Val di Chiana
morto a Pisa il 16 maggio 1855. Fu trasportato a diciotto mesi a Livorno
ove il padre era impiegato e dove dimorò fino all'anno dodicesimo. Là studiò gli elementi della lingua latina sotto l'abate Ragui e umane lettere da quel canonico Fortini nominato nelle lettere del celebre P. L. Courier. Eletto il padre vicario reirio di Ponte Nuova Encicl. ItalVoi.
a Sievepassò nel seminario di Fiesole
ove s^tto la disciplina di Bazzi e Traballesi compì la retto-rica nel 1791. Studeute in filosofia a Firenze nel 1792 sotto il professore Rossi monaco ca&sinesecon alcuni versi eleganti letti all'Accademia fio rentiua
ov'era presente il celebre Piguotti
meritò la protezione e quindi l'amicizia di lui. Il giudizio di letterato di tanta rinomanza crebbe animo al giovane valoroso: oude non lusingato da'piaceri dell'età suanè troppo di se medesimo presumendo
tutto si diede a studiare negli antichi ; sicché mentre iuteudeva a venire in grido fra i cultori delle nobili disciplinela mente e il cuore nutriva di generosi affetti e di alti pensieri. Nè certo crediamo dilungarci dal vero affermando che l'assidua lettura dei classici giovò non poco ad accrescere in esso e a fortificare le ottime disposizioni ch'erano iu lui da natura. Quiudi avendo l'immHginazione arricchita di care ed amabili fantasie
e il giudizio soccorso da varie normeottenne per l'Ode iu onore del Mazza e per gli elegantissimi Canti stilla poesia
la musica e la danza (Parma 1796) le lodi nou solo do'nazionalima quelle eziandio di Giugueué (Mercure de France). Nel 1798 fu scelto da tre amici per dirigere l'edizione delle opere compiute del Cesarotti
la quale dopo le vicende del 1799 rimase intieramente a suo carico. Nell'anno stesso monsignor Fabroni gli cedè la sua tipografìa domesticache fornita di nuovi caratteri diede in luce a spese di lui venti volumi in-fol. de' principali classici italiani
coi ritratti di Dante
PetrarcaAriosto e Tasso incisi da Morghen. Innamorato viepiù sempre delle lettere
da cui ripromettevasi onoranzanon volle continuare lo studio delle leggi
comecché vi avesse già conseguito il grado di dottore; ma interamente a quelle dedicossinella conversazione dei dotti uomini cercando ammaestramento e conforto. I quali
veduto che nell'età in cui nei più si lodano le speranze egli era fornito di sì copiosa e profonda dottrina e di sì squisito senno da meritare che la patria degli studii suoi si giovasseindussero chi reggeva allora le sorti dell'Etruria ad eleggerlo professore di eloquenza italiana alla Università di Pisa. Dovè al Rosiui tornar lieto sopra ogni altro quel giorno in cui
nel fiore degli anni
ebbe premio che a molti è ricompensaa lungo desiderata
nella vecchiezza. Onde volendo mostrarsi degno del nuovo onore
diede principio alle lezioni con una bella orazione proemiale Della necessità di scrivere nella propria linguaassai lodata dal Pindeinoute
dal Cesarotti
dal succitato Giugueué e da altri. Nei 1805 immaginò l'intaglio delle pitture (neglette dopo il Vasari) del Camposanto di Pisa
che illustrò con le Lettere pittoriche al cav. De Rossi (Pisa 1810). Nel 1808 pronunciò il discorso per l'apertura degli studii dell'Università
del quale avendo la granduchessa Elisa
ch'era presentechiesto la dedica
l'autore pose iu essa in campo la domanda della formazione d'un nuovo vocabolario della lingua italiana. La granduchessa fece stendere una relazione al ministro dell'interno Montalivet
il qualeuditi il Botta e il Guinguené
propose all'Imperatore il ristabilimeuto dell'Accademia della Crusca
la granduchessa scelse una commissione di sei mem-XIX 44
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