Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROSMINI ANTONIO
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chi; ragionevole non poter essere insomma altro che il credere alla esterna rivelazione del cristianesimo. Erano teologi poco profondiabbagliati da un'apparenza di novità
i quali non 8'accorgeano di dirupare in quello scetticismo che combattevano; perocché l'atto di fede senza motivi di credibi lità riducevasi a un fatale illuminismo : l'ordine soprannaturale ideutificavasi col naturalee la quistione dell'osi stenza e natura della religione cristiana restringevasi a indagine sull'origine delle nostre cognizioni. Come attaccai la ragioue individuale con un sistema
il cui valore dipendeva dui valor della ragioue? Come stabilire il reguo asso luto dell'autorità e della ragione rin negando l'insegnamento tradizionaleper consacrare quello della filosofia nuova?
Si sa che tale era la scuola del La mennais (V.) e a che lo condusse ; ma il Rosmini ne ravvisò a primo colpo il vizio foudameutale. Nel 182* scontrò Lameunai8 a Torino
allora all'apogeo della sua gloriaesaltato come l'uomo provvidenziale
il difensore predesti nato del cattolicesimoche rialzava il vero dalle ruiue della rivoluzione
com batteva il razionalismoripristinava la scienza e la sommetteva all'insegna mento cattolico. Rosmini non aveva ancora gloria nè discepoli; non quello stile stupendo
nou la parola trasci naute. Ma nel discuterne il Bistema osò combatterlo cou rispettosa robu stozzacome fece in una lettera del 19 giugno 1828
tutta moderazione nella forza. Egli stabilisce che soggetto dejla certezza è l'uomo individuale; che tal diviene per un atto personalecioè dando o ricusando il suo assenso; che perciò egli è il solo giudice prossimo e necessario della certezza
perchè l'atto col quale assente non può essere che il suo giudizio; ma se l'uomo individuale è giudice della certezzanou ne è però il legislatore. Restava a determinare se il criterio secondo il quale l'individuo dee giudicare sia il senso comune
giusta la dottrina del Lamennais; ma la controversia non ebbe seguitoperchè l'immaginoso francese seutiva di non poter sostenere la dialettica del roveretano. E allorché più tardi Lamennais staccossi dall'unità cattolica
Rosmini adoprò assai per mitigarne la disastrosa ambizionescrivendogli il 22 marzo 1837 ; e spiegando la famosa enciclica di Gregorio XVI mostra che essa non ripudia nè la libertà civile e politica
nè la libertà de' culti e della stampama solo gli eccessi di essa; e come repugni allo spirito del cristianesimo il ribellarsi dei sudditi contro i governanti. La qual lettera sta nelle opere del Rosmini che furono deferite all'esame della Santa Sede e non furono riprovate. Ciò importa ricordare in questi giorni
come anche il ricordar la sua lettera del 23 novembre 1848 aFig. 5767. — Monumento ad Antonio Rosmini a Roveredo.
monsignor Samueli
vescovo di Montefiascone
che lo interpellava sulla condotta da tenersi nelle agitazioni politichenella quale dice:
« Parmi che ogni pastore della Chiesa cattolica unito al suo clero adempia il suo ufficio e corrisponda all'altezza della sua missione divina seastenendosi akl prender parte in qualsivoglia politica controversia e dal dichiararsi per qualsivoglia fazione
si limiti a predicare a tutti egualmentee in modo generale la giustizia
la carità
l'umiltà
la mansuetudinela dolcezza e tutte le altre virtù evangeliche
riprovando i vizi contrarie difendendo acremente i diritti della Chiesa
dove venissero da qualsivoglia parte violati ».
Leone XIIPio Vili onorarono Rosmini
e l'in-coraggirono a proseguir le sue operecome un disegno della Provvidenza. Principalmente Pio Vili ebbe a lodare
in sua presenzacome un modello di controversia la confutazione del Gioja comparsa nelle Memorie di Modena
e di cui ignorava l'autore; e così scoperto esserne esso l'autoreinsistette sulla necessità di rischiarar gl'intelletti
e ricondurli alla fede per mezzo della scienzaatteso che
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