Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROSMINI ANTONIO
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Secondo Gioberti
percepiamo le realtà create nell'atto stesso della creazione.
Per Rosmini il soprannaturale è Dio
conosciuto nella sua realtà
solamente per grazia di rivelazionee non per natura
per la quale se ne può avere solamente una cognizione negativa per ragionamento.
Per Gioberti il soprannaturale è il sopraintel-ligi bile.
Secondo Rosmini
il passaggio dall'ordine naturale al sopranuaturale è il passaggio dall'intuizione dell'ente ideale alla percezione del realemediante un sentimento prodotto nell'anima
che è la Grazia.
Secondo Gioberti
quello è il passaggio dall'esser intelligibile al sopriutelligibile per l'atto di fedeche è atto d'una facoltà naturale.
Ne derivò una lottapur troppo non sempre nobile
tra Giobertiani e Rosminiani che a vicenda si imputarono di panteismo. Dicevano i Rosminiani: veder per uua semplice intuizione il reale .creato in Dio è un confondere il creatore col creato. — E i Giobertiani : pretendere che solo l'ideale è intelligibile è un ideutitì^are il pensiero col suo terminel'oggetto col soggetto.
Ben rispondevano i primi: come chiamar panteista il Gioberti
che ammette la creazione come un fatto primitivo indiscutibile?
Come chiamar panteista il Rosmini
replicavano gli altriche ammette uu abisso insuperabile fra l'ideale iufiuito e il reale creato?
Quando la politica non aveva ancora assorbito tutia l'attenzionee rintuzzata la facoltà pensante
nè il giudizio modellava8i soltanto sull'adesione o la repuguauza al pensiero di que' giornitutta l'Italia prese parte a quel conflitto
dal qualese nou altro
veuue più chiaramente divisato quel problema supremo; e i due Italiani valsero a dare una superiorità incontestabile alla filosofia cattolica sopra le razionalistiche temerità della Germania. Specialmente poi il Rosmini si segnalò nella psicologia. Le dottrine di essa dispose in tre partidella natura dell'anima
del suo svolgimentodella sua destinazione; dove stanno il principio
il mezzoil fiue dell'anima e dell'umanità
l'esseuza.
--- Guerra più sorda e men leale fu mossa al Rosmini da chi men l'avrebbe dovutoe non tanto come panteista
quanto come ereticopretendendo che il suo sistema
e più specialmente il Trattato della coscienza contenesse proposizioni inesatte e temerarie od errori manifestigià condannati in Lutero
CalviuoGiansenio
B»joQuesnelle. Suol definirsi la coscienza morale un giudìzio pratico. Al Rosmini nou parve esatta la defiuizioue. Pratico è l'opposto di speculativo
come azioue è l'opposto di speculazione. Altro è contemplarealtro operare. Quei che apprezza un'opera d'arte fa altro da colui che la compie: la scienza non è la virtù. 11 giudizio della coscienza portato sulla moralità di un'azione è distinto dall'azione stessa; la suppone
o almeno ne suppone il concetto; non è pratico
è speculativo. L'atto morale dunque si concepisce ed è possibile indipendentemente dal giudizio di coscienza ; e qualche volta esiste senza di esso.
Parvero a temersene le conseguenzequasi vo-
lesse inferire che un atto umanocioè moralmente buono o cattivo
potesse prodursi senza la libertà. Rosmini ammetteva cogli scolastici una differenza tra peccatodisordine morale non libero e non imputabile; e colpa
disordine morale libero e imputabile ; colla quale distinzione spiegava il dogma del peccato originale. Con ciò pareva tirasse a quelle conseguenze di rigorech'erano state riprovate nei Giansenisti
e combattute dai fautori del probabilismo.
Supponiamo di buona fedema certo con poca onestà e nessuna carità furono queste dottrine impugnate dal pseudonimo Eusebio Cristiano ; non risparmiando l'autore. 11 quale fu obbligato a smettere gli altri suoi studii per rispondervi
trionfalmeute di certosebbene possa parere con soverchia vivezza. Il papa lo confortava
ma gli avversarii non si diedero per vintie diffondevano quelle accuse generali e vaghe
che si sottraggono alla confutazione mentre divertono il volgoe per alcun tempo corse la fama ch'egli fosse un eretico
che traviasse come Lamennais
che il suo Trattato della coscienza sa-sebbe condaunato dalla Santa Sede; nella quale condanna verrebbe ad essere involto il suo Istituto della Carità. Infatto le opere del Rosmini furono recate all'esame della Sacra Congregazione dell'Indice
ma il papa impose silenzio agli accusatori. Pio IX succeduto gli diede altre prove di benevolenzae poiché allora cominciava il movimento politico
mascherato col nome di quel ponteficeil Rosmini fu invitato a recarsi a Roma per coadju-vare l'opera della rigenerazione dell'Italia e del mondo
che allora lusingava le inenti de' buoni. Resistito alquantoobbedì
e andò a Roma qual rappresentante del Piemonte. Egli aveva in varie opere trattato le materie politiche
ben sapendo come tocchino da vicino le socialie queste s'annettano alle religiose. Tali sarebbero la Filosofia del dirittoi
la Filosofia della politica col trattato della Sommaria cagione per cui stanno e decadono le società; la Società e il suo fine. Rosmini trova che i Governi d'oggi abusano perchè non determinano mai i naturali confini della loro autorità
e il supremo impero della giustizia. L'utilità è norma incerta e vanadipendendo da calcolo di circostanze
e dall'arbitrio di chi lo fa. Seguendoloi governanti non han più ragione di preferire l'altrui alla propria
e perciò alluugheran la mano sull'altruie i governanti non sapranno ove vogliano arrestarsi
nè avran fiducia a loro promesse. Onde la prima quistione è che cosa sia una società civile
e a quale intento sia istituito il governo di essa. È una società particolare benché molte ne abbraccifatta per tutelare i diritti di tutti; e questo è l'obbligo del Governo
che li modifica nella formali coordina perchè non s'impediscano reciprocamente; regola la modalità dei diritti
ma ne lascia intatto il valore. Non può dunque disporre del valore di nessun dirittoma solo regolarne i modi.
Scendendo alle applicazioni effettive zelò anch'esso l'indipendenza d'Italia e l'unità di essama non colla rivoluzione
nè colle armi straniere o gli intrighi diplomaticibensì con una giusta e ragionevole confederazione fra regnanti e popoli. La giustizia voleva innanzi a tutto e poi
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