Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROSONE
      703
      di nocciuoli amari 4 : alcoole a 25° 3 ; spirito di lauro il doppio della precedente; sciroppo 6 litri.
      Terga ricetta. — Ratafià idem 10 litri ; sciroppo 5 ; spirito di nocciuoli amari 1 ; spirito di lauro V4 di litro; spirito di galauga ]/s- Oltre gl'ingredienti di cui abbiamo parlatosi preparano delle infusioni separatamente di chiodi di garofano
      di cannelladi macis in polvere
      nell'acquavitelasciando in macerazione per dieci giorni e rimescendo di tratto in tratto. Adoprasi l'una 0 l'altra per dar grazia al liquore
      senza peraltro che nessuna predomini a seguo di distinguerla al gusto. Oltre il ratafià di Grenoble
      se ne preparano altri con frutti e fiori; offriremo alcune ricette per modello di queste composizioni.
      Ratafià di frutti rossi. — Si usano tre chilogr. di ciliegie matureuno e mezzo di lamponi
      altrettanto di fragolee altrettanto di ribes; uno di marasche; mezzo di ciliegie nere. Si pestano tutti questi frutti
      e si lasciano fermentare per venti-quattr'ore soltanto. Si spreme il sugo per telae per ogni litro di questo sugo aggiungesi un litro di acquavite
      e ad ogni litro di questo miscuglio si aggiungono tre chilogrammi di zucchero che si fa disciogliere. Per ogni 6 litri di questo liquorepongonsi quattro decagrammi di mandorle amare
      oppure di nocciuoli di albicocco pestatie si aromatizza con spiriti di garofano
      di cannella
      0 di npacis; occorrendosi aggiunge una certa quantità di alcoole a 34°. Il ratafià preparato mettesi in fiaschi
      esponesi al sole per sei settimane. Schiaritosi mette in bottiglie.
      Ratafià di garofani. — I garofaniossia i fiori detti garofani
      adoperati a tal uopo sono di quattro petalidi un rosso assai carico e quasi nero. Col-gousi dopo il levar del sole in quantità bastante all'occorrenza. Si taglia il bianco del petalo e si conserva soltanto il rosso; si aggiunge qualche chiodo di garofano ed un poco di cannella. Si riempie il vaso di buona acquavite. Si ottura bene il fiasco
      e si fa infusione al sole per sei settimane. Dopo questo tempo l'alcoole si è impadronito del colore e dell'odore del fiore. Si passa il liquido. Si fa sciogliere un chilogramma e mezzo di zucchero in 2 litri di acquache si aggiungono a 6 litri del ratafià preparato. Si rimette ogni cosa in un fiasco e si pone di nuovo al sole per tre settimane: poi si feltra e si mette in bottiglie. Questa è la ricetta data da molti autori. Si opera meglio impiegando le infusioni degli aromi fatte separatamente e aggiunte in quantità relative al gusto dei consumatori. Diremo lo stesso dello zucchero che devesi adoperare
      come faremo negli esempi seguenti.
      JRatafià di mallo di noce. — In 8 litri di acquavite mettousi per due mesi in fusione 150 noci verdiun poco grosse
      nelle quali il nocciuolo non sia tanto indurito che una spilla possa facilmente attraversarlo ; si pestano efatta l'infusione
      si passa ogni cosa per uno staccio. Si aromatizza il liquido con ispiriti di garofanodi cannella
      di macis e si aggi uuge sciroppo.
      Ratafià di cotogni. — Prendonsi cotogni maturicioè uiolto gialli
      e se ne raschia la polpa. Questa si lascia fermentare per veutiquattr'ore ; in tal modo si manifesta un odore alquanto vinoso. Sispreme e se ne ottiene il sugo. In 6 litri di questo sugo si versano 4 litri di acquavite ed 1 litro di alcoole a 34°. Si aromatizza il liquore con ispirito di garofani 0 con altro a piacere
      e si aggiunge lo sciroppo. Poscia mettesi in un fiascosi ottura e si pone al sole per tutto l'estate dell'anno seguente. Si feltra e si mette in bottiglie.
      Ratafià di fiori d'arancio. — Si fanno fondere tre chilogrammi di zucchero nell'acqua e si cuoce fino a quel grado di consistenza che è detto a perla ; vi si aggiunge mezzo chilogr. di fiori d'arancio mondati e si ritrae dal fuoco. Ponesi questo miscuglio in un vaso di majolicae si aggiungono 8 litri di acquavite. Copresi bene il vaso con carta incollata e mettesi al calore del bagno maria perotto ore: dopo raffreddato il liquido
      si mette io bottiglie. Nei paesi ove si hanno aranciraccolgonsi i fiori ogni giorno e si stratificano con zucchero. Compiuta la raccolta
      si procede alla preparazione del liquido. Si calcola anticipatamente la quantità di zucchero adoperatoe per ogni chilogramma si verseranno sopra 4 litri di acquavite. Si terminerà la preparazione come abbiamo indicato. Questi esempi basteranno agli amatori che vorranno fabbricarsi ro-solii e ratafià di qualunque specie.
      ROSONE (archit.). — Membro d'architettura appartenente all'ornatoche occupa il mezzo dei cassettoni nell'interno degli archivolti
      delle vòltedei soffitti
      e sotto i gocciolatoi delle cornici. Può ricevere varie formee consta per lo più di un intreccio elegante di foglie d'acanto
      0 d'altra piant* a foglie grandiunite insieme in un centro comune in sembianza quasi delle foglie (petali) d'una rosa
      d'onde gli venne il nome. Il mezzo è sempre occupato da una specie di bottoneintagliato pure a guisa di fiore
      che serve a dargli risalto. Le foglie dei rosoni per lo più sono sovrapposte in due ordinil'uno dei quali ha molto aggetto dal fondo del cassettone
      e l'altro poco distacca dalla superficie di eSSo ; talvolta sono ad un ordine solo e sovrapposte le une alle altre nel loro vicendevole contattoe ripiegate in circolo; talvolta pure sono sovrapposte ai lati e a doppio ordine. Allorché i rosoni sono posti in un luogo ove debbano essere veduti da lontano
      per esempioin una cupola od archivolto elevato
      richiedono molto rilievo ed un lavoro grandioso nella configurazione loro ; perchè la distanza facendo passare inosservate le parti minutecomparirebbero piatti e schiacciati se non fossero ajutati da forti ombre e da tocchi risentiti. Atti alla gentilezza di squisito lavoro sono per contrario quelli che devonsi vedere da vicino. Più o meno ricchi d'intaglio parimente devono essere
      secondo che più 0 meno ricco è lo stile d'architettura adottato nell'edifizio in cui sono posti. Nelle , chiese e nei templi marmorei s'addicono di marmo 1 bianco scultorioed anche di stucco dorato
      che riesce di bellissimo effetto. Dove il peso loro potesse recare nocumento alla solidità della vòlta cui aderiscono se venissero fatti di marmolo stucco
      sic-
      come assai più leggiero ed anche bellopuò sup-, plire. Nei soffitti delle chiese e delle grandi sale ! codesto ornamento si fa in legno
      che poi viene j dipinto e dorato. L'effetto n'è sempre piacevolese 1 condotti con leggerezza.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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