Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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ROSSI MARIANO
10 trattò con amorevole cura particolarei suoi studii musicali.
Tornato in Torino
e fatto quivi suonar chiaro
11 suo nomescrisse un'opera buffa
la quale ebbe Bsito felicissimo sulle scene del D'Angennes
ma riprodotta alla Scala di Milano spiacqueper cui il Rossi si propose di mai più non iscrivere pel teatro
dove è tanto instabile la fortuna. E fu vero vantaggio dell'artein quanto che l'allievo del Mat-tei (l'avea avuto pochi mesi maestro a Bologna)
del Raimondi e dello Zingarelli datosi alla musica religiosal'arricchì di molti e pregevoli capolavori; sobbarcatosi alla nobile missione dello insegnare
fece ottimi alunnie invogliatosi della letteratura ! musicale
ne divenne zelantissimo e laborioso cultore.
Modesto ed umileil Rossi non aspettò le grandi occasioni per comporre
ma si valse d'ogni più piccola circostanzatalché le sue messe portano il nome del paesello ove furono intese la prima volta
! e parecchi de' suoi lavori attendono ancora una ese- j cuzione della loro artistica importanza. Tuttavia : la messa solenne in fa e quella in re minore pub- ' blicate in Torino
non che la gran messa di re- j quiem per voci d'uomini con accompagnamento di orchestrastampata dal Ricordi a Milano
corrono le chiese della Penisola; una messa alla Palestrina e le Sette parole dell agonia sono lavori di lunga J lenacome la gran quantità di salmi
di mottettidi litanie fanno fede della fertilità dell'egregio maestro. In generale i suoi lavori tendouo alla difficile missione di conciliare le tradizioni dello stile ecclesiastico coi progressi dell'arte
resa ornai tutta profanae fondere le severità del contrappunto colla maestà delle religiose melodie
e bandire dal tempio la volgarità de' concetti e le imitazioni teatrali. Seguendo le orme del sommo Cherubini
il maestro Rossi ha saputo tenersi grandioso nelle sue composizionigradito a un tempo e addottrinato: l'artifizio per lui é di soccorso per l'arte
l'arte tempera il geuioil geuio s'ispira a quel vero che si sente e non si può definire: abbandonate le formolo antiche che assoggettavano il canto al calcolo armonico
rende l'espressione alla parolae colla ricchezza dei moderni colori strumentali si trae a deliueare il misticismo religioso a tratti solenni ed impouenti
e colà dove la pochezza dei mezzi toglie di ottenere i grandi effetti dell'arterimedia con semplici melodie
sgorgate dal suor delicato e religioso.
Amantissimo dell'arte suaprese a diffondere lo itudio del canto popolare io Torino
dapprima acconciandosi al metodo di Wilhem
che levò tanto rumorema di poi
fattosi con un viaggio apposito in Francia persuaso dei gravi difetti ad esso sistema .'inerentitanto lo migliorò
che riesci a dettare un netodo proprio tanto differente da quelloche mentre il Wilhem cercava il mutuo insegnamento
Rossi ottenne il simultaneocome chiaramente si scorge nell'ultima edizione torinese. Educò parecchi distiuti maestri e fu liberale della sua scienza coi poveri
come largo di consigli con chichessiaadoperando sovente l'esempio
il proverbiola parabola
sempre con calma ragionandocon bella copia d'argomenti persuadendo.
Versatissimo in ogni ramo dell'artetradusse» dal francese con savie e svariate annotazioni il Carso di contrappunto e di fuga del Cherubini
il Trattato di composizione di Reicha
gli Studii di contrappunto di Beethoven
il Breve trattato d'armonia di Mozart; dettò con cura e diligenza tutti gli articoli musicali della prima edizionedi questa Enciclopedia
fu per più anni collaboratore della Gazzetta musicale edita dal Ricordi
e finalmente quell'insigne linguista che è il Tommaseo lo volle collaboratoreper la parte musicale
nella compilazione del Grande Dizionario della lingua italianache si pubblicò dalla casa Pomba. Sui celebrati partimenti del Fenaroli pubblicò un Trattato d'oc-compngnameato per il basso numerato (Torino
presso Magrini; Milano
presso Lucca)
lavoro di lunga lena ed accuratissimoche colloca il Rossi fra i più preclari didattici italiani
ed al metodo di canto corale sono scorta una svariata quanti*à di canzoni popolari
quali voglionsi distinguere in patriescolastiche
morali e religiose.
Disinteressatobenevolo e filantropo
s'adoperò con ogni mezzo a migliorare la condizione degli artistie sebbene i suoi sforzi sieno andati delusi
non meno viva se ne manterrà la ricordanzapoiché vi fece perfino sagrifizi di non lieve somma di danaro. Non ebbe ufficii pubblici pari a'suoi meriti
tenne lungo tempo la direzione delle scuole di canto annesse alle scuole municipali di Torino
inseguò pressoché gratuitamente in parecchi istituti educativi; fu insignito della croce dell'ordine dei Sauti Maurizio e Lazzaro e nominato socio di parecchie Accademie. Mori in Torino
lasciando molta parte del suo avere ai poveri di Brandizzo
ove per ordine suo riposano le sue ossa.
ROSSI Mariano (biogr.). — Di poveri genitori nacque a Se lacca (Sicilia) il 7 dicembre 1731 ; mori in Roma il 24 ottobre 1807. Spinto da natura all'arte del piugerestudiò prima a Palermo
poi a Napoli
ultimamente a Roma
soccorso nelle sue strettezze dalla carità illuminata di uomini di garbo. Volgevano tempi infesti alle arti. Morto il Solimene
nulla avea rifiorito la pittura nelle provincie meridionali d'Italia. In Roma tingevano
è veroil Meugs
il Battoni
il Camuccini
il Laudi; ma era di moda il far davidescoe beu deve far maraviglia che il Rossi
studiando fra quella schiera di artistinon obbliasse l'antico
a tal seguo cheponendo profonda applicazione nei capolavori dei sommi maestri
ne ebbe grande sbigottimeuto nell'animo; e stimando impossibile raggiungerliera sul puuto di abbandonare la carriera intrapresa con tauto fervore. Primo de' suoi lavori fu Giosuè che arresta il sole
gran tela pagatagli dal cardinale Bernis 400 zecchini. Rimpatriato per rifare la sanità affranta dagli studiidal lavoro e dal clima romano
dipinse più cose nella chiesa del Purgatorio e di Santa Lucia. Intorno al 1766
chiamato dal re di Sardegna in Torino
vi operò pitture a fresco. Poi tornato a Roma
condusse il gran fresco nel salone del casino di Villa Borghese ed altre cose qua e là nelle chiese. Appresso si condusse a Caserta
chiamativi da re Ferdinando
ove frescò Le nozze di Alessandro Magno con Bossane. E a Paolo 1 imperatore di Russia pinse una telaOvidio che scrtve
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