Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROSSI (DE*) GIOVANNI GHERARDOa compiere questo maraviglioso lavoro
ei fece no viaggio a Roma nel 1778
ed altri poscia ne imprese in altre città d'Italia. « In tutti questi viaggidic'egli
in tutte le città ch'io scorrevale biblioteche pubbliche e private
cristiane ed ebreei codici mss. e massimamente gli ebraici ed orientali
le edizioni antichele bibliche
i libri rarii libri che interessavano i miei studii
le mie ideeil mio gabinetto
l'acquistoil confronto di tutti questi oggetti formavano la prima e quasi tutta la mia occupazione ». Il primo però dei suoi pensieri era sempre l'acquisto di manoscritti ebraici del sacro testo. Tante cure da lui impiegate e continuate per lo spazio di un mezzo secolo
gli procurarono una collezione in questo genereche per la preziosità
Fig. 5773. — De Rossi Gianbernardo.
non hanè mai ebbe l'eguale
collezione che destò l'universale stuporee che fa epoca nei secoli stessi della Chiesa e della religione
con la cui gloria è strettamente collegata. Parecchi sovrani desiderarono di farne l'acquisto: Pio VI
il re di Sardegna
il duca di Vurtemberg
la Corte di Spagna
quella di Parma
e finalmente Pio VII. Varie circostanze ne impedirono la vendita; ma principalmente il caldo desiderio del De Rossi ch'ella restasse in Italia
e nelle mani d'un principe che gliene avesse lasciato l'uso. Questa sua brama venne finalmente appagata; poiché passata a signoreggiar Parma nel 1816 Maria Luigia d'Austria
ella visitò quella celebre raccoltae pensò tosto ad acquistarla per la biblioteca ducale: onde in breve ne fu stipulato contratto per la somma di 100
000 franchi
30
000 de* quali a capitale spentocon merito a tempo di vita; somma ragguardevole
ma non rispondente al pregio di collezione sì lodata e sì rara; chò egli volle esser largo verso la seconda sua patria. A custodirla si fabbricò e si ornò riccamente una nuova sala della ducale bibliotecaculla porta della quale fu posta un'orrevolissima iscrizione. Le Memorie storiche sugli studii del D. O. Bernardo De Rossi
da lui distese e stampate in Parma uel
1809
contengono in bellissimo ordine la storia e l'analisi de' suoi lavori e delle opere da lui pubblicateopere di tanto numero e ridondanti di sì peregrina erudizione
che malagevole è il comprendere come un sol uomo abbia potuto comporlose non fosse noto che l'intera sua vita fu uno studio ostinato e continuo. Quelle memorie fanno pur fede dell'aurea sua indole e degl'intemerati suoi costumi.
Le più illustri accademie d'Europa vollero aver nel loro seno il principe degli studii orientali. Ebbe altresì replicati inviti ed onori da illuminati sovrani. L'imperatore d'Austria per ben tre volte gli offerse la cattedra di lingue orientali e la carica di bibliotecario dell'Università di Pavia; la Corte di Spagna lo chiamò bibliotecario a Madrid con ricchissimo assegnoe simili inviti gli fecero Vittorio Amedeo III e Pio VII; così pur varie onorifiche offerte fatte gli vennero dai diversi governi che tennero Parma. Ma tutto ei ricuBÒ per dedicarsi intieramente a' suoi studii
il solo argomento de' suoi desideriiil solo che amasse e gustasse
il solo che lo rendesse pago e felice. Maria Luigia lo nominò cavaliere di San Giorgio
con un onorifi-centis8Ìmo viglietto scritto di propria mano. Tribolato da infermità cagionate da lunghi studii e dalla molta età
mancò ai vivie lasciò morendo nella lunga carriera ch'ei percorse un raro esempio di virtù religiose
sociali e letterarie.
ROSSI (de') Giovanni Gherardo (biogr.). — Scrittore di gridonacque a R oma il 12 marzo 1754
ed ivi morì il 27 marzo 1827. Frequentò le scuole del collegio Calasanzio
e nell'archiginnasio studiò filosofia e giurisprudenzanon senza dedicar ouona parte del giorno al diseguo e all'architettura. Diedesi dapprima al commercio
ed aperta una ragion bancaria in proprio nomeprosperò negli onesti guadagni
e procurò a sè ed ai suoi un vivere agiato e tranquillo. Ma non poltrì nell'ozio. Giovine ancoraquando l'improvvisare era bello e lodato
si pose a questa prova e vi riuscì. Dettò poi versi di più manieree singolarmente Favole ed Epigrammi
ridondanti di spiritobenché a spese della naturalezza: e negli Scherzi pittorici e poetici che pubblicò
diè bellamente quasi raccolto il fiore di due arti gentilidecorandoli d'altrettante vignette da lui beue immaginate
e delineate a contorni. Scrisse altresì commediele quali
secondo volle Aristotele
furono veramente contemporanee e concittadinee , non indegne del teatro italiauo
del quale dettò 1 pure la storiaadoperandosi a tutt'uomo per salvarlo da corruzione. Questo scrittore moltiforme i non lasciò quasi oggetto di arti belle e di antichità ! che non toccasse
com'è a vedere in parte nelle Vite della pittrice Kaufmann (Firenze
a spese di Molini Landi
1810)
dell'incisore Pikler (Roma
per Pagliarini
1792)
del poeta Angelo d'Elei
dei pittore Cavallucci (Venezia 1796)
in parte ancora nella descrizione che offerse delle opere del sommo Canova e degli altri artisti moderuia' quali strin-gevalo vera amicizia
non che nella descrizione della famosa camera dipintadal Correggio in Parma
di cui uscirono le incisioni per mano del Rosaspina. , Quanto agli oggetti d'antichità
una raccolta sua ! propria di vasi etruschi gli fu occasione di scrivere I con molta erudizione: e cosi l'altra preziosa delv^jOOQle
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