Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
rota Bernardino - rota Giovanni battista itee poi in Lipsia; frequentò le lezioni del celebre Hermann. Percorse nel 1832 la Grecia
ed ottenne dal Governo di re Ottone il posto di conservatore delle antichità nel Peloponneso. Avendo avuto però delle contese col ministro del culto sul diritto del libero uso degli antichi oggettirinunciò nel 1836 alla sua carica
e visse privato finché non fu eretta l'Università Ottomana in Atene
in cui gli fu conferita nel 1837 la cattedra di professore ordinario di archeologia. Maal pari di tutti gli altri stranieri
dovette esulare dalla Grecia pel politico rivolgimento del 1843
con cui liberaronsi i Greci da tutti gli esteri alimentati dal povero e quasi esausto loro erarioflosz non era certo uno dei men degni
ma dovette subire la sorte comunenè gliene ridondò danno
dacché fu subito invitato a Hai la ad assumere la stessa cattedranè potè recarvisi che un anno dopo
avendo dovuto rimanere in Grecia a compiere parecchi lavori archeologici per conto del Governo prussiano. Studiossi ne' suoi scritti di approfondire particolarmente le cognizioni sull'antica e sulla moderna Grecia ed offrirne una spiegazione più ampia e soddisfacente. Ecco le principali sue opere : 1° Manuale dell archeologia dell'arte (Atene 1841
voi. 1
in greco mod.); 2° In-8criptiones grcecce inedita (Nauplia
Atene e Berlino 183445
voi. 3) ; 3<> Beschreibung und Abbildung der Ahropolis von Athen (Berlino 183acolla collaborazione di Schaubert e Hansen); 4° Reisen auf den griech. lnseln des Agàischen Meers (Stoccarda ed Halla 1840-52
voi. 4) ; 5° Beisen und Rei-serouien in Griechenland (Berlino 1841
1 voi.); 6° Griech. Kònigsreisen (Halla 1848
voi. 2); 7° Die Dtmen von Attika nach Inschriften (ivi 1846); 8° Kleinasien und Deutschland (ivi 1850); 9° Das Theseion (ivi 1852)
ed altri minori lavori. Giovi qui avvertire che il nostro autorenell'opera sua che intitolasi Hellenika
ossia Archivio di trattati e dissertazioni archeologichefilologiche
storiche ed epigrafiche (ivi 1846
voi. 2)
adottò in qualche modonella critica della storia
un punto di vista ortodossoribellandosi ai principii di Wolf
Nie-buhr e Ottofredo Milller
ecc.
e ritenendo per veli tà indiscutibile e fatto incontrastabilecon pochissime restrizioni
tutto ciò che ci trasmise la tradizione sui tempi primitivi degli antichi popoli e sulle costoro avventure. Sostenne questa opinione anche in uno degli ultimi suoi libriJtaler und tìr&ken (Gl'Itali ed i Greci. Halla 1858)
in cuicontro i risultati della moderna linguistica comparata
propugna la greca origine degli abitanti più antichi d'Italia.
Travagliato negli ultimi anni della sua vita da crudi malorifu costretto ritirarsi dalla cattedra
cedendo alle fisiche sofferenzele quali gli annebbiarono infine anche l'intelligenza
e lo trascinarono al fine miserando del suicidio. Perì cosi precocemente e miseramente uno dei più dotti archeologi e filologi del secolo xixdella cui autorità ci siamo valsi più fiate nella nostra Enciclopedia.
BOTA Bernardino (biogr.). — Poetanato a Napoli nel 1509
morto il 26 dicembre 1575
apparteneva ad una famiglia oriunda d'Asti ; uno de' suoi antenati aveva accompagnato Carlo d'Angiò nella sua conquista di Napoli
e ne aveva avuto in guider-
done un ricco dominioe suo padre era stato governatore di Ferdinando li d'Aragona. Ei passò la sua gioventù in mezzo alle armi e segnalossi pel suo coraggio nella guerra di Firenze ; appresso divenne cavaliere di San Giacomo e segretario della città di Napoli. Dopo essersi ammogliato con Porzia Capece
si diede tutto allo studiocoltivò soprattutto la poesia lirica
e si sforzò
a somiglianza del suo amico Angelo da Costanzo
schiudere nuove vie a' suoi contemporanei. Dapprincipio si addestrò nella poesia latinae compose cinque libri di elegie
epigrammi e selve ; appresso scrisse due commedie applaudite dai Napoletani
ma che non furono pubblicate. Rota occupa un posto cospicuo nella letteratura italiana. Ad imitazione del Petrarca
ch'erasi proposto a modelloegli cantò in tutti i modi l'oggetto dell'amor suo
la moglie (Rime in vita e in morte di Por eia Capece
Napoli 1560
con un lungo commentario di Scipione Ammirato); e la cantò viva e mortae la pianse lungamente
essendole sopravvissuto dodici anni. Fu apposto a lui di non aver saputo fare dei suoi sonetti che una pallida copia di quelli del Petrarca; ma allora pure ch'ei toglie dal suo modello inarrivabile concetti e vocaboliaggiunge abbastanza del suo per vantaggiarsi dagli altri che attingevano alla medesima fonte. Avrebbe voluto imitare il Casa
del quale sapeva apprezzare la forza e l'elevatezzama a cui
sia modestia o convinzionesi dichiarava inferiore.
Rota è più celebre per le sue poesie piscatoriedelle quali fu creduto inventore; ma lo Zeno ha fatto palese la falsità di quest'opinione
e il Tafuri
che aveala primo seguitamodestamente la ritrattò. È il vero però che in queste poesie pescatone od egloghe marittime il Rota applicò de' primi ai costumi ed alle abitudini dei pescatori la forma idillica
consecrata fin allora alla vita dei pastori. Degli scritti del Rota furono stampate mentre viveva due raccolteuna a Venezia (1567)
l'altra a Napoli (1572)
ma l'edizione più stimata è quella di Napoli del 1726
in 6 volumi. Il Rota meritossi nelle poesie latine gli elogi d'Anuibal Caro e nelle italiane quelli di Paolo Manuzio e di Pier Vettori. Una medaglia coniata in suo onore si ha nel Museo Mazzuchelliano.
Vedi : Tafuri
Scrittori Napoletani (voi. in
2
ecc.) — Ginguené
Hist. littér. d'Italie (ix).
ROTA Giovanni Battista (biogr.). — Storiconato a Bergamo da una famiglia distinta sul cominciare del secolo deciraottavo
morto nel 1786
si occupò per tutta la vita di ciò che poteva contribuire a dilucidare la storia della nativa sua città. La credeva una delle più floride della Gallia Transpadana e d'origine etruscaanteriore di parecchi secoli alla fondazione di Roma. Puossi giudicare della solidità de' suoi argomenti scorrendo la sua dissertazione intitolata Dell'origine di Bergamo
pria città degli Or obi e poscia de' Cenómani. Ella fu dapprima stampata a Venezia nel 1750
e ricomparve dappoi nel tomo xliv della Raccolta Calo-geriana; il tomo xlim della stessa raccolta contiene un'altra dissertazione di Rota
sopra un Antico marmo bergamasco nel museo di Verona
nella quale l'autore non segue l'opinione di Maffei suLjOOQle
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