Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
feOtJS8EAU G1ANGIACÒMÓ
tale alle autorità
e produsse uu testimonio che fu trovato falso. Essendosi allora l'accusato facilmente difeso dall'imputazionesi fece accusatore alla sua volta
e Rousseaugiudicato come autore di libelli infamanti
e subornatore di falsi testimonifu condannato
il 7 aprile del 1712
per sentenza del Parlamento
a perpetuo esiglio. Tale fu l'esito di quel deplorabile e tenebroso affareintorno a cui il tempo non diffuse veruna luce. L'opinione più verisimile parve a taluni questa
che nè Rousseau nè Saurin fossero autori del delitto di cui si accusarono reciprocamentema che debba attribuirsi a qualche tristo ed oscuro suscitatore di scandali
che forse ebbe il feroce piacere di lanciare furtivamente quel tizzo di discordia fra uomini già nemici gli uni degli altri. Lo sciagurato Rousseau
che non aveva pure aspettato l'esito del giudizio per esigliarsireclamò invano per anni trenta contro la rigorosa sentenza. Nel 1716 gli furono proposte lettere di richiamo; ma non una grazia voleva esso
bensì una giustizia che fosse pubblica e piena. Egli le rifiutò dicendo « di preferire la condizione d'infelice con coraggio a quella di felice con infamia ». La riputazione di cui godeva come lirico gli procacciò onorevole accoglienza nelle varie Corti cui percorse; ma gli onori non potevano raddolcire l'amarezza del suo cordoglio e dell'ira. Era inoltre suo destino di non essere mai in pace ooi suoi contemporanei; un colloquio ch'egli ebbe a Brusséìla con Voltaire eccitò fra essi un'animosità che solo fini con la loro vitae diede origine da ambe le parti a molti epigrammi che fanno meno onore al loro ingegno che disonore all'indole loro. Alfine
dopo ventott'anni d'esigi ioRousseau volle rivedere la Francia per l'ultima volta
e fece incognito un viaggio a Parigi
senza che le autorità mostrassero di accorgersene. Parti nondimeno in capo a pochi mesi per Brussella
dove si era stanziatoe mori in qnella città il 17 marzo del 1741
protestando solennemente ch'esso non era autore delle troppo famose satire. Lefranc di Pompignan consacrò a Rousseau una delle più belle odi cui vanta la poesia francesee Piron gli fece un pietoso epitafio.
Fra le edizioni più recenti citeremo quella di Amar
che pubblicò nel 1820 (Euvres complètes de J. B. Rousseau avec un commentaire historique et littérairepreceduto da un Nouvel essai sur la vie et les écrits de Vauteur (Parigi presso Lefèvre
5 voi. in-8°) ; e questa edizione assai stimata racchiude una parte della Corrispondenza di Rousseau. Finalmente lo stesso critico diede le (Euvres poétiques de J. B. Rousseau
con nn eccellente commento (Parigi
presso lo stesso
1842
2 voi. in-8*)
che fanno parte della bella Collezione dei classici francesi pubblicata da Lefèvre.
Vedi : Bacon
Histoire satirique de la vie et des ouvrages de M. Rousseau
en vers ainsi quen prose (Parigi 1712) — Mémoires pour servir à Vhistoire du celèbre Rousseau
où Von prouve que les fa-meux coupletsqui lui ont été faussement attribués
8La Motte
Saurin et Malafer (ivi 1752) — MarcimiNotice sur Vexil et le décès de J. B. Roussfiu à Bruxelles (Brussella 1843) — Bourey
J. B. Rousseau
étude HUér. (Parigi 1852).
ROUSSEAU Giangiaoomo {biogr.). — Proveniva da una delle tante famiglie francesi che dalle persecuzioni religiose furono spinte a Ginevra
dove ottenne la cittadinanza. Da Isacco nacque colà Gian Giacomo nel 1712 ; costò la vita alla madre nascendo; e sopravvissuto a forza di curee abbandonato dal padre e disgustato del maestro
a sedici anni usci di patriasenza asilo e senza pane. La giovane baronessa di Warens scontratolo per caso
l'accoglie con interesse. Tratto nell'ospizio de'Catecumeni a Torino
abjura la religione calvinista ma presto ne escee inquieto
e scontento di tutti e di tuttolotta colla miseria: a Vercelli fa da staffiere; entra come servo presso il conte di Gouvon; poi disperato ritorna alla sua protettrice la Warens
che incompa8Sionita lo ricovera in casa e lo ama. Qui si prova nelle più diverse carriere ; studia nel seminario; lavora al catasto; insegna la musica senza ancora saperla ; oggi è ad Annecy
domani a Fri-borgo
l'altro domani a Losanna
poi a Neufcbàtel
a Bernaa Soletta
a Parigia Ci ambe ri
sempre dal cuore trascinato versola Warens
sempre allontanatone dalla riflessione ; cosi vivendo ignoto agli altri e a se stesso.
Una grave malattiache lo colse a ventiquattro anni
l'obbligò a lunga convalesceuzadove ritirato colla Warens in pacifica solitudine
si addentra negli studii; fa tesoro di cognizionie comincia a riflettere sopra se stesso e sopra i fini della vita. Fin allora i suoi desiderii limitavansi a conservare l'affetto della Warens
e vivere colà tranquillamente ; ma come s'accorse ch'ella amava un altrorinunziò a queste felicità
e andò a Lione maestro in casa Mably (1710). Non vi durò; dopo un anno rivenne alla sua solitudinema non tollerando di dividere con altri un cuore che avea posseduto senza emuli
se ne stacca risolutamentee si propone di vivere indipendente.
Aveva imparato di mnsicae divisato nn nuovo sistema di notazione; compitolo
va a Parigi con alcuna raccomandazione onde presentarlo all'Accademia delle scienze. N'ebbe qualche elogio e nulla più; sicché disingannato di quest'altro amoreva come segretario di Montaigu ambasciatore a Venezia ; s'affonda nelle facili delizie di quell'isola di Armida; ma l'irrequieta sua scontentezza lo riconduce ben presto in Francia
e a vivere del proprio ingegno. Fra le signore che allora aprivano nelle loro case campo allo spiritoegli conobbe la Dupin
e per essa molti dei « facili ingegni della gallica Atene »: compose libretto e musica delle Muse galantima non ebbe applausi: applausi e nulla più ottenne dalle Feste di Ramiro
divertimento di Voltaire e di Rameau
che egli rassettò per le nozze del Delfino: scriveva per l'Enciclopedia (V.)
ma non ne cavava lucro; e per vivere doveva far da segretario alla Dupin con novecento lire l'anno ; e aveva già trentasei anni.
Quand'ecco essendo andato a visitare Diderot
che stava prigione per qualche scappata letterariaapre a caso un numero del Mercurio
e vi legge che l'Accademia di Digione pel 1749 metteva a concorso il quesito « Se il progresso delle scienze e delle arti contribuì a corrompere o a purificare i costumi i.jUn subito Ardore
una. convulsione lot^ooQle
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