Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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ROUSSEAU GIANGIACOMÒ
savoiardo rialzava al cielo gli occhi fissati Del fangoe rendeva al sentimento i suoi diritti nella dimostrazione delle verità superne.
Ma insieme quante idee false! L'educazione fa egli sempre guidare per mezzo di incidenti artefatti e di piccoli colpi di scena ; circonda il suo allievo d'un mondo preparato apposta per lui ; pretendendo che ciascun fanciullo ricostruisca da sè la civiltà
e inventi quello che può imparareriduce l'uomo alla condizione dei bruti
che ai figli non trasmettono ciò che impararono. Non s'accorse Rousseau che una generazione non può conoscere se stessa se non conosce le precedenti ? che se ogni uomo deve occuparsi a educare un altronè tempo
nè possibilità più rimane al progresso? Alla morale poi non dà altro fondamento che l'interesse personale. Mentre Aristotele e Platone avevano avuto di mira la società
Rousseau non guarda che all'individuo: agguerrisce il suo allievo contro la società come contro nemici ; e posto in mezzo agli uominidovrà essere ostile a tutte le regole comuni
cioè infelicissimo. Il suo Emilio stesso come riesce? disposto ad accettare quel che vienela schiavitù in Algeri o l'adulterio in casa
senza l'imperioso bisogno di migliorare sè e gli altri.
Spirito falso e con cognizioni ammezzateegli ha meno scienza che gli Enciclopedisti
profondità solo di parole; sa di pedantesco quel moralizzare su tutto: lo stileche alletta alcuni pel tono imperioso e per gli assiomi ricisi
verge all'enfatico e al ricercato; vero taloranon aemplice mai
e lascia scorgere che il pensiero non nacque a un parto colla parola. I filosofisti cheai primi suoi paradossi
l'aveano salutato come uno del bel numerorestarono ben tosto offesi da ciò che credeva e da ciò che negava
umiliati dal genio di quest'apostata della loro sapienzairritati da quell'indipendenza da loro
che costituiva la sua forza. Mentre essi sorsero alti col piaggiare l'opinioneegli volle farlo col contrariarla: bestemmia la scienza e la civiltà per onta dei re nell'opinione: proclama l'eguaglianza in odio dei nobili; vuol Dio perchè è negato nelle cene di Holbach; si fa selvaggio perchè Elvezio è effeminato e voluttuoso; attribuisce tutto all'educazione perchè è di moda attribuir onnipotenza al clima; perchè ostentasi il libertinaggio
egli vuole appurare la morale coi sentimenti di famiglia e coll'a8petto delle semplici abitudini repubblicane ; misantropo fra le cortesie e le eleganze francesi; democratico fra gli ammiratori di Luigi XIV; persuaso che l'uomo possa migliorarsiquando tutti non fanno che dubitare
che beffare.
Pertanto una perpetua contraddizione sono i suoi scritti come la sua vita; teme la dipendenza dal geniocome quella dai benefattori
eppure si crucia se è trascurato; cerca la solitudinema per meglio occupar di sè i circoli ove manca ; finge sprezzare la gloria
e n'è ingordo; e cosi tra tutte le piccolezze di spirito che il secolo xvm uuiva a tanta arditezzapassa una vita cruciosa
disamorevolemutando doune
gettando all'ospizio i proprii figliuolifacendo guerra agli Enciclopedisti non men che ai preti
delineando negli scritti un'età dell'oromentre nella vita bestemmiava e malediceva; credendo che tutto il mondo s'occupasse di lui e
gli movesse guerra incessantee fra ciò proclamando la virtù e il sentimento.
E di verofra le verità d'allora guaste dall'impazienza egli rappresenta il movimento del popolo verso l'avvenire
forse egli solo vide che sovrastava una grande catastrofee non potersene prevenir gli effetti che col ritorno al culto antico
e col salvar la morale dal naufragio del dogma. Perocché
mentre Féuélon volea che la felicità di tutti dipendesse dalla bontà d'un solocome dal padre deriva il bene della famiglia
come da Dio il bene di tutto il genere umano ; Rousseau è persuaso che alla libertà s'arriva non per le istituzionima per la virtù
che avanti essere buon repubblicano bisogna essere buon uomo.
Perchè Rousseau non avea mai potuto ricavar null^dall'edizione de' suoi librila signora di Luxem-bourg s'incaricò di fare stampare YEmilio: Ma-lesherbes ne agevolò la licenza
sicché comparve nel 1762: ma corsi pochi giorniil libro è proscritto
minacciato d'arresto l'autoreche è costretto abbandonare la Francia
non volendo compromettere la marescialla e il Malesherbes
sotto i cui auspicii avea stampato ; e vecchio spossato deve affrontare di nuovo le tempeste della vita. Ginevrache dianzi l'aveva accolto con tanto affetto
lo espellee a pena trova ricovero nel piccolo principato di Neuf-chàtel
governato da lord Keith che gli divenne amicoper quanto potea essersi amico di Rousseau. Rinunziò alla qualità di cittadino di Ginevra
e protestò non vi tornerebbe più se anche fosse richiamato : e dettò le Lettere dalla montagna per mostrar i difetti dell'aristocrazia ginevrina. Tutta la Svizzera n'andò sossopra; il popolo insultava al filosofoche ricoverò nell'isola di Saint-Pierre (P65) in mezzo al lago di Bienne
donde presto fu sfrattato. Parigi restavagli chiuso dacché alla Sorbona avea scritto una lettera virulentasostenendo la libertà di coscienza
non più da incredulo e beffardoma seriamente mostrando come la società si trovi in contraddizione coi proprii istituti
essendo tirannica insieme e snervata.
Trabalzato di qua di là
alfine ricovera in Inghilterra
ove lo storico David Hume (V.) gli prometteva asilo sicuro e la protezione del Governo ( 1766). Accolto con festa da per tutto ; l'erede del trono viene a visitarlo: Hume lo colma di riguardi e carezzegli procura una dimora in campagna
una pensione dal Governo
è felice — se Rousseau avesse potuto esserlo. Permaloso sempresospettoso de' nemici e degli amici
insusurrato da Teresa
odia gli uominili disprezza; quell'Hume che amava e venerava come il suo dio tutelare
ben presto gli è un furbo spregevoleche lo trasse in Inghilterra per diffamarlo
per secondare i nemici di esso ; d'ogni ragnatelo s'adombra ; i minimi fatti ingigantisce e maligna: credesi avvolto in una vasta tramatesa per infamarlo vivo e dopo morte.
Per verità egli era in disaccordo con tutti quei filosofi che ridevanogodevano
adulavano: e li considerava come poltroniimpostori
avidi solo di carpir rinomanza e di toglierla altrui; mentr'essi pigliavansi beffe di luicome d'un selvaggio
e vo-leauo perderlo collo scherno e sin colla forza. Voltaire detesta questa gloriache non traeva lume
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