Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROVERE (DELLA)
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dal papa in ricompensa de' suoi servigi Pesaro e il suo territorio. Spogliato lo stesso anno dal nuovo papa Leone X del suo ufficio di capitano generale della Chiesa
fu scomunicato dopo tre annie i suoi Stati furono donati a Lorenzo dei Medici. Era un atto tanto più iniqno
in quanto che Francesco Maria aveva reso ai Medici servigi importanti ; il perchè il papa allegò per pretesto l'assassinio di Alidosio e il rifiuto delle truppe del duca di obbedire ad altri che a lui. Il duca mal potendo resistere apertamentesi ritirò presso il suo suocero
il marchese di Mantova. Nel 1517
dopo aver preso al suo soldo parecchie compagnie spaguuolerientrò nei suoi Stati
ove fu accolto con entusiasmo dal popolo. Segui fra lui e il papa una guerra in cui ebbe da principio il vantaggioma gli Spagnuoli e i Guasconi
che formavano il grosso del suo esercitoricevettero dai loro sovrani l'ordine di abbandonare il suo servizio; i re di Francia e di Spagna eransi posti d'accordo per cessare una lotta che dava alla Santa Sede il pretesto di tenere in armi un gran numero di soldati. 11 tradimento costrinse •Francesco Maria a chieder la pace: dopo essere stato sciolto dalla scomunica
ebbe balìa di conservare i suoi mobilile sue armi e altre cose preziose
e cedè per contro ogni diritto sopra i suoi Stati
che furono incorporati a quelli della Chiesa.
Dopo la morte di Leone X (1521) rientrò in possesso del suo ducato. Nella guerra mossa nel 1526 dai principi italiani contro Carlo V
Francesco Maria
posto alla testa delle truppe venetecontinuò a dar prova di grandi talenti militari. Mediante il suo coraggio e la sua abilità
mantenne fra le circostanze più difficili la città di Firenze sotto il dominio dei Medici. Se non impedì il sacco di Roma alle bande del conestabile di Borbone
si fu perchè gli altri generali dell'esercito della legadel pari che il papa
credettero la città al sicuroe non presero alcun provvedimento per difenderla. A torto molti storici l'hanno accusato di essersi in quell'occasione reso colpevole di tradimento. Le insinuazioni di Guicciardini a questo proposito spie-gansi col malvolere che era spesso regnato fra lui e il duca nel corso della guèrra
e sono per altra parte smentite dal favore che Clemente VII non cessò mai di testimoniare a Francesco Maria
che mantenne nell'uffizio di prefetto di Roma. Durante i tre anni seguenti Francesco Maria difese con successo contro forze assai superiori il territorio dei Veneziani
che gli conservarono il titolo di capitano generale dopo la conclusione della pace nel i530. Nominato nel 1537i_corifcndante in capo dell'esercito alleato che il papal'imperatore e la Repubblica di Venezia avevano l'intenzione di spingere contro il Turco
mori d'improvviso fra gli apparecchi della spedizione. Aveva fatto uno studio profondo dell'arte della guerraed aveva introdotto migliorie importanti nell'organizzazione della fanteria e nell'arte della fortificazione. L'amministrazione de'suoi Stati
ch'egli affidava durante le sue lunghe assenze alla moglie Eleonora di Gonzaga
fu condotta con dolcezza e giustizia. Quantunque amasse le lettere e le artifu impedito dalle circostanze di conservare alla Corte d'Urbino la splen- j
dida rinomanza che aveva acquistato Botto i suoi predecessori.
Guidobaldo IIduca d'Urbino
figliuolo del precedentenato il 2 aprile 1513
morto il 28 settembre 1574
fu ammaestrato dal padre nel mestiere delle armie servi fin dal 1529 nell'esercito veneziano
di cui divenne nel 1538 governatore generalequando fu succeduto a Francesco Maria nel ducato di Urbino. Nel 1539 fu costretto a cedere per sessantamila scudi a papa Paolo III il ducato di Camerino
appartenente a sua moglie Giulia di Varano. Nel 15j0 fu nominato capitano generale della Chiesa e prefetto di Roma
alle quali cariche aggiunse nel 1558 quella di capitano generale delle truppe spaguuole in Italia. Nel 1572 le sue finanzeda lungo tempo in dissesto pel suo sparnazzare
trovaronsi intieramente sconvolte; ei tentò rialzarle accrescendo le imposte ; gli abitanti di Urbino sollevatosi invocando l'ajuto di Gregorio XIII. La loro richiesta fu respintae furono costretti a porsi alla discrezione del duca
che li punì crudelmente per aver rivendicato franchigie che aveva giurato mantenere.
Francesco Maria II
ultimo duca d'Urbino
figliuolo del precedentenato il 20 febbrajo 1548
morto il 20 aprile 1631
dopo aver passato due anni alla Corte di Madrid
sposò nel 1570 Lucrezia d'Este
che gli recò una ricea dotema questa unione Don fu fortuoata. Succeduto al padre
si affrettò revocare gli ordinamenti oppressivi di luie vide i suoi sudditi
commossi dalla sua bontà
offrirgli spontaneamente il loro ajuto del pagamento dei 150
000 scudi di debiti lasciati dal padree ch'ei pagò raccorciando le spese della sua Corte. Nel 1582 il suo tesoro fu però risanguato da una pensione di 12
000 scudi d'oro che ricevè dalla Spagna pel mantenimento d'un migliajo di soldati nei Paesi Bassi. Dopo la morte della sua prima moglie sposò nel 1599 Livia della Rovere
che nel 1605 gli procreò un figliuolo di nome Federico Ubaldo. Nel 1606 ras-regnò il governo nelle mani di un Consilio di otto persone elette dalle città del ducatoe si ritirò a Castel Durante
ove attese allo studio delle scienze naturali. Nel 1613 ripigliò le redini dell'amministrazione per trasmetterle nel 1621 al figliuoloche aveva sposato Claudia de' Medici. Ma questo giovane principe si mostrò indegno di questa fiducia
passando la sua vita nei bagordi con una compagnia d'istrioni. Il 23 giugno 1623 fu trovato morto nel suo appartamento. Questo avvenimento fu attribuito con molta verosimiglianza alla vendetta dei Medici
irritati per aver Federico bistrattata pubblicamente la moglieloro congiunta. Il vecchio duca affidò di bel nuovo la direzione degli affari al Consiglio degli Otto
che doveva rimettere più tardi il ducato a Vittoria
figliuola unica di Federico Ubaldo
ch'era stata fidanzata a Ferdinando II di Toscana. Però
stretto dalle istanze di Urbano Vili
Francesco Maria cedè nel 1624 i suoi Stati alla Chiesa
lasciando alla nipote i suoi beni allodiali e due milioni di denari d'oro. Quest'ultimo principela cui memoria durò lunga pezza nel ducato d'Urbino
fu protettore zelante delle scienzelettere ed arti
e si mostrò sempre pieno di bene-, volenza verso il Tasso
ch'era stato allevato con lut
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