Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      feOVEREDO e ROVERETOil 10 agosto 1487
      e chiusa il 13 novembre in Venezia la pacerestarono i Veneziani ancora in possesso di Roveredo. Essi attesero a riparare le mura della città dirotte nella guerra
      ristabilirono la ròcca e la resero più forte. Il governo ripigliò la forma primiera ; il podestà di Roveredo eleggeva i vicarii di Brentonico
      d'Avio
      di Ala e di Mori; nella ròcca risiedeva un capitano colle sue guardiei conestabili e i bombardieri
      e i Veneziani mettevano tanta importanza in questa piazzache nell'anno 1493 il capitano ebbe ordine di non sortir dalla ròcca senza licenza del Consiglio ducale
      pena la morteindizio che già allora temevano un'altra mossa degli Imperiali.
      Le cose restarono tino all'anno 1507
      nel quale ruppe la guerra fra Venezia e l'Imperatore Massimiliano. L'11 giugno 1508 Beguì la tregua d'Arco
      il 10 dicembre la lega di Cambrai
      e il 14 maggio 1509 la sconfitta dei Veneziani a Ghiara di Adda. In Roveredo stanziava ancora un presidio venetoma franavano da tutte le parti le terre della Repubblica
      per cui si radunarono i principali cittadini di Roveredo
      che in numero di venticinque componevano .il minore consiglio cittadinoe deliberarono darsi all' imperatore Massimiliano col mezzo del vescovo di Trento
      sottoponendo alcuni capitoli a garanzia delle loro istituzioni. Questa deliberazione non era senza pericoli
      essendo la città ancora presidiata dai Veneziani; e perciò il vescovo di Trento il 29 maggio li confortava a star fermi alla deliberazioneassicurandoli che in due giorni sarebbero in Trento i soldati imperiali.
      Il giorno 31 maggio il podestà fece condurre nel castello i cannoni e le munizioni sparse per la città
      e correndo voce che egli stesso sarebbevesi rinchiuso coi soldati che seco tenevacinsero i cittadini di guardie il palazzo
      arrestarono civilmente il podestà stesso e offrironsi di condurlo fuori di Roveredo fino a luogo sicuro.
      Il 1° giugno si presentò alle mura di Roveredo l'esercito di Massimiliano
      forte di 15
      000 uominientrava verso il mezzodì ed imprese a battere il castello; ma i cittadini si posero di mezzo ed ottennero la resa. L'esercito prese la via di Verona
      e restate le cose in Roveredo senza provvedimentosi ottenne nel luglio di eleggere due cittadini per l'amministrazione della giustizia fino ad ulteriori misure; e il 3 novembre 1510 con rescritto imperiale vennero confermati i privilegi e gli statuti della città di Roveredo
      come erano in uso sotto la Repubblica Veneta. Ritornato il paese sotto il dominio dell'Austria
      fu in Roveredo ristabilitain conformità della sovrana patente del 14 marzo 1817
      l'autorità circolare con una estensione maggiore di territorioessendo state assegnate a questo circolo Riva e le Giudicarie
      che prima delle guerre spettavano al principato di Trento. Tutto il circolo fu ripartito in undici giurisdizioniparte delle quali
      ritornate alle primiere case dinastialiportavano il nome di giudizi patrimoniali. Questa bella e nobile città è tuttora sotto la dominazione straniera.
      Fra gli uomini meritevoli di menzione sono primi il Tartarotti
      il poeta Biaggi
      dementino Vannetti e sua moglie Laura Saibauti
      la famiglia dei Rosmini
      di cui abbiamo dato le biografie di Carlo
      e di Antonio
      quegli letterato di bella famaquesti filosofo di prim'ordine.
      Celebre nei fasti napoleonici è la Battaglia di Roveredo. — Dopo la vittoria di Castiglione
      volendo Buonaparte assaltare il cuore della Germania
      costrinse Wurmser a ritirarsi in Tirolo. MassenaAugereau e Fiorella domandavano si aprissero le porte di Verona; domandava due ore il provveditore veneto per dare agio agli Austriaci di sgomberare; ma sopraggiunto Buonaparte
      fulminava coi cannoni e toglieva gli ostacoli. Entrato per tal modo in Verona il generalissimo di Francia ed animati di nuovo i suoi con un manifesto in cui li paragonavacerto con ragione pel coraggio
      ai soldati di Maratona e di Platea
      li conduceva alle fazioni del Tirolo. Saliva col grosso per le rive dell'Adige contro Wurmser; Sauret in questo mentreper ordine suo
      camminando all'insù della sponda occidentale del lagoandava a ferire Quosnado-wich e il principe di Reuss. Dovevano entrambi raccozzarsi sopra quel di Roveredo per andarsene poscia ad occupare Trento
      metropoli del Tirolo italiano. Furono da Sauret cacciati gli Austriaci da tutti i posti sul lagoper modo che
      abbandonata Rocca di Anfo e Lodrone
      si ritirarono ai luoghi superiori di Arco. Dal cauto suo Buonaparte
      per opera di Massena e di Augereau
      superati non senza sangue i siti forti di Corona e di Preabocco
      e piò su di Ala
      di Serra valle e di Mori
      mentre Vaubois si alloggiava in Torbole
      compariva con mostra vittoriosa in cospetto di Roveredo. I Tedeschi già rotti a Mori e spaventati da un furioso assalto di Rampon in Roveredo
      abbandonarono frettolosamente la terra con andare a posarsi nel sito fortissimo che chiamano il Castello della Pietra e di Calliano. Solo passo a questa terra a chi viene di sotto è una stretta forrache è serrata a destra da monti inaccessibili
      a sinistra dall'Adige. La terra medesima poidistendendosi anch'essa dal monte al fiume
      serra il passo ed appresenta verso la profonda forra un grosso muro merlatoche rende assai facile la difesa. Per questa strettura dovevano passare
      e questa muragliamunita dai Tedeschi di grosse artiglierie
      espugnare i Francesi per andare all'acquisto di Trento. Speravano gl'imperialise non di arrestare l'impeto del nemico in questo luogo
      almeno di starvi forti tantoche ogni cosa potessero mettere in sicuro alle spalle. Ma quei presti repubblicani
      capaci a sostenere le battaglie giuste nei luoghi pianie molto più capaci ancora a far le guerre spedite e spartite dei monti
      ebbero assai presto superati tutti gli ostacoli che la natura del sito e l'arte del nemico aveva loro opposto. Imperocché il generale Dam-martin
      allogate con incredibile fatica alcune artiglierie in un luogo creduto per l'innanzi inaccessibiledonde feriva di fianco la stretta; ed i feritori alla leggiera
      destissimi ed animosissimicome sono ordinariamente i Francesi
      arrampicatisi per luoghi dirupati e precipitositogliendo sicurezza a quel forte passo
      tempestavano contro i difensori molto furiosamente. Vedutosi da Buonaparte il successo di queste cosecomandava a tre battaglioni di disperato valore
      dessero dentro alla forra a precipiziosenza trarre
      ed assaltassero il castellQt^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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