Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RttFINOSOLFORlCO ACIDO - RUFOestratti da dodici libri di Regula di Rufino secondo l'indice fiorentino; ma nn estratto (Dig. 42, tit 1) è inscritto lib. xm, il che però nulla prova, giacché occorrono facilmente errori in siffatta numerazione. Il nome di Licinio Rufino leggesi nell'edizione della Collatio legum Mosaicarum et Romanarum di Ginevra, come compilatore ; ma questo Rufino non può essere il coetaneo di Paolo, dacché la Collatio fu compilata dopo la pubblicazione del Codice di Teodosio, per non citare altri argomenti.
      Vedi Zimmern, Gesch. des Rdmisc Privatrechts (voi. \).
      RUFIN0S0LF0RIC0 ACIDO (chim.). — Uno dei prò dotti indiretti di scomposizione dell'indaco coll'acido solforico.
      RUFO (biogr.). - Nome di due mediciprobabilmente che furono spesso confusi, e cui non è facile distinguere con certezza.
      Menio Rnfo (Mvivioc 'Pou^oc) dev'essere vissuto qualche tempo avanti il primo secolo d. Cr., essendo nominato da Asclepiade Farmacione (ap Gal., De compos. medie, sec. Gen., vii, 12. ecc ). Egli è forse quella stessa persona citatada Andromaco (ap. Gal., De compos. medie, sec. Loc., vn. 5) semplicemente come Rufo. Fors'anco, se la data assegnata comunemente a Rufo Efesio è corretta, egli è il medico citato con lode da Servilio Damocrate (ap. Gal., De antid.. li, 2).
      Rufo Efesio, cosi detto dal luogo della sua nascita, visse, secondo Ahulfaragio (Hist. Dynnst., p. 59), a'tempi di Platone ed è qualificato medico di Cleopatra da Giovanni Tzetze (Chil. vi, Hist., 44, 300). Su«da lo pone nel regno di Trajano (98-117 del-l'èra nostra), data adottata dalla più parte degli autori moderni, e ch'è corretta probabilmente, essendoché Rufo citi Zeusi (ap. Gal., Comm. in Hip-pocr.% n, 58), e Dioscoride (ap Mai, Class. Auct. e Vat. Cod. editi, iv, p. Il), ed egli stesso sia citato da Galeno. Scrisse parecchie opere mediche, alcune delle quali esistenti tuttavia. La principale di queste, intitolata llspl òvotxotffi'ok; twv tou avOpto-trou ;j.opt'wv De appellationibus partium corporis humani), consiste di due parti disuguali, vale a dire del trattato originale e di un estratto di esso; ma è dubbio che amendue appartengano a Rufo. 11 primo e quarto libro formano insieme l'opera originale, e il secondo ed il terzo l'estratto-, mediante il quale parecchi pas saggi ponnosi correggere. Generalmente calcolansi come tre libri soltanto, dacché il secondo è meramente Valter primus. L'opera è specialmente interessante per le notizie che contiene intorno lo stato della scienza anatomica in Alessandria e prima di Galeno. Rufo considera la bile come assolutamente inutile (p. 59, ediz Clinch), e dà ad intendere che i nervi detti ora ricorrenti erano stati scoperti di fresco a'tempi suoi. « Gli antichi, dic'egli (p. 42), chiamavano le arterie del collo xapomSeq o xapmxof, perchè credevano che quando le si premevano fortemente, l'animale diveniva sonnacchioso e perdeva la voce; ma a'tempi nostri fu scoperto che quest'accidente non proviene dal premere quelle arterie, si i nervi contigui ad esse ». Egli dimostra che i nervi procedono dal cervello, e li divide in due classi: quelli della sensibilità e quelli del moto (p. 30>. Tiene il cuore sede della vita, ed osserva 1
      che il ventricolo sinistro è più piccolo e più fitto del destro (p. 37). Quest'opera fu pubblicata primamente in latino da J. P. Crasso in un con Are-teo (Venezia 1552).
      Le altre opere esistenti di Rufo sono: un trattato incompiuto: TTspt tmv b* vì'cppoi; xcù ximei rcotOwv (De renum et vesira morbis) ed un frammento llepl Twv cpotpaaxwv xaOaprtxtov (De medicamentis purganti-bus). Queste opere furono pubblicate primamente in greco da Goupyl (Parigi 1554), e ve n'ha un'edizione in greco e in latino per J. Clinch (Londra 1726). Le ultime due opere furono pubblicate in greco da C. F. De Matrhsei (Mosca 1806), che aggiunse da un manoscritto in Mosca parecchi passi non mai stampati ; quest'edizione è divenuta eccessivamente rara. La versione latina di queste tre opere per J. P. Crasso è inserita nei Medica artis principes di H. Stephens (Parigi 1567). ,
      Oltre le suddette opere, un'antica versione latina di un Trattato sulla gotta, composto di trentasette brevi capitoli, fa pubblicato sotto il nome di Rufo da un manoscritto nella Libreria imperiale da E. Littré nella R*vue de philologie, voi. i (1845). L'opera pare genuina, essendoché contenga due capitoli (30, 31) che concordano strettamente con un passo attribuito a Rufo da Ezio fin, 4, ecc.). Un Trattatello sul polso (2uvo,i; rapi fu pub-
      blicato non ha gran tempo in greco con una traduzione francese da C. Daremberg (Parigi 1846) da un manoscritto nella biblioteca imperiale, che lo attribuisce a Rufo, ma probabilmente senza ragione sufficiente. Pare sia la «tessa opera che comparve in un'antica traslazione latina fra gli scritti di Galeno, ed è intitolata Compendium pulsuum Galeno adscripfum. attribuito da Ackermann ad uno degli Arabista (Hist. liter. Gal., p. clxvi). 11 nome del vero autore è ignoto, e rispetto la sua data puossi affermare soltanto ch'ei visse certamente dopo Erofilo, e probabilmente prima di Galeno (vedi lntrod. di Daremberg).
      Alcuni frammenti greci delle opere perdute di Rufo trovansi nella suddetta racccolta del Mai ( Classici auclores e Vaticanis codicibus editi. Roma, 1831, voi. iv). In questi frammenti un pa83o assai importante è quello che si riferisce alla peste, il quale par mostri fuor d'ogni dubbio che la peste bubonica (la vera) era nota agli antichi alcuni secoli prima di quello che comunemente si suppone (Littré. (Euvres d'Hippocr., m, p. 4). Parecchi frammenti delle sue opere furono anche preservati da Galeno, Oribasio, Ezio, Razete, Ibn Baitor, ecc. Havvi una dissertazione di C. G. Kfinn contenente: Rufi Ephysii de medicamentis purgantibus Frag-mentum e codice parisiensi descriptum (Lipsia 1831 ), e un'altra di F. Osanu, De loco Rufi Ephesii medici aptid Oribasium servato, sive De peste libyca (Giess. 1833).
      Haller inchina (Bibl. Bot., i, p. 180) ad attribuire a Rufo un frammento anouimo di ceunovanta versi esametri Ilepì poravwv ( De viribus herbarum) pubblicato primamente nell'edizione aldiua di Dioscoride (Venezia 1518, p. VH1, ecc.), e che fu inserito da Fabricio nella sua Bibl. grac. (voi. u, p. 629) con iscolii greci ed una traduzione latina e note di ¦ J. Rentorf. Fabricio ed altri furono della medesimat^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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