Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RUFO CANINIO - RUFO CURZIO
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proprio carattere non solamente per la saa tresca con Clodia, ma più ancora per la parte manifesta cbe aveva preso a Baja ed a Roma alle stravaganti dissolutezze di lei e de' suoi amici ; e Cicerone stu-diossi perciò mostrare cbe le dicerie intorno il carattere del suo cliente erano infondate od almeno grandemente esagerate; ch'egli non era lo scialacquatore e il dissoluto che si diceva, ma aveva consecrato la maggior parte del suo tempo a serie occupazioni, specialmente allo studio dell'oratoria. I giudici lo assolsero, ed una seconda accusa che i Claudii mossero contro di lui due anni dopo (Cic., ad Q. Fr., u, 13) pare andasse somigliantemente a vuoto.
Nel 52 av. C. Celio era tribuno della plebe. Egli appoggiò caldamente Milone uccisore di F. Clodio al principio di quest'anno, e si oppose ai provve-dimeuti di Pompeo. Ma i suoi sforzi furono inutili, e Milone fu condannato (Cic., prò Mil.y 33). Nel medesimo anno propose una legge congiuntamente ai suoi nove colleghi per concedere a Cesare di divenir candidato per un secondo consolato in sua assenza. A ciò non fu fatta opposizione, non osando Pompeo ricusare la sua sanzione.
Nel 51 Cicerone andò proconsole in Cilicia a malincuore, e prima di lasciar l'Italia pregò Celio, che lo accompagnò sino a Cuma, di mandargli da quaudo a quando un ragguaglio particolareggiato delle nuove di Roma. Celio adempì l'invito, e la sua corrispondeuza coll'amico suo è sempre preservata nella raccolta delle lettere di Cicerone. Nello stesso anno Celio divenne candidato per la edilità curule, che acquistò con Ottavio. Desiderando fare sfoggio nei giuochi, scrisse a Cicerone chiedendogli danaro e pantere, che nel suo comando di una provincia asiatica poteva facilmente ottenere; ma Cicerone non gl'inviò nè l'una cosa nè l'altra. Durante la sua edilità Celio continuò il suo carteggio con Cicerone, e le sue lettere contengono ragguagli interessanti sui maneggi delle varie fazioni in Roma prima della guerra civile. Nel medesimo anno appiccò una contesa personale col censore Appio Claudio Pulcher e L. Domizio Enobarbo che era stato collega di Claudio nel consolato, e il lettore vago di particolari intorno a ciò può consultare la sua corrispondenza con Cicerone (ad Fam.y vm, 12, 14). Divenuto per tal modo nemico personale di due dei più illustri capi dell'aristocrazia, le sue attinenze con questo partito, di cui era stato fiuora caldo propugnatore, allentaronsi naturalmente. Egli non aveva fiducia in Pompeo e nel Senato nella imminente guerra civile; vedeva che Cesare era il più forte, e professando il principio che s'ha a raggiungere la parte più potente quando si dà di piglio alle armi in uno Stato, deliberò sposar la causa di Cesare.
Nelle discussioni in Senato al principio del gennajo 49 av. C. Celio appoggiò l'opinione di Calidio, che Pompeo doveva recarsi alle sue provincie spaguuole per togliere ogni pretesto alla guerra. Mediante questa dichiarazione ei ruppe apertamente cou la parte aristocratica, e pochi giorni dopo fuggi da Roma cou M. Autonio, Q. Cassio e C. Curione al campo di Cesare in Ravenna (Cfies., B. C.t i, 2; Dion. Cass., xli, 2, 3). Cesare lo mandò in Liguria
a reprimere un'insurrezione ad Intemelium (Ven-tinìiglia), e nell'aprile accompagnò Cesare nella sua campagna in Ispagna (Cic., ad Fam.,vin, 16, ecc.). Alcuni scrittori moderni suppongono ch'egli servi anche sotto Curione in Africa nel medesimo anno, leggendosi di un certo Rufo ch'era questore di Curione in Africa (Caes., B. C.y u, 43); ma questo Rufo era probabilissimamente un'altra persona.
Ei fu ricompensato de' suoi servigi col pretorato che tenne nel 48 av. C. Ma varie cause avevano già alienato lo spirito di Celio dal suo nuovo padrone, e queste da ultimo il trassero a tentativi disperati, che terminarono con la sua morte e rovina. Egli era sdegnato che Cesare avesse affidato il pretorato della città a C. Trebonio piuttostochè a lui. Ma il suo maltalento proveniva principalmente da' suoi enormi debiti. E, pare che aspettasse una prescrizione pel pagamento de' suoi creditori; ma la generosa condotta di Cesare versoi suoi avversarli privaudolo di questa speranza, non vide altro rimedio alla sua critica situazione che in un rivolgimento generale. Egli parti a tal uopo da Roma, dicendo che recavusi presso di Cesare, ma la sua vera intenzione si era di raggiungere nella Campania Milone, che aveva fatto veuire segretamente da Marsiglia, e col quale disegnava far scoppiare un'insurrezione in favore di Pompeo. Milone però fu ucciso nel dar l'assalto ad un forte presso Turio anzi che Celio potesse raggiungerlo (V. Milone); e Celio Rufo stesso fu posto a morte poco di poi a Turio da alcuni cavalieri spagbuoli e gallici ch'egli tentava subornare per aver la piazza (Caes., B. Cin, 20-22; Dion. Cass. xlìi, 22-25; Appian., B. C. n, 22).
Rufo era un elegante scrittore e un eloquente oratore, e le orazioni in cui accusava gli altri sono considerate come suoi capolavori (Cic., Brut., 99; orator iraeundissimus, Seneca, de Ira, ili, 8). Egli era un amico di Catullo, che gl'iudirizzò due delle sue poesie (Carm., lviii), e visse anche nell'intimità di Cicerone, il che trasse Niebuhr ad attenuare i vizi di Celio e ad attribuirgli virtù che mai non possedè. Tutti gli antichi scrittori, ad eccezione di Cicerone , concordano nel dipingerlo come un uomo di reo carattere.
Vedi: Niebuhr, KleineSchriften (voi. il, pag. 252)
— Meyer, Oratorum rotnanorum fragmenta (p. 458)
— Drumaun, Geschichte Roms (n, p. 411), e soprattutto Suringar, M. Calti Bufi et M. TuUii dee-ronis epistola mutua (Leida 1846).
RUFO Ganinio (biogr). — Nativo di Como, amico e vicino di Plinio il giovane, era assai versato nella letteratura e specialmente nella poesia. Pare fosse anche valènte nel dettar versi, e disegnava scrivere un poema sulla guerra Dacia (Plin., Ep. vm, 4). Ma essendo del continuo occupato nell'amministrazione de'suoi beni, fu pregato da Plinio a lasciar la cura ai suoi fattori e a consecrare il suo tempo agli studii (Plin., Ep., i, 3). Abbiamo anche parecchie altre lettere di Plinio indirizzate a Rufo, le quali tutte lo invitano più o meno a continuare gli studii e comporre qualche opera poetica (Ep.f n, 8; ni, 7; vi, 21 ; vii, 18; vm, 4; ix, 33).
RUFO Curzio (biogr.). — Detto da alcuni figliuolo di uu gladiatore, accoinpaguò uuo dei questori int^ooQle
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