Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RUSSIAesercitavano nei loro Stati nn potere dispotico; non v'era altra eccezione che quella della municipalità di Novogorod, la quale muovendo pretese sul diritto di eleggere da sè i suoi sovrani, non accordava loro che un'autorità limitata. Fiorente per commercio, questa città privilegiata era di buon'ora venuta in grande prosperità molto al disopra di tutte le altre città russe; a malgrado di ciò, le mutazioni di regno non sempre vi furono esenti da scosse violente. Parimente a malgrado di un tale stato non interrotto di agitazione e di divisione, eransi ancora conservati alcuni legami i quali continuavano a ritenere i diversi principati russi stretti in uno stesso fascio politico, male riunito, ma perfettamente distinto dai domimi circostanti, e quasi al tutto ignorato dall'Europa centrale e occidentale; rimanevano in certo modo unite dalla conformità della lingua, dei costumi, del culto, e in generale di tutte le istituzioni civili e religiose, dalla comune origine di tutte le loro dinastie, e dalla stessa ambizione di non poche di queste ultime, rivolta verso il ristabilimento di quella unità di potere, la quale però si potè soltanto conseguire più tardi.
Fra i mali cagionati dalle discordie intestine dalle quali era allora travagliata la Russia, uno dei più funesti fu senza dubbio l'aggressione di tutti i popoli vicini, Ungari, Polacchi, Lituani, Bulgari, Polofzi. Se le loro spedizioni non sempre ebbero un esito felice, non contribuirono però meno ad indebolire a poco a poco l'Impero; quindi la sua prostrazione si manifestò evidentemente al* lorcbè dal fondo dell'Asia i Mongoli spinti daOengis-Gan fecero ad un tratto una irruzione in Europa con una violenza a cui non si poteva opporre riparo. Vincitori dei Polofzi, i Tartari li cacciarono innanzi ad essi verso il Dnieper. Coraggiosamente, ma troppo tardi, deliberò Mistislao l'Ardito, principe di Halitz, di soccorrere ai fuggitivi: i due popoli confederati furono compiutamente disfatti dai Mongoli presso la Calca (sul territorio attuale di Tagaurog), l'anno 1224. Nondimeno i feroci vincitori, seguendo dapprima un'altra direzione, non tornarono se non tredici anni più tardi ad assaltare pnre gli altri principati: non poterono essi resistere all'urto, e dall'anno 1237 al 1240 l'intiera Russia fu soggiogata dalle orde tartare, le quali devastarono il paese col ferro e col fuoco. 11 gran-principe di Vladimiro Giure o Giorgio lì, che aveva tentato di arrestare il loro capo Batu-Can, perì nella battaglia della Sita (nel governo di Tver) il 4 marzo dell'anno 1238: sola fra tutte le città russe riuscì Novogorod a far salva la sua indipendenza per mezzo di accordi coi vincitori.
b) Dall'invasione mongola a Giovanni 111. — L'invasione mongola, senza togliere ai principi della casa di Rurik l'amministrazione dei loro Stati, li mise nondimeno in una dipendenza assoluta. L*anno 1243, la più parte dei principi russi si presentò a Batu-Can a Sarai, nel Kipciak, dove aveva egli stabilita la sua residenza, per implorare la sua clemenza e dichiararsi suoi vassalli: ricevette il vincitore i loro omaggi, e confermò il sovrano di Vladimiro nella sua dignità di gran-principe. Conformemente ai modi praticati dai Mongoli versoivinti, Batu-Can non recò offesa al loro culto ni al loro governo interno; ma furono tenuti i gran, principi a chiedere la investitura loro al Cao allorché ascendevano al trono; ad astenersi da qualsiasi impresa avesse potuto dispiacere a quel padrone facilmente irritabile; a stare infine apparecchiati a servirlo in ogni occasione, ed in ogni anno pa-g«re un grosso tributo all'Orda d'Oro: dal canto suo il Can aveva facoltà di nominarli o toglierli di seggio a piacimento, e ritenevasi arbitro delle dissensioni che potevano insorgere fra i principi dei diversi rami ; i quali d'altronde non avevano alcun mezzo per preservarsi dalle interminabili imposte arbitrarie che i loro insaziabili dominatori cavavano dalla Russia per mezzo dei loro agenti diretti, nè per sottrarsi agli altri atti di crudeltà e di oppressione cui commettevano i Tatari nelle loro correrie a traverso i paesi sottomessi. I popoli vicini al lato occidentale seppero profittare destramente dell'abbassamento a cui era ridotta la Russia per ingrandirsi a sue spese; cosi che tro-vo8si ella ad un tratto contemporaneamente aggredita dai Lituani, dai cavalieri Porta-spada, padroni della Livonia, e dagli Svezzesi: ma i tentativi degli aggressori ebbero rare volte il successo che pareva loro promettere l'occasione creduta propizia per cominciarli: il braccio di un eroe li seppe contenere. Alessandro Jaroslavic , gran-principe di Vladimiro, mentre era ancora semplice principe iu possesso dell'appannaggio di Novogorod, disfece compiutamente gli Svedesi snlle rive della Neva (anno 1240), col qua] trionfo meritò egli il soprannome di Nevski. Divenuto gran-principe (an. 1252-61) per la morte violenta del padre, che avvenne nell'Orda d'Oro, questo guerriero dissimulò per politica ; sollecito de' suoi nemici d'Occidente, rispetto ai Mongoli, la cui forza preponderante non lasciava speranza di riuscire nel caso di una ribellione a mano armata, si mostrò sempre intieramente sottomesso. Per mala sorte i figli e discendenti di Alessandro non imitarono la sua saviezza, e attesero unicamente a contendere fra loro per conseguire il potere; ed oltre a ciò le loro discordie provocarono un intervento quasi continuo dei Tatari, il cui giogo riuscì in tal guisa più insopportabile, ed ora più che mai cagionò gravi disastri alla Russia II più giovane dei figliuoli di Alessandro Nevski per nome Daniele, pervenuto nel 1294 alla dignità di gran-principe, elesse a sua dimora la città di Mosca, della quale egli ammirava la situazione , vi rimase fino alla sua morte che avvenne l'anno 1304, ed in essa fu seppellito. D'allora in poi Mosca rimase centro dello Stato preponderante. Suo figlio, Giure III, guerreggiò vantaggio samen te contro gli Svedesi. Giovanni Danilovict Calita o la Borsa, suo f
ratello, confermato pow dopo di lui dal Can Usbecco
nella dignità di gran principe (an. 1428), s'adoperò più che alcun altro de' suoi predecessori pel concentramento della sovranità in persona di un sol capo di dinastia; nè sul principiare del suo regno egli era realmente sovrano fuori del suo principato ereditario di Mosca, amministrando soltanto quelli di Vladimiro, e di Novogorod quale governatore in nome dei Cao del Kipciak, e non potendo far prevalere presso gli
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