Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RUSSIA (LINGUA E LETTERATURA. DELLA)
      Non industrie, non fabbriche, non commercio, nulla di ciò cbe fa la vita attiva d'una città. Secondo il conto reso dal ministro dell'interno nel torno di cui discorriamo, la popolazione urbana della Russia d'Europa era di 5,582,000 anime; ciò è dire, di 19.41 °'0 della popolazione totale. Di questa 3 milioni abitavano realmente nelle città, e 2,582,000 individui erano sparti nelle campagne, ove attendevano al commercio di transito nell'interno dell'impero. Sui 3 milioni per noi mentovati, 1,300,000 attendevano a varie Bpecie di cultura; per lo cbe rimanevano soli 1,700,000 cittadini degni di tal nome nell'accezione cbe noi generalmente ad esso diamo. In qualche cittadetta mancavano al tutto gli artieri d'ogni ragione: moltissime manifatture, fabbriche e ferriere collocate nelle campagne, lungi dai centri popolosi, erano frequenti di operai, i quali aveano prima esercitato l'agricoltura; e come possono mettere insieme una piccola somma abbandonano le officine, e riedono all'aratro. Nullo il commercio nella più parte delle città centrali, e la stessa Nijni-Novogorod, celebre per l'annua fiera, durante la quale un mezzo miliardo di lire è messo in circolazione da forse un milione di persone cbe la fanno animatisBima, di tanto movimento non approdò gran fatto. De'suoi 31,543 abitanti, soli 800 esercitano la mercatura e circa 6000 sono coltivatori; e se tolgasi l'industria del fuuajo, nulla trovasi più. Un 400 o poco più case di pietra; le restanti, due migliaja e qualche centinajo, di legno. A ragione adunque faceasi a fidanza colle grandi riforme promesse dal Governo in tutti i rami della pubblica amministrazione nell'anno 1864, al quale si riferiscono le cose cbe diciamo. Vero è che l'emancipazione dei servi non poco contribuì a turbare le transazioni commerciali e industriali del paese; e comecché adducesse una profonda rivoluzione sociale e politica, pure dovea impigliarsi negli imbarazzi finanziarli. Il paese però non ebbe a querelarsene; poiché i provvedimenti presi dall'imperatore miravano a stornare una rivoluzione che avrebbelo inondato di sangue.
      11 ministro di giustizia accingevasi a compiuta e radicale riforma delle leggi civili e criminali e quello della guerra continuavaBi nelle sue, mercé le quali giunse a riorganare cosi l'esercito, da potere, in poco d'ora e senza enormi spese, avere a sua disposizione un'imponente massa di uomini bene agguerriti. L'attività del generale Milutine o Mil-loutine si volse inoltre alle scuole militari, stabilite per fornire all'esercito officiali istruiti. 11 vero J è che le 435 scuole militari esistenti nel 1863 con 35,319 allievi costavano 16 milioni di lire peranno 1 al Governo, e quale utile arrecassero allo Stato fu dimostrato dalla campagna di Crimea, ove si chiarì che non vi avea uffiziali più ignoranti, più viziosi e più nulli di quelli usciti dal corpo dei cadetti. Ondecché fu da lodare il Milutine che, distruttane la maggior parte, converse tutte le altre in ginnasi] o licei militari. E riforme utilissime si compierono parimente nella pubblica istruzione. Ammesso il principio che lo Stato, riscuotendo le imposte per le spese dei diversi rami della pubblica àmministrazione , era tenuto allo insegnamento verso i contribuenti. Ogni maniera di scuole, diqualunque nome, rimanevano libere, e chiunque volesse frequentarle non avea che a dare il suo nome, e pagare due lire per semestre per inchiostro, illuminazione e scaldamento. Nò qui cessarono le riforme; ma si stabilì che ogni suddito russo, di qual fosse età e condizione, potesse presentarsi agli esami universitarii, ed ottenere i gradi di candidato, di magistero, di dottorato; nè il diploma relativo avesse a costar nulla, pel principio sopra espresso. La quale innovazione, a dire il vero, potrebbe far arrossire le legislazioni dei più culti paesi di Europa, non esclusa l'Italia.
      In questa, la famiglia imperiale era tristamente colpita dalla morte del principe ereditario Niccolò Alessandrovic, fidanzato alla principessa Dagmar di Danimarca, il quale alla fiue di aprile 1865 trapassò a Nizza, lncendii frequenti recarono nello stesso anno la desolazione massime nelle provincie polacche annesse: la sola città di Homel ebbe perdite per forse otto milioni di lire. Causa di tanti disastri la malvoglienza: ma, di chi? I Russi dicevano dei Polacchi; questi di quelli. La gente Bennata, al leggere ogni di nuove relazioni di incendii, ripeteva il notissimo: Js fecìt, cui prodest; ed è noto che bande di bordaglia scorrazzavano il paese a danno dei Polacchi; di che il Governo non andava in Ì3manie, e chiudeva un occhio. Si aggiunse la carestia in varie provincie, e massime in Finlandia e nel paese dei Backiri, a cagione della completa mancanza di cereali e di foraggio; per lo che fu necessario uccidere molta parte del bestiame che non poteva essere nutricato. Nè mancarono malattie epidemiche, fra quali la così detta febbre ricorrente, che tornò funesta massimamente a Pietroburgo, e una breve comparsa del funesto cholera asiatico. Nell'iufrattanto la malattia dei filugelli colpì le regioni del Caucaso, che ne rimasero gravemente danneggiate. Ultimamente noteremo un morbo indigeno di ribalda indole cbe domina principalmente le classi inferiori della società, l'ubbriachezza. 11 consumo di acquarzente o alcoole cresce a dismisura tutti gli anni, e veggonsi in varie Provincie sestuplicate le taverne, dove i contadini lasciano sovente in pegno i loro più necessari utensili, e molti popolani le loro masserizie per aver di spiriti a isonne. Le società di temperanza sbracciaci per cessare il rio costume; nè può dirsi che qualche miglioramento non apparisca da alcuni anni. L'abolizione del servaggio continuò a produrre nel presente anno turbamenti profondi e general malessere; perchè i contadini, cessando di essei servi, non divenivano peranco nè liberi cittadini nò proprietarii ; gli antichi signori poi del suolo di malocchio vedevano cangiate le loro condizioni c nelle relazioni coi contadini, e sì per riguardo alh proprietà fondiaria. Rotto l'antico equilibrio, en da stabilirne un nuovo, poggiato sul principio d libertà, che vuol essere consolidato dalla demo crazia. E avvengacchè queste idee non arridessero a moltissimi signori invecchiati nei privilegi di loro casta, così un potente partito fbrmavasi contro le tendenze della legge del 19 febbrajo 1861, per creare una classe di proprietarii nobili privilegiati, mercè lo Btabilimento di maggioraschi che sarebbero potente ostacolo alla democrazia. 11 principio
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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