Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
$26 RUSSIA (LINGUA E LETTERATURA DELLA")
neri di poesia, ma non conseguì alcun merito reale fuorché nel dramma. Prima di lui non si avevano tragedie regolari scritte in lingua russa, ancorché Botto il regno di Alessio Mikhaiiovic si fossero rappresentati misteri ed altre composizioni di poco momento; egli trovò nella persona di Fedor Volkhof (an. 1729-64), vero fondatore del teatro russo, chi
10 seppe incoraggiare a persistere ne* suoi sforzi, e sul fare dei grandi modelli francesi compose il Sinaf e Trnvor, la Zemìra ed il Falso Demetrio. Trovò poi Soumarokof in Kniujenine (an. 1742 91) un emulo che lo superò nella purezza e nella nobiltà dello stile, abbenchè se gli possa non di rado dar taccia di freddezza, di esagerazione, e quel che è più di una imitazione troppo servile e mal dissimulata dei capolavori della scena francese. In breve si videro in Russia comparire non poche commedie, in cui i vizi e le debolezze di quel tempo sono sferzate con tal motteggio che non va disgiunto da certa piacevolezza; e Von-Vizine (anno 1745 92), autore di alcune di tali produzioni, scrisse principalmente in prosa, e fu tra* primi ad adoperarsi per formare lo stile. Ablecimof fece rappresentare nel 1779 il primo vaudeville nazionale; Eheraskof (an. 1733-1807), oltre a non poche tragedie, odi ed epistole, ha lasciato due poemi epici di lunga lena, uno de'quali, la Bustiade, pubblicato a Mosca nel 1779, celebra la conquista di Eazan fatta dai Russi sotto Giovanni IV: la sua dizione è facile e regolare, ma nell'insieme si scorge difetto di poesia; soprannominato a'suoi giorni l'Omero russo, egli è oggigiorno quasi posto in dimenticanza. Ivano Kbemnitzer (an. 1744-84),
11 quale nelle sue favole andò più oltre che non gli consentivano i tempi d'allora, non merita la stessa sorte; e lo stesso dicasi pure del generale Vladislao Ozerof (an. 1770-1816), che in versi alessandrini compose varie tragedie, fra le quali Edipo, Fin gallo. Dimitri Donskoi, ed acquistò merito superiore a quello de'suoi predecessori, massime dal lato dello stile. Meritevoli di menzione stimiamo pure il principe Ivano Mikhailovitci Dolgorouki, il conte Khvostof (an. 1757-1835), Simeone Bobrof, morto l'anno 1810, Vassili Petrof (anno 1736-99) e principalmente Ippolito Bogdanovic (anno 1743-1803), i quali tutti con maggiore o minore ingegno e successo si applicarono a diversi rami del geuere lirico, non che alla poesia didascalica e descrittiva. Sebbene l'ultimo sia stato soprannominato l'Ana-creonte della Russia, nè a lui nè agli altri sopra menzionati spetta la palma dell'ode, ma bensì a Dezjavine, il quale fiorì verso la fine di questo primo periodo letterario. Come Lomonosov lo aveva fatto a'tempi di Elisabetta, Dezjavine cautò la gloria delle armi russe sotto il regno della grande Caterina; dotato poi di maggior inventiva e di maggior calore di qualsiasi fra i suoi predecessori, toccò egli la sua lira coll'entusiasmo di un bardo inspirato; dai suoi versi, tutti caldi di amor patrio, spira vero sentimento poetico; onde venne in grandissima stima anche presso gli stranieri, e la sua Ode a Dio fu tradotta in varie lingue di Europa. Vuoisi nondimeno avvertire che non tutte le poesie di questo autore hanno merito eguale, nè tutte sarebbero da proporre a modello per ogni rispetto.
Fu d'uopo ancora di molto prima che la prosa russa potesse vantare la dolcezza, la flessibilità e l'armonia per cui tanto si ammirano a quell'epoca i versi dei poeti ; della qual differenza la ragione in ciò consiste, che le classi elevate mostrarono maggior propensione per le liugue straniere, massime per la francese. Il pergamo, allora meno silenzioso che al dì d'oggi, le fu di grande giovamento; e noi dobbiamo qui ricordare con onore i sermoni del metropolitano di Mosca Platone Levchine(an. 1737-1812), il quale scrisse parimente la storia della Chiesa russa (Mosca 1805), quelli di Anastasio Bra-tanofski arcivescovo di Astrakan, e di Giovanni Levanda arciprete a Kief. Gli storici anche più commendevoli, come, per es., il principe Michele Chcerbatof (an. 1733-90), la cui Storia di Bussia venne in luce dall'anno 1770 al 1792, in 15 volumi in 4°, ed il generale Ivano Boltine (an. 1735-92), il quale si distinse per la sua critica solida e giudiziosa, erano, a vero dire, ancor lungi dal poter pretendere al titolo di scrittori di un merito non contrastato. Con tutto ciò Michele Moravieff(an. 1757-1807), ajo del giovine Alessandro e di suo fratello il granduca Costantino Moravieff, il cui nome ricorda ai nostri giorni quello di uu uomo dottissimo, ma padre infelice, scrisse opere di storia, di morale e di estetica, degnissime di lode pel loro stile. Finalmente a divulgare allo straniero la cognizione della lingua russa contribuì grandemente il Vocabolario comparativo della lingua russa ed altre (V. Pallas), del quale aveva pensato il disegno la stessa imperatrice Caterina II; come non poco del pari vi contribuì il Dizionario etimologico pubblicato alla Btessa epoca dall'Accademia russa (anni 1787 94).
All'ascensione al trono dell'imperatore Alessandro incomincia in Russia un nuovo periodo quanto allo sviluppo delle scienze e delle lettere. Niuno ignora l'ardore di quel monarca nel diffondere ne' suoi Stati l'istruzione, ardore che per altro venne alquanto in lui scemando negli ultimi anni della sua vita; ma in grazia appunto dell'incoraggiamento da lui dato innanzi agli studii, tanti furono gli scritti stampati, che Sopikof nel suo Saggio di bibliografia russa (Pietroborgo 1813-23, 6 voi. in 8°) potè contare per ordine alfabetico 13,249 volumi scritti in antico slavo o in russo, dopo la prima introduzione della tipografia nell'Impero degli czar.
L'uomo più eminente della letteratura russa in sul principiare di questo periodo, il creatore di una prosa corretta e facile, come quella dei buoni autori francesi e inglesi che aveva molto studiati fu Karamzine (V.), al quale appartiene del pari la gloria di aver fondato un monumento non perituro per la storia 'della sua patria. Primo egli nel suo Giornale di Mosca diede a' suoi compatrioti i primi saggi di una critica giudiziosa, e con pari assennatezza nel Corriere d'Europa scrisse intorno alla politica del giorno; ma la sua Storia di Bussiay anche indipendentemente dal suo grandissimo merito siccome opera di erudizione, può essere ris-guardata come la prima opera veramente nazionale: dettata da un patriotismo illuminato e senza affettazione, è altresì molto commendevole per lo stile, ed atta a far conoscere di quali mezzi potesset^ooQle
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