Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RUSTICO FABIO - RUSTICO L. GIUNIO ARULENOservizio, senzachè vengano considerati come raminghi ; ma se colla loro caparbietà e malignità vengono a riescire molto pericolosi, oppnre si rifiutano costantemente di lavorare, non v'ha dubbio che, malgrado l'opposta opinione del Brugnone e del Mangosio, debbano essi, legalmente parlando, venir dichiarati affetti da rustichezza. È dichiarato rustico l'animale bovino che ricusa di trarre il carro o l'aratro, che nel traino si appoggia di continuo fi cotanto contro il timone da obbligare il compagno il trascinare da solo tutto il peso, che si spaventa ) diviene furioso alla vista di certi oggetti, che si 'mpianta, rincula e si difende con violenza piuttosto l'andare innanzi, che dà calci e cerca di ferire eolle corna l'uomo od anche gli animali della stessa od anche di diversa specie, non che la femmina che non vuole lasciarsi mugnere, nè poppare dal vitello.
      La rustichezza è specialmente considerata in Europa qual vizio redibitorio, e nel nostro paese sono assai frequenti i litigi che insorgono nelle contrattazioni degli animali per causa di questo vizio, a coi è concessa una troppo lunga garanzia, quella cioè di giorni quaranta. Il veterinario perito, incaricato, in simili circostanze, di pronunziare un coscienzioso e retto giudizio, deve procedere colla massima prudenza, ed adoperare ogni cautela per non essere tratto in errore da una falsa apparenza o dalla colpevole malizia di alcuno dei contsaeuti. Egli non debbe ignorare che i vizi che la costituiscono , dipendono spesso da qualche disordine effimero od accidentale, o si producono sotto l'influenza di alcune instabili condizioni, tolte le quali, essi scompajono affatto. Nè debbe mai obliare che la cattiva applicazione di qualche arnese, di un morso, ad esempio, ruvido o violento, l'inesperienza o la malizia di chi li cavalca o li guida, una lesione qualuuque fortuitamente avvenuta sul corpo degli animali, la rimembranza di una spaventosa o dolorosa impressione altra volta ricevuta, la ricordanza di cattivi trattamenti a cui furono assoggettati da qualche persona, con cui accidentalmente si trovarono in rapporto, un insolito avvenimento, un'accidentale condizione dell'organismo possono far parere rustico un animale, che nelle circostanze normali è affatto docile e mansueto. Perchè possa dirsi che esiste la vera rustichezza è necessario che sia costituita da vizi gravi cbe intieramente tolgono o menomano grandemente l'uso degli animali, e sono insanabili ed iuemendabili.
      Il numero di questi vizi nel cavallo è scemato di molto , dopo che il capitano Balasaa ha fatto conoscere il suo s stema, mediante il quale si perviene a sottoporre alla ferratura quasi tutti i cavalli, anche i più cattivi, ritrosi, paurosi, irritabili, ed affatto viziati. E se si fosse tenuto il dovuto conto degli insegnamenti dati in proposito dagli antichi zoologi ed agronomi, assai prima d'ora si sarebbe riconosciuto che moltissime volte colle carezze , colla voce, collo sguardo e colle ordinarie correzioni si perviene a ridurre alla docilità animali che troppo leggermente furono giudicati intrattabili e pericolosi. Valga per tutti un esempio tratto dal Columella, e riferito quale fu tradotto dal Bartolo con quella soavità di stile, che è uno dei mi-
      gliori pregi di si elegante scrittore, c V'ha de' buoi, dice egli, di cosi mal vezzo che, arando, a mezzo il solco ristanno, ostinatissimi a non voler muovere più avanti, e se l'agricoltore, che non deve comportarglielo, lo sgrida e tuttavia col pungiglione lo stimola, il malvagio bue stramazzasi in terra. Ora tu, dice Columella al villano, non ne far le matte disperazioni, nè t'adirar si che a ferro e a fuoco Io vogli vincere, che ti verrebbe più agevolmente fattò torgli le corna che l'ostinazione dal capo. Scioglilo dall'aratro, e togli d'in sul collo il giogo, e quivi medesimo dove si gettò stramazzone, annodagli d'una buona ritorta i piedi e vattene. Di-batterassi per rialzarsi, ma indarno, muggirà, diresti che domanda perdono; non te ne venga pietà, e vel lascia quanto la fame, e '1 disagio, e 1 dispetto, e 'I dolore l'abbian macero più che a buona misura; allora discioglilo, e non fia mai più vero ch'egli arando s'arresti, tanto gli parrà ogni solco esser quello, dove sì caro gli costò il gittarsi ».
      Vedi : Balassa, Varie di ferrare i cavaUi senta far uso della forza — Silvani, Della contrattazione del bestiame secondo lo statuto municipale di Bologna — Toggia, Veterinaria legale — Mangosio, Trattato di veterinaria forense — Rossi Nicola, Trattato dei vizi redibitorii — Mignon e Gulisset, Traité des vices rédhibitoires — Gera, Dizionario di agricoltura e di veterinaria — Bonora, Trattato di zooiatria legale — Pozzi, Zooiatria legale — Vallada, Rivista analitica delle legislazioni europee relative al commercio .del bestiame.
      RUSTICO Fabio (biogr.). — Storico romano citato parecchie volte da Tacito, che accoppia il suo nome a quello di Livio (Livius veterum, Fabius Rusticus recentium eloquenti ss imi auctores. Agr., 10). Era contemporaneo di Claudio e Nerone, ma nulla sappiamo dell'estensione della sua opera, tranne che riferiva gli avvenimenti dell'ultimo imperatore.
      Vedi Tac., Ann. (xin, 20; xiv, 2, ecc.).
      RUSTICO L. Giunto Aruleno {biogr.). — Chiamato più comunemente Aruleno Rustico, ma alle volte anche Giunio Rustico. Lipsio però ha dimostrato che il suo intiero nome è L. Giunio Aruleno Rustico (ad Tac. Agr., 45). Rustico era un amico ed allievo di Peto Trasea, e com'esso ammiratore ardente della filosofìa stoica. Fu tribuno della plebe nel 66 av. C , nel qual anno Trasea fu condannato a morte dal Senato, ed avrebbe posto il suo veto al senatu8consulto8e Trasea non l'avesse impedito. Fu pretore nelle guerre civili dopo la morte di Nerone, e fu posto a morte da Domiziano per aver scritto un panegirico di Trasea. Svetonio gli attribuisce anche un panegirico sopra Elvidio Prisco; ma esso fu composto da Erennio Senecio, come apprendiamo da Tacito e Plinio (Tac., Ann., xvi, 25; Hist., ni, 80; Agr., 2; Plin., Ep., i, 5).
      Rustico Q. Giunio fu uno dei maestri dell'imperatore Marco Aurelio e il più illustre filosofo stoico de'tempi suoi. Ricevette le più ampie testimonianze di onore da Aurelio, il quale lo consultava di continuo su tutte le faccende pubbliche e private, lo inalzò due volte al consolato, ed ottenne dopo la sua morte dal Senato che fossero rizzate statue iu onore di lui. Il suo nome però apparisce una volta solante nei Fasti consolari, vale a dire nel 162


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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