Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
fctrtrSBROEK (DI) GIOVANNIche chiamatasi Rivellino. Ignota l'epoca e della torre e del castello, ma deve risalire al principio del secolo nndecimo dell'èra volgare; ed è a notarsi che nella parte esterna della torre, dal lato del mezzodì, vi è incastrata nel moro una lapide e nel mezzo vi stanno due scudi di ugual dimensione, l'uno a campo liscio e l'altro con un leone ritto sui piò di dietro, che gioca le gambe, ha la lingua fuori, e la coda alzata e rivolta sulla schiena. Non si sa di chi sia stato cotesto stemma, ma non fu certo di alcuno di quelli, cui fu Ruvo assegnata in feudo. Lunghesso le antiche mura, due torrioni indicanti le due estremità della linea S. E., rimangono unico vestigio di quella porzione di mura, ristaurata nel 1512 dai danni sofferti nel 1503 per l'urto delle artiglierie di Consalvo, il gran capitano, che le scaricava contro i Francesi chiusi in Ruvo sotto il comando di La Palisse. Le strade interne della città sono tutte, tranne pochissime, carrozzabili, e di fuori, rasentando quasi le antiche mura, corre una strada ampia e deliziosa che serve principalmente di passeggio ai cittadini, nò le cede in bellezza l'altra cbe conduce a Bari, e dopo 3 chilom. fra continue siepi di mandorli e di ulivi passa per la città di Trelizzi, posta in bflsso e perciò sempre in vista dei viaggiatori. Ad E. della città, fuori della porta detta di Noè, vi è un largo che dalla medesima si addomanda; e forma un sobborgo decorato di bei palazzi e della grandiosa chiesa e casa dei Padri delle Scuole Pie, ex-convento dei Domenicani. Magnifiche chiese si veggono anche nell'interno della città, e primeggiano tra esse le seguenti: 1° Duomo, di architettura gotica del secolo viu, colla porta maggiore mirabile per la bellezza ed eleganza de'suoi gotici ornamenti ; ne* lati della medesima stanno due leoni sui cui dorsi si elevano due colonnette gotiche, con basi e capitelli del medesimo ordine, che servono di sostegno a due jppogrifi, serventi di base coi loro dorsi ad un soprarco, intagliato tutto di foglie nel giro dell'esterna cornice. L'interno è a croce latina con dodici piastroni di purissimo stile gotico, che ne sostengono la navata, adorni di foglie, putti, teste di animali, frutti, ecc.; nè vi è difètto di graziose pitture, fra cui spiccano tre quadri di Luca Alvese. Accanto alla cattedrale sorge il palazzo vescovile, su cui è notevole una gotica iscrizione, che rammenta la )ietà del vescovo Pietro de Gargentis, morto nel 1110, e rimasto immortale nella memoria dei Rn-vesi, per aver convertita la sua casa in lazzaretto a sollievo degli appestati, come viene appunto atte-testato dalla semplice e commovente epigrafe:
jRebus egene veni, miseris est hcec domus aptata Pauperibus, Petro Rubensi presule facta.
Fra cotesto palazzo e la cattedrale ergesi altissima la torre quadrata del campanile, dell'epoca stessa del tempio, famosa per aver servito di fortezza alle fazioni del medio evo. — 2° Sant'Angelo, chiesa de' PP. MM. Osservanti all'estremo comignolo N. E. della collina, sul cui pendio, a circa mezzo chilometro di distanza al S. comincia estendersi la città. Posseduta nel secolo xu dai Basiliani, diventò nel secolo sui dei Francescani, ed è certo che lo stesso san Francesco di Assisi vi stabili nell'annesso mo-
nastero i suoi frati, dopo la peregrinazione al Gargano ed a Bari. Fu ristaurata nel 1449 colla facciata rivolta al Gargano, come in origine ; ma nel 1744 fu riedificata dalle fondamenta colla prospettiva a mezzodì. Fra le quattordici statue di cui ò adorna, è mirabile quella di san Michele, e fra i molti bei quadri primeggia quello dei Re Magi al presepe di Betlemme, opere entrambe rimaste della Chiesa primitiva ; nè vi si deve dimenticare una statuetta della Vergine in oro massiccio e smalto finissimo, dono del cardinale Albani. —3° Chiesa dei Padri delle Scuole Pie, già mentovata, maestosa ed arricchita testé di novelli ornamenti, per cui potrebbe aver posto condegno in qualunque delle più cospicue fra le italiche città. — 4° Chiesa dei Càppucciniy edificata ne' primi anni del secolo xvn, nel punto d'aria più temperato della collina. Notevoli inoltre la chiesa di San Giovanni Rotondo, esistente già fin dal 1000 come parrocchia ; la chiesa di Santa Maria di San Luca, che ricorda il 1193; la chiesa di San Sabino, regalata fin dal 1082 dal vescovo di Ruvo Gilberto al vescovo di Montepeloso ; la chiesa di Santa Maria del?Annunziata del 1377 ; e la chiesa di San Rocco, eretta per la liberazione dalla peste.
A queste religiose istituzioni corrispondono pur anco parecchie delle più civili, cbe fanno fede degli odierni progressi, essendovi in Ruvo, dopo che questa rispettabile città appartiene anch'essa al Regno d'Italia, un Monte frumentario, uno di pegni, una Cassa di risparmio, una Società di mutuo soccorso, un ospedale civile, la ferrovia e la linea telegrafica. Non si devono da ultimo dimenticare le quattro collezioni di vasi fittili italo-greci e di altri oggetti di belle arti, scoperti nelle antiche tombe della città : 1° Collezione «fatta, una delle più pregevoli fra le collezioni private in Europa. 2° Collezione Caputi. 3° Fenicia. 4° Lojodice, già Arsi. Arroge una preziosa collezione di medaglie e monete antiche del numismatico Domenico Tombone,che contribuì non poco ad illustrare le reliquie numismatiche del suo paese. Saluberrima l'aria di Ruvo, e la città e i dintorni sono provveduti di acqua in gran copia, per la quantità ragguardevole di pozzi e cisterne che conservano l'acqua piovana viva, leggiera e salutare.
Per più ampie notizie sono a consultare : Jatta, Cenno storico sulY antichissima città di Ruvo— Millingen, Considérations sur la numismatique de Vancienne Italie, Rubi in Pucetia — Ballettino archeologico napoletano (1858, n° 135 e segg.)— Quagliatila Saverio, Monografia di Ruvo Apula (Napoli 1861), che è preziosa per indagini archeologiche.
RUYSBR0EK (di) Giovanni (biogr.). - Mistico belga, nato verso il 1294, morto il 2 dicembre 1381 presso Bru88ella. Ad undici anni lasciò la madre per trasferirsi a Brussella presso un suo parente, che era canonico di Santa Gudula; dopo alcuni studii di grammatica si diede ad un genere di meditazione contemplativa, di cui conservò il gusto per tutta la sua vita, e che la lettura di Dionigi Areopagita sviluppò viepiù sempre. Nel 1318 si fece prete ed esercitò le funzioni di vicario a Santa Gudula, finché nel 1343 andò a visitare un eremita ch'erasit^ooQle
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