Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SABADELL - SABARIA
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figlio mio della stirpe mia che amo, re Sciabak vivificatore ». Sono parole del dio, del quale il faraone aveva fatto scolpire l'immagine in quella statuetta.
È notabile che i cartelli di questo re, come dei due seguenti re etiopi della xxv dinastia, si trovano in ogni luogo percossi a bella posta da antica martellatura. Ciò probabilmente significa che i faraoni delle dinastie posteriori non ebbero a grado di conservare i nomi di re d'una famiglia non egiziana, quantunque ne rispettassero i monumenti. E facile era il ripiego che in quei tempi si praticava senza rispetto, anche tra i re d'una famiglia medesima. Si martellava il nome o se ne empieva di stucco
10 spazio, e sopra si scolpiva quello del regnante.
11 tempo che ha fatto cadere quegli strati, ha scoperta la primitiva impressione. — Si trova di Sa-bacone re etiope un sigillo impresso con segni geroglifici, il quale è molto importante, e di cui diamo l'iutaglio nella fig. 5813. È un frammento il quale contiene un personaggio dinanzi ad una divinità
mancante col cartello del re, ed altri segni. Pare che il senso dei segni sia questo: «Adoriamo te: Dio buono, signore che produce cose, Sciabaka ». Poi altra pure comune nelle iscrizioni egizie : < La vita segue il suo capo ».
SABADELL (geogr.). — Citttà industriale di Spagna, Catalogna, con 17,000 abitanti, e importanti fabbriche di lana e cotone.
SABADIGLIA, SABADILLA, CEBADILLA, o GEVA DILLA (hot. e farm.). — Asagrcea offìcinalis, o Helonias offìcinalis, pianta del Messico, dell'ordine delle melantacee, i cui semi si usano in medicina per proprietà analoghe a quelle dell'elleboro bianco {veratrum album).
L'analisi chimica mostrò che la sabadiglia contiene: una materia grassa ; due acidi, uno l'acido sabadico e l'altro Vacido veratrico; un alcaloido detto veratrino ; acido gallico ; cera ; gomma; una materia gialla colorante. L'azione terapeutica di questo farmaco è dovuta alla veratrina contenutavi.
Si usa in polvere, in clistere, in tintura alcoolica ed in estratto. Fa d'uopo somministrarla con precauzione, dacché potrebbe riuscire pericolosa. Per polverizzarla si procede cautamente affine di evitare che non si respiri il polviscolo che suole volatilizzarsi durante i colpi del pestello, dacché ne basta pochissimo a produrre sternuti violenti. L'ultima polvere dev'essere mescolata accuratamente colla prima e quella di mezzo, perché nell'ultima rimane più materia attiva.
Si adopera principalmente contro gli ascaridi e le pulci, che ne rimangono morti.
SABADILLINA (chim.). — Nome dato da Couerbe ad un pricipio alcaloideo che nei semi di sabadiglia accompagnerebbe, secondo questo chimico, la Veratrina (V.).
SABADINO DEGLI ARIENTI Giovanni (biogr.). — Novelliere, nato a Bologna un po' prima del 1450, morto dopo il 1506. Di famiglia nobile, fu per venti anni segretario del conte Andrea Bentivoglio, e passò quindi, verso il 1483, al servizio d'Ercole di Ferrara. Nel 1475 avendo accompagnato Bentivo-glio ai bagni della Porretta, nel Bolognese, per divertire il suo signore e la brillante società ivi raccolta, compose una serie di novelle, la maggior parte licenziosissime. Esse furono pubblicate sotto il titolo latino di Facetiaruiu poretanarum opus (Bologna 1483, in fol., rarissime), poi sotto il titolo italiano di Settanta novelle dette le Porrettane (Venezia 1484, in-fol., e 1504, 1531, in 8 ; Verona 1540, in-8°), e ristampate nel tomo u dei Novellieri italiani. L'edizione del 1540 contiene sessantuna novella, quella del 1531 sessantadue; tutte le altre non ne hanno che sessanta, benché il titolo ne indichi sempre settanta. Sabadino, che coltivava eziandio la poesia, lasciò altresì in manoscritto: Ginevra delle chiare donne; raccolta consacrata alle gentildonne italiane del medio evo; Trattato di consolazione; Vita di Anna Sforza, moglie di Alfonso di Ferrara; Vita del conte Andrea dei Bentivogli.
Vedi Fantuzzi, Scrittori bolognesi.
SABAL (bot.). — Genere di piante della famiglia delle palme, tribù delle corfinee, della Carolina e della Virginia.
SABARIA (lat. Sabaria, gr. Saouooggi Stein am Anger, ed anche Szombathely) (geogr. ant. ). — Città considerevole un dì nel N. dell'Alta Pannonia, in una pianura tra il fiume Arrabone (Arrabo, oggi Raab) ed i Deserti dei Boi (Deserta Boiorum), sulla stradada Cam unto (Carnuntum, oggi ruderi presso Baimburg) e Petovio (Poetovium, oggi Pettavia, Pettau, Petau). Cotesta città, che sembra essere stata sede antica di Boi, trasse la sua importanza parte dalla fecondità del suolo su cui sorgeva, e parte dalla circostanza che formava una specie di punto centrico, a cui convergevano parecchie strade. Claudio, imperatore dal 41 al 54 d. Cr., la inalzò al grado di colonia romana, per cui ebbe il soprannome di Claudia. Settimio Severo imperante dal 193 al 211 d. Cr., fu in essa proclamato Augusto, e l'imperatore Valentiniano vi risiedette qualche tempo (Plin., ih, 27 ; Ptol.,n, 15, § 4; Aurei. Vi et. Epit., 19; Amm. Marc., xxx, 5). Per questa ed altre circostanze la città salì a grande prosperità durante l'ultimo periodo del romano Impero; e l'antica sua grandezza ci viene tuttodì attestata dai numerosi suoi avanzi di tempii ed acquedotti. Si scopersero inoltre non poche statue, iscrizioni e medaglie presso alla piccola città ungherese di Stein am Anger o Steinamanger, in ungherese Szombathely, ossia Macerie Bulla pianura, sul prato, denominazione indicante le rovine dell'antica Sabaria, cui corrisponde oggi cotesta piccina ma prospera e florida città ungherese, con circa 5000 abit,
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