Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      e gli Equi a sud, e con i Marai e i Picentini all'est. Le principali città erano Reate, Interocrea, Falacrinum, Nursia, Amiternum, Casperia e Cure. Ma nessuna era molto grande, i Sabini essendo poco inclinati al convivere urbano. Erano una razza energica, fiera, religiosa, austera. Cicerone ne parla come di severissimi homincs, e Livio nota la disciplina tetrica ac tristis veterum Sabinorum (V. La-tini, Lazio, Eieti, Roma).
      SABINIANO, papa (biogr.). — Figlio di Bono, nacque oscuramente in Volterra, come vuole Ba-ronio, o secondo altri di Bieda, ed altri di Poli marzio; da Niceforo Calisto (Stor. ecclesiastica, lib. xviii, cap. 56) chiamato Innocenzo, nome che forse ebbe congiunto a quello di Sabiniano. Platina, nelle Vite dei pontefici, lo qualificò di costumi un poco vaghi, ma ciò merita poca credenza, se si considera che san Gregorio I non solo lo credè degno di crearlo cardinale diacono, ma ancora d'inviarlo nunzio o apocrisario nel 593 in Costantinopoli all'imperatore Maurizio, presso il quale restò quattro anni, finché nel 597 fu richiamato in Roma; di più meritò che dopo la morte di quel gran pontefice ne fosse eletto successore il 13 settembre del 604. Non essendo nei primi secoli della Chiesa rascenBO per gradi necessario, secondo alcuni scrittori, omesso il grado di prete, si procedette alla di lui consacrazione in vescovo. Alcuni pretesero attribuirgli l'invenzione delle campane nelle chiese ; forse ne prescrisse l'uso alle ore canoniche, per eccitare col loro suono la divozione dei fedeli. Pia tiua che lo biasima, riferisce che mostrò zelo perchè nelle chiese le lampade fossero sempre accese, specialmente nella chiesa di San Pietro; indi difende san Gregorio I dalla taccia di aver fatto spezzare le statue antiche, per cui, ad istigazione di alcuni romani, Sabiniano si mostrò acerbo contro la memoria del predecessore. Sigeberto di Glem-bours (in Chron., all'anno 607; De vir. illustr oap. 41 e 43) con satirica penna scrisse, e ripeterono altri, che questo papa fu nemico giurato della memoria di san Gregorio I, onde risolvette di bruciare le sue opere, del che assai dubitano i migliori critici ; come altresì dell'essergli apparso san Gregorio I, rimproverandogli indarno per ben tre volte la sua avarizia, finché alla quarta lo percosse si gravemente sul capo, che poco appresso ne mori. Di tali favole fanno capitale quelli che, per iscre-ditare la Bede romana, vanno cercando di pescar nel torbido (vedasi Papebrochio, in Propyleo, p. 182, n° 2). Platina volle narrare, ch'essendovi una gran carestia nel suo pontificato, ed avendo i poveri fatta a lui istanza che volesse nel far le elemosine imitar la pietà e la beniguità di san Gregorio I, non sapeva rispondere altro, se non che bramoso san Gregorio I di procurarsi la fama popolare, avea col suo soverchio dare dissipato tutto il patrimonio di Santa Chiesa. Sull'accusa contro Sabiniano, che voleva bruciare i libri del predecessore, fortemente dubitano Mabillon (Annal. ord. Bened., lib. x, § 34, p. 260); Gretsero (De jure et more prohibendi libros malos, t. xm, lib. i, c. 30, p. 103), ai quali però contraddice il p. Rainaud (De malis ac bonis libris, n° 582), ove pretende che ciò sia vero, sull'autorità di Giovanni Diacono, il qualeper altro, al dire di Novaes, neppur nomina Sabiniano nella Vita di san Gregorio I(lib. iv, cap. 69) ; quando parla degli antichi calunniatori che desideravano fossero bruciati i libri del dottissimo e santo pontefice.
      , SABINIANO (biogr.). -- Generale romano nel regno di Costante, che lo nominò nel 359 dell'èra nostra per surrogare il prode Ursicino nel comando dell'esercito contro il re persiano Sapor o Sapur. La scelta fu cattiva, dacché Sabiniano era non solo un generale incompetente, quantunque avesse preso parte a molte campagne, ma un traditore e un codardo. Egli non aveva appena preso il comando, che Ursicino ebbe ordine di servire sotto di lui, affinchè egli facesse l'opera e Sabiniano ne avesse l'onore. Ma quest'ultimo non potè nemmeno fruire del successo ch'erasi ripromesso. A cagione della sua viltà, Amida, baluardo dell'Impero in Meso-potamia, fu perduta e la guarnigione nccisa. Fra i pochi che scamparono alla furia dei Persiani fu Ammiano Marcellino, che serviva nello stato maggiore d'Ursicino. La ragione per cui Sabiniano non accorse in ajuto d'Amida, conforme l'invito d'Ursicino, fu un ordine segreto dell'eunuco di Corte per far cadere in disgrazia Ursicino ed impedirgli di ricuperare l'antica potenza ed influenza. In ciò' riuscirono pienamente, dacché dopo il suo ritorno a Costantinopoli nel 360, Ursicino fu sbandito dalla Corte, e fini i suoi giorni nell'oscurità. Una sorte consimile e ben più meritata incolse Sabiniano, il quale all'assunzione al trono di Giuliano scomparve dalla vita pubblica, e più non s'udì parlare di lui.
      Vedi: Ammian. Marceli, (xvur, 4, ecc.) — Zonara (ii, p. 20, ecc.).
      SABINO Flavio (biogr.). — Padre dell'imperatore Vespasiano e figliuolo egli stesso di T. Flavio Petro, che aveva servito come centurione nell'esercito di Pompeo in Farsaglia. Sabino era stato uno degli appaltatori della tassa della quadragesima in Asia, ch'egli riscosse con tanta perizia, che molte città rizzarongli statue coli' iscrizione xotX&c TeXwvqdavTi. Appresso divenne banchiere fra gli Elvezii, e mori nella loro contrada lasciando due figliuoli, Sabino e Vespasiano,che fu poi imperatore (Svet., Vesp.} 1).
      Sabino Flavio, primogenito del precedente e fratello dell'imperatore Vespasiano, mentovato la prima volta nel regno di Claudio (45 dell'èra volgare) quando servi sotto Plauzio in Britannia con suo fratello Vespasiano (Dion. Cass., i.x, 20). Appresso governò la Mesia per sette anni, e tenne l'ufficio importante di prefetto della città durante gli ultimi undici anni del regno di Nerone. Fu rimosso da quest'uffizio da Galba, ma vi fu ricollocato all'assunzione al trono di Ottone, desideroso di conciliarsi Vespasiano che comandava le legioni romane in Oriente. Ei continuò in quell'ufficio sotto Vitelìio, e fece giurare ai soldati nella città obbedienza al nuovo imperatore. Ma quando Vespasiano fu proclamato generale dalle legioni in Oriente, ed Antonio Primo e i suoi altri generali in Occidente, dopo la sconfitta delle truppe di Vitelìio, marciarono su Roma, Vitelìio, disperando del successo, si offrì pronto a cedere l'Impero e a porre il potere snpreino nelle mani di Sabino fino all'arrivo , di suo fratello. I soldati germani di Vitelìio però
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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