Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SABURRA - SACADA
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lettera formata dalla mano di Dio, di guisa che d*uua grande moltitudine di creature come di un numero di lettere fu composto questo libro, di cuil'uomo è la lettera capitale..... Il secondo libro,
delle Sante Scritture, fu poi dato all'uomo per interpretare il primo comuue a tutti, non già il secondo ». Provenendo amendue da Dio, questi due libri si accordano necessariamente su tutti i puuti, e non havvi, secondo Raimondo, un sol mistero della religione che non possa e non debba essere spiegato dalla filosofia.
La filosofia è l'interpretazione della natura; ma la natura si riflette nell'uomo e non può essere conosciuta da lui che a condizione ch'ei conosca se stesso. Souo le qualità e gli attributi che trovausi in lui che ponno soli dargli un'idea del rimaneute dell'universo. Ora tutti gli esseri ond'è composto l'universo ponno dividersi in quattro classi : gli uni non posseggono che l'esistenza; gH altri all'esistenza accoppiano la vita; gli altri alla vita accop-piauo la seusibilità; finalmente altri, con le qualità precedenti, hanno ricevuto in retaggio la ragione e la libertà. Dalla gerarchia naturale che formano questi esseri e dall'armonia che esiste fra di loro, dai loro limiti e dalla loro insufficienza c'inalziamo all'idea di una causa prima, sorgente di ogni esistenza, di ogui vita, di ogni sensibilità, di ogni libertà ed intelligenza.
Dio essendo considerato come un essere libero, ragionevole e pieno d'amore, il mondo non si può spiegare che mediante la creazioue, vale a dire mediaute un atto di libertà. D'altra parte Dio non esiste se non è infinito e perfetto, e l'ente perfetto basta a se stesso. Ogni creatura va dunque debitrice della propria esistenza alla bontà divina, e l'universo è opera dell'amor suo. Dio l'ha prodotto per comunicargli una parte delle sue perfezioni e della sua beatitudine.
Dopo aver di mostrato convenientemente l'esistenza di Dio e il dogma della creazione,' toglie a spiegare col lume naturale della, ragione tutti i misteri della fede cristiana, la Trinità, l'Incarnazione, il peccato originale, la grazia, la risurrezione dei morti, ecc., compendiando i pensieri di san Tommaso d'Ajuiuo, di sau t'Agosti no^e le teorie semi-teologiche e semi-filosoficho sviluppate nella Somma e nella Città di Dio. Egli adduce però un argomento tutto suo prò prio. 11 supposto che Dio esiste, che si ò unito a a noi mediaute l'incarnazione, che i rei saranno puniti e i buoni ricompensati, cbe gli uni e gli altri risusciteranno il di del giudizio, questo supposto offre maggiori vantaggi dei supposti contrarii; dunque dobbiam credercfall'esistenza di Dio, all'incarnazione del Verbo, all'immortalità dell'anima, alla risurrezione dei corpi, ecc. In generale, di due proposizioni filosofiche o teologiche, l'una delle quali ci promette più dell'altra, è la prima che s'ha a preferire, quaod'anco fosse la più difficile a provare. È a un dipresso l'argomento di Pascal; sono le credenze poste all'incauto.
Dalla metafisica e dalla teologia Raimondo passa alla morale, ch'ei fonda tutta sull'amore. Mon è soltanto l'anima che s'inalza e trasformasi per mezzo dell'amore, sì anche il corpo: dacché l'anima e il corpo sono necessarii l'uno all'altro, furonocreati l'uuo per l'altro e formano due parti inseparabili dell'esser nostro. Il corpo, rigenerato dall'amore di Dio, arriva ad un'immortalità spirituale ; corrotto dal peccato o dal cattivo amore, conserva un'immortalità materiale; diviene un peso e uno strumento di dolore. Così si spiegano, secondo Raimondo, il mistero della risurrezione e l'eternità delle pene. Gli è per mezzo dell'eternità delle pene ch'egli cerca poi dimostrare il dogma naturale dell'immortalità dell'anima. « Colui che ha offeso Dio, dic'egli, o l'ente infinito, merita una pena infinita, vale a dire eterna. Ora le pene eterne suppongono necessariamente l'immortalità ».
Il libro, come si vede, non va guari d'accordo con la prefazione. Dopo aver detto cbe la Bibbia non è cbe una seconda edizione del libro della Natura e la rivelazione della ragione, l'autore fiuisce per sacrificare intieramente la seconda alla prima e per isconfessare il suo stesso principio, dichiarando, non ostante le sue spiegazioni, che i dommi essenziali del cristianesimo sono misteri impenetrabili (c. 213). Nell'ordine politico egli immola allo stesso modo il potere temporale allo spirituale.
Raimondo di Sebonde diede egli stesso un compendio della teologia naturale, sotto il titolo di De natura hominis dialogus, sive viola anima (Colonia 1501). Questo compendio fu tradotto due volte in francese (Arras 1600; Parigi 1566). Un altro compendio, intitolato Oculus /Idei, fu pubblicato da Amos Comenio (Amst. 1661).
SABURRA (patol.). — Sostanza mucosa, che si è creduto raccogliersi nello stomaco a seguito di cattive digestioni, nei gastricismi.
SACADA (lat. Sacadas, gr. 2«x«S«?) (biogr.). — Di Argo, uuo dei più illustri degli antichi musici greci, è ricordato da Plutarco (De mus9, p. 1134) come uno dei maestri che stabilirono a Sparta la seconda gran scuola o stile (xaTastaat;) di musica, di cui Ta-leta fu il fondatore come Terpandro era stato del primo. 11 suo secolo e la sua perizia sono attestati da Pausania (x, 7 , § 3), il quale riferisce ch'ei guadagnò il premio pel suono del flauto alla prima delle gare musicali stabilite dagli Autizioni in attinenza coi giuochi Pizii (olimp. 4a, 3, 590 av. Cr.), ed anche alle prossime due feste in successione (olimp. 48av 3, ecc.). Dal modo però onde il suo nome è connesso con quelli di Polimnesto e d'Ale-man in varii passi, e fors'anco dalla cessazione delle sue vittorie pizie possiamo inferire che que3te vittorie furono gli ultimi avvenimenti della sua vita. Pausania parla altrove (n, 22, § 9) di queste vittorie pizie come quelle che ammansarono l'ira contro la musica del flauto concepita da Apollo a cagione della sua contesa con Sileno. Plutarco, riferendo lo stesso fatto, aggiunge che Sacada fu autore di un nuovo nomo, in cui erano combinati i tre modi di musica; la prima strofa cantata dal coro es-seudo nel modo dorio, la seconda nel frigio , la terza nel lidio, di che il nomo addimandavasi tripartito (Tpttxeprj?) ; ma che un'altra autorità attribuiva la sua invenzione a Clona (Plut., De mus., 8, p. 1134). Polluce (iv, 79) parla espressamente di un nomo pizio come composizione di Sacada. Plutarco altresì ne informa che ne' suoi ritmi Sacada , a somiglianza di Polimnesto, aderiva alv^ ooQle
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