Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SACCOCCIE o TASCHE GUTTURALIJacciò strettamente questo tubo al dissopra del taglio, e non rinvenne mai negli animali uccisi, tosto dopo l'operazione, cbe una piccolissima quantità d'aria nei medesimi ; staccato nei cadaveri il collo dal tronco, messe allo scoperto le saccoccie, e turate esattamente le narici, spingeva con impeto una gran quantità d'aria nella trachea, e vedeva le medesime gonfiarsi assai e con molta prontezza, mentre che soffiando con molta forza dell'aria per una narice lasciata aperta, avendo turata perfettamente l'altra, dopo d'essersi assicurato che l'epiglottide era affatto sollevata, e dopo avere strettamente allacciata la trachea, non ottenne che le saccoccie si inturgidissero, se non colla massima difficoltà, quando cioè la trachea e la laringe se ne erano già antecedentemente riempite ; praticava infine la punzione delle tasche con un grosso trequarti, seguendo la via tracciata per metodicamente eseguire l'operazione dell' iovertebrotomia, e facendo in modo che la cannula di detto stromento rimanesse perfettamente compresa nel muscolo stilo-joideo, e dopo d'aver estratto il fusto del trequarti, introduceva per la sua cannetta fin quasi nelle saccoccie un tubo di vetro doppiamente ricurvo, in cui versava una piccola quantità di spirito di vino; in tal modo ebbe campo ad osservare che ad ogni espirazione fatta dall'animale, l'alcoole ascendeva nel tubo, e discendeva all'opposto mentre compie-vasi l'inspirazione, il che prova evidentemente che esse si dilatano o rigonfiano nell'espirazione, e si restringono od abbassano nell'inspirazione.
      Al pari di tutte le altre mucose, al sistema delle quali evidentemente appartengono, possono le tasche gutturali andar soggette a varii generi di lesioni, e specialmente alle affezioni catarrali ed infiammatorie; stante però la profondità in cui si trovano collocate e nascoste, non si è finora potuto compiere uu esatto studio di queste infermità, e solo sappiamo che partecipano spesso ai catarri residenti in altre regioni con cui si trovano in rapporto di continuità o di contiguità, e fino ad un certo punto in relazioni funzionali, e che delle flem-masie, da cui possono essere colpite, una sola è stata oggetto di pratici studii, per parte di Vatel e di Delafond, ed è la fiemmasia cronica, di cui qui facciamo parola. Due incidenti possouo aver luogo nella flogosi lenta delle saccoccie gutturali, nel primo dei quali l'apertura loro inferiore si oblitera, e la secrezione morbosa, fornita dalla membrana, non trova più uscita, ed in esse si raccoglie e s'accumula, mentre nell'altro rimane dessa beante, ed il prodotto morboso può colare al di fuori ^er la via delle narici. Nel primo caso la saccoccia, distesa, forma un tumore che solleva la parotide, determina in parte l'ostruzione della cavità delle fauci, comprime la laringe e la faringe, pone incaglio alla deglutizione, alla respirazione ed alla circolazione gutturo-parotidea, determina il fenomeno conosciuto sotto il nome di rantolo o sibilo, e può anche determinare la soffocazione. La materia cosi accumulata varia assai, potendo apparire di natura purulenta, spessa e filante, oppure perdere in gran parte il suo liquido per assorbimento e trasformarsi, come dice Dupuy, in una massa granellosa e caseiforme, in mezzo alla quale il Le-
      blanc trovò per due volte delle agglomerazioni di muco concreto e disposto a concentrici strati, ed essere inodora, oppure fetente. In alcune circostanze, piuttosto rare, invece di materia liquida o solida, si svolgono ed accumulano dei gas, e producono in tal caso un'affezione a cui Ghoier diede il nome di timpanite delle saccoccie gutturali. Nel secondo caso, che è quello che si è maggiormente attirata l'attenzione del prof. Delafond, la materia morbosamente separata può fuggire al di fuori, ed all'apertura dei cadaveri dei bruti, che vi soccombono, si trova la mucosa ispessita, ripiegata, pallida e rugosa, ma senza traccio d'ulcerazione, quantunque si laceri assai facilmente. Il tessuto connettivo circumambiente è alquanto indurito ed infiltrato, i ganglii vicini, come pure quelli del canale delle ganasce, sono un po' più voluminosi che nello stato naturale, ma senza vestigio d'infiltrazione, o di prodotti morbosi deposti nella loro sostanza. Ciò cbe rende questa infermità degna di considerazione, indipendentemente dalla sua gravità, si è che dessa è accompagnata da scolo alle narici, e da infarcimento dei ganglii linfatici inter-mascellari, in guisa da simulare il moccio, od almeno quei cronici catarri nasali, più o meno fortemente sospetti di quella terribile malattia. Il sullodato Delafond considera quale fenomeno caratteristico di questa infermità lo scolo, per la scanellatura o gronda inferiore delle nari, d'uoa materia inspessita, muciforme, viscosa ed inodora, che cade dalle medesime, senza aderire alle ali del naso. Questo scolo è intermittente, ed è più particolarmente evacuato durante la corsa, la masticazione e la deglutizione degli alimenti, e più ancora delle bevande. Non è mai accompagnato da erosioni o da cancri nella pituitaria, nè da rigonfiamenti delle ossa della faccia, ed anche quando esiste da lungo tempo, non si è giammai associato che ad un leggiero ed indolente, o poco doloroso ingorgamento dei ganglii linfatici intermascellari. Si crede che questi caratteri, esclusivamente dedotti dalla natura, intermittenza, e persistenza dello scolo, bastino a distinguere quello che è dovuto all'affezione delle tasche gutturali da tutti quelli che han luogo durante l'esistenza del moccio.
      Malgrado tutto questo, pensa però il lodato Delafond, che nello stato attuale della scienza non è possibile di determinare con certezza i caratteri precisi di questa cronica fiemmasia ; ma nulla impedirebbe di tentare a tal fine quella operazione che è detta della invcrtebrotomia, perchè, supponendo anche un errore, gli inconvenienti che risulterebbero da questo sarebbero di pochissima entità, mentrecchè arrivandosi con essa a scuoprire la sede della malattia, si potrebbe anche sperare di vederla guarire. Si dovrebbe a quest'uopo far uso delle iujezioni di cloruro di sodio allungato nell'acqua, oppure di sostanze astringenti, quali le soluzioni di solfato di zinco, o le decozioni di scorza di quercia o di foglie di noce, od anco ricorrere all'applicazione di un setone. Supposto anche il caso di impossibile guarigione, si avrebbe pur sempre il vantaggio di allontanare l'idea dell'esistenza del moccio, e cosi potrebbe ancora essere serbato in vita l'animale, che talora è capace di renderà
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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