Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SÀCCOFARINGE - SACERDOTE
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buoni servizi, malgrado la persistenza della malattia di cui si tratta.
SACCOFARINGE (sool.). — Pesce anguilliforme dei mari del Nord.
SACCOFORI o PORTASACCHI (stor. eccles.). - A parecchi eretici venne dato questo nome, agli Apostolici, per mo'di esempio, o Apotattici, agli En oratiti, ai Manichei. Vestivano sacchi per mostrare un esteriore penitente e mortificato; del qual abito bene spesso facevano velo a una vita disordinato sima. La Chiesa, cui era nota la loro ipocrisia, non esitò giammai a condannare tal vano apparato di mortificazione, da cui il vulgo troppo di leggieri si lascia illudere.
SACG0L0NG0 (geogr.). — Comune in provincia e circondario di Padova, con 2176 abitanti.
SACCOMIDE o DIPLOSTOMA (zool.). - Genere di mammiferi rosicanti affini agli echimi.
SACCONAGO (geogr.). — Comune della provincia di Milano, circondario di Gallarate, con 3512 ab.
SACCULMICO ACIDO (chim.). — Lo zucchero d'uva
0 glucoso e lo zucchero di canna sottoposti all'azione degli acidi allungati e bollenti si trasformano, secondo le sperienze di Boullay e di Malaguti, in due materie nere o brune, che hanno l'aspetto dell'acido nimico e dell'ulmina, e che perciò ebbero
1 nomi di acido sacculmico e di sacculmina. La prima di queste sostanze è solubile nell'ammoniaca e negli alcali ; la seconda vi è insolubile. Quando si opera al contatto dell'aria, avviene anche produzione di acido formico; con 20 parti di zucchero di canna, 60 parti d'acqua ed 1 parte di acido solforico, Malaguti ottenne, dopo una bollitura di ven-tiquattr'ore, 6 parti e Va di sacculmina e d'acido sacculmico, e poco meno di 2 parti e d\ acido formico anidro.
Per preparare l'acido sacculmico si fa bollire per qualche tempo lo zucchero negli acidi solforico o cloridrico mo'to allungati, si raccoglie il deposito nero sopra un filtro, si lava con acqua e si tratta coll'ammoniaca che diBcioglie l'acido sacculmico e lascia indisciolta la sacculmina; l'aggiunta di un acido alla dissoluzione ammoniacale ne precipita l'acido sacculmico nella forma di fiocchi bruni.
L'acido sacculmico allo stato secco è una polvere leggiera, bruna, insolubile nell'alcoole e nell'etere; la sua composizione è C30Hl5O15. L'ammoniaca acquosa, satura d'acido sacculmico, precipita in bruno coi sali d'argento e di rame e coll'acetato di piombo. I sacculmati metallici, cosi ottenuti, sono stabili, quando si avverta di lasciare un eccesso di alcali, durante la precipitazione; scaldandoli prendono fuoco ad una temperatura di molto inferiore al grado del calor rosso. Quando si tratta a caldo una soluzione di potassa con un eccesso di acido sacculmico, si ottiene un sacculmato di potassa molto solubile nell'acqua ; la soluzione è ugualmente precipitata in bruno dalle terre alcaline e da altre soluzioni metalliche.
Per una bollitura prolungata nell'acqua, l'acido sacculmico perde la sua solubilità in questo liquido ! e convertesi in sacculmina senza cangiare di com- , posizione. Si ottiene direttamente la sacculmina ' facendo bollire per molto tempo 10 parti di zuc- ] chero in un miscuglio di 30 parti di acqua ed i
1 parte di acido solforico. La sacculmina si depone da questa dissoluzione in pagliette brune, cristalline e brillanti cbe sono imbrattate di acido sacculmico; trattando il prodotto coll'ammoniaca, che dÌ8CÌoglie soltanto l'acido sacculmico, rimane la sacculmina allo stato puro.
Questi prodotti della scomposizione dello zucchero per l'azione accompagnata degli acidi e del calore sono preceduti dalla formazione di altri: dapprima
10 zucchero di canna C18HuOu s'idrata e convertesi in glucoso C,9Hl*0,s; il glucoso poi si converte in acido glucico C12H808,3H0, corpo solubilissimo, incristallizzabile, deliquescente, di sapore acido. Questo, continuando la reazione, rimane distrutto, donde si formano l'acido sacculmico e la sacculmina.
SACERDOTALI VESTI (liturg.). V. Vesti sacre.
SACERDOTE (archeol.). — Presso le antichissime nazioni l'idea del sacerdozio inchiudeva quanto è nobile e grande, inspira rispetto e timore, maggiormente si appressa alla divinità. I Patriarchi (V.) furono insieme re e sacerdoti delle loro famiglie, e quando lo Stato usci dalla famiglia, il potere regio rimase ancora assai tempo unito alla dignità sacerdotale I Bramini (V.) furono certamente in principio capi di tribù, re pontefici. I Druidi (V.) dei Galli, siccome poi i califfi presso i Mnsulmani e gl'incas al Perù, godevano ugualmente del potere politico. Ma, i due poteri religioso e temporale finirono per lo più per separarsi. In Egitto, nella Media e nella Persia (V. Caldei, Magi, ecc.) si eresse a lato dell'autorità regia un sacerdozio ereditario (V. Caste), oppure elettivo, che fondò
11 suo potere sopra una sapienza superiore e misteriose relazioni cogli Dei ; onde i sacerdoti erano ancora riputati maghi e medici. Inoltre in Grecia, a Roma, siccome in Oriente, i sacerdoti erano ancora frequentemente consultati e chiamati a dare il loro avviso negli affari politici (V. Oracoli), e quando la religione divenne una mera giunteria, i governi si giovarono di essi per contenere e condurre il popolo. In principio l'ufficio loro stava solamente nel proporzionare, per cosi dire, Dio all'intelligenza umana, e perciò essi si valevano di segni e simboli che furono la sorgente dei miti (V Mitologia). Ma quando i poeti, gli oratori ed i filosofi s'impadronirono dell'insegnamento religioso, disparvero i miti ; e l'ufficio del sacerdozio non fu più altro che quello del culto, al quale si consacravano anche donne, ostano sacerdotesse. Grande al certo era il potere del sacerdozio presso gli Ebrei; ma Mosè riserbò ai Profeti (V.) ciò che si potrebbe chiamare lo spirito della religione, e con tal savio provvedimento contrabbilanciò l'influenza della casta sacerdotale che istituì, incaricando di tutto che riguardava il culto Aronne ed i Leviti (V. Moeaismo). La dignità di gran sacerdote che conferì al fratello si trasmise nella sua famiglia per via di non interrotta successione, anche quando dominavano i Seleucidi, i Lagidi ed i Romani. L'importanza di questo grande dignitario si palesava già nella magnificenza de' suoi abiti. Infatti a lui toccava l'ispezione suprema del culto, il rivelare al popolo la volontà di Jehova, il conservare il santuario e quanto era in esso. Nei casi difficili doveva anche giudicare le liti in ultima istanza,
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