Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SACRANl - SACRIFIZI
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      l'altezza delle nevi eterne. Il Sacramento è navigabile in tutte le stagioni per 30 miriametri fino ai salti situati un po' al disotto dell'imboccatura della Deer, per 40° lat. settentrionale. Fra i suoi numerosi affluenti che riceve sulla riva sinistra e che menano tutti oro, il maggiore, senza parlare del Joaquin, è Y Eldorado o Feath-River, la cui contea annovera già più di 40,000 abitanti. Sotto la foce di questo fiume il Sacramento straripa tutti gli anni al tempo delle pioggie e inonda il paese per molto spazio. Sotto l'Eldorado il Sacramento riceve ancora le acque del Rio de los Americanos o di American-For k, che vengono dal lago Bon-plaud. Le acque del Sacramento sono aurifere e pescosissime.
      SACRANl (lat. Sacrani) (etnogr.). — Era questo il nome tradizionale antichissimo di un popolo conquistatore o di una tribù iuvaditrice del Lazio in un tempo di molto anteriore all'età storica. Festo li ricorda come procedenti da Rieti (Reate) e discacciane i Siculi dal Settimouzio, dove poi fu fondata Roma; e soggiunge che il loro nome era derivato dalla circostanza ch'essi fossero provenienti da una sacra primavera (ver sacrum. Fest., s. v. Sacrani, p. 321). Sembra quindi probabile che i Sacrani di Festo o sieno identici cogli Aboriginl ( V.) di Dionisio (i, 16), od almeno ramo o tribù di questi, ma vi è molto dubbio se il loro nome sia stato mai adoperato come appellazione nazionale. Gli è ben vero che Virgilio accenna ai Sacrani come ad abitanti del Lazio, ai tempi di Enea (Sacrance acies. — JEn., vii, 796) ; ma evidentemente come a piccola ed oscura tribù. Servio nel commentare questo passo dà varie spiegazioni del nome, tutte l'una dall'altra diverse, ed anche da quella di Festo, che è la indicazione più chiara in proposito. In un altro pasBO (ad JEn., xi, 37) Servio distiugue i Sacraui dagli Aborigiui, ma poco conto si può fare delle sue asserzioni su questo argomento.
      SACRIFIZI (lat. Sacri fida, gr. 'UpcTot) (archeol. e stor. reltg.). — Da sacra facere, si chiamano così tutte le sorta di offerte fatte a Dio sugli altari da un ministro legittimo per rendergli omaggio ed infocarne la grazia; ma non bisogna confouderli colle semplici Oblazioni (V.), in quauto cbe nel sacrifizio la cosa offerta viene distrutta e nell'oblazione ri maue nell'esser suo. L'uso dei sacrifizi è coevo alla religione stessa, essendo il rito principale del culto pubblico, ed appunto a seconda delle varie religioni differiscono i sacrifizi; perocché questi non hanno mai potuto essere che analoghi al modo di vivere dei popoli: quelli agricoli haùno offerto in sacrifizio alle loro divinità i frutti della terra; quelli nomadi, il latte dei loro greggi; quelli cacciatori e pescatori, le prede, e via dicendo. Noi non entre-xemo a parlare dei sacrifizi usati da tutti i popoli, essendo troppo vasto e fastidioso questo tema per trattarlo qui compiutamente; epperò, ristringendoci alle notizie necessarie per comprendere il culto dell'antichità classica e del cristianesimo, ci fermeremo solamente su quelli usati dagli ebrei, dai pagani e dai cristiani, ed in ultimo parleremo dei sacrifizi di vittime umane.
      I. Sacrifizi degli Ebrei. — Si disputa se in principio siansi fatti sacrifizi diversi dagli Olocausti (V.).
      1 talmudisti assicurano che Abele non ne abbia fatti altri; all'incoutro Grozio non crede che questo patriarca abbia offerti sacrifizi cruenti : la versione latina favorisce la prima opinione, ma il testo ebraico sta per la seconda. Ad ogni modo, il primo sacrifizio incruento degli Ebrei che sia incontrastabile è quello fatto da Noè, cessato cbe fu il diluvio (Cren., vili, 20; ix,3). Riportato ch'ebbe A bramo una vittoria su quattro re, Melchisedecco re di Salem offrì a Dio in sacrifizio pane e vino, siccome sacerdote dell'Altissimo, e benedisse Abramo (Gen., xiv, 18). Dio, onde confermare l'alleanza stretta con Abramo, e la certezza delle fattegli promesse, gli ordina di immolare una vittima (Gen., v, 19). Giacobbe e Labano per far pace immolano una vittima efanno insieme un banchetto (Gen., xxxi, 64). Giobbe offriva ogni giorno un olocausto pei peccati dei suoi figli (Job., i, 3).
      La legge di Mosè non ha poi fatto altro che regolare la qualità, il numero, le congiunture dei sacrifizi , perchè prima ciascuno faceva secondo la divozione propria, ed era ministro o sacerdote dei proprii sacrifizi: la legge attribuì l'onore del sacerdozio alla sola famiglia di Aronne. Gli Ebrei avevano due sorta di sacrifizi, gli uni cruenti, gli altri incruenti, e si dividevano in tre specie, che souo l'olocausto, il sacrifizio d'espiazione ed il sacrifizio pacifico o di ringraziamento. Vi erano inoltre varie specie di offerte, ed una specie di sacrifizio che consisteva nel lasciar libero uno dei due passeri offerti per la purificazione dei leprosi, ed il capro detto emissario, cbe si menava in luogo appartato e quindi lasciavasi andare. Questi animali così liberati erano considerati come vittime d'espiazione ed aggravati delle colpe di quelli che li avevano offerti (Lev., xiv, 4, ecc. ; xv, ecc. ; xvi, ecc.). L'olocausto era offerto ed abbruciato tutto intiero, fuorché la pelle, che rimaneva al sacerdote (Levit., i, 13). Il sacrifizio di espiazione per chi aveva trasgredita la legge, non era consumato intieramente, perchè si abbruciava solamente il grasso della vittima, e la carne rimaneva tutta pel sacerdote, il quale doveva mangiarla nel luogo santo (Levit., iv, v, vi, vii). Prima di spargere il sangue di questa vittima ai piedi dell'altare, il sacerdote v'intingeva il dito e con esso toccava poi i quattro canti dell'altare (Deut., xxvn, 7). Quando il sacerdote sacrificava per i peccati proprii e per quelli del popolo, faceva sette volte l'aspersione del sangue della vittima davanti il velo del santuario, e spandeva il rimanente ai piedi dell'altare degli olocausti. Il sacrifizio pacifico si offriva per ringraziare Dio dei beni ricevuti e domandargli grazie; e non v'era legge che li prescrivesse, contentandosi di determinare che le vittime fossero senza magagna e nel , numero di quelle che si potevano offrire. In tale j sacrifizio bruciavansi solamente le reni ed il grasso della vittima, il petto e la spalla destra erano donate al sacerdote, ed il riniauente apparteneva alla persona che aveva fornito la vittima (Levit., in, 1). I sacrifizi di uccelli si offrivano in tre occasioni: 1° per il peccato, quando la persona non era abbastanza facoltosa per dare un'ostia d'animale quadrupede; 2° nella purificazione delle donne dopo il parto ; 3° per quelli che erano purificati dalla lorov^ ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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