Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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lepra. Il sacrifizio del capro emissario era un sacrifizio incruento, e si faceva il giorno della so-leune espiazione. V'era ancora il sacrifizio perpetuo, nel quale si immolavano quotidianamente due agnelli, uno la mattina, l'altro la sera dopo il tramonto del sole (Exod., xxix, 38, 39, 40; Num., xxiii, 3). Per ciò che riguarda il sacrifizio dell'agnello pasquale, rimandiamo alla parola Pasqua (V.).
il. Sacrifizi dei pagani. - I Greci distingue vano parecchie sorta di sacrifizi: 1° EùxxaTa o purr^fta, voti o libere offerte promesse agli Iddìi in occasione di favorevole avvenimento o di messe abbondante. Questa specie di sacrifizi riceveva ancora il nome di 3uai«ì Swpo Suida, s. v. 0uSkxXXoxtóc*, offerte propiziatorie fatte per calmare la collera degli Iddii. 3° Alrririxa, sacrifizi per la felice riuscita di qualche impresa.
I pagani non credevano dover cominciare alcun che d'importante senza aver prima ottenuta l'approvazione e l'assistenza degli Iddii. 4° Ti arò j*«v-xeTac, sacrifizi imposti da un oracolo. In principio i sacrifizi non furono cbe semplici offerte di piante strappate dalla terra e ridotte in cenere sogli altari coi frutti e le foglie (Porphyr., De abst., lib. ii, seg. 6). I Greci vi sostituirono la mirra, l'inoenso, i preziosi profumi; onde i nomi di Suo; per sacrifizio, e Suetv, sacrificare (Ovid., Fast., lib. i, 337; Pliu., xiii, Iti). A stento solamente vennero in uso i sacrifizi di animali, perchè l'uomo per molto tempo abboni dallo scannare l'animale, suo compagno di lavoro (^llian., Far. hist., v, 14), ed anche una legge considerava tal fatto come un delitto meritevole di morte (Varr., De re rust., ii, 5). L'uso della carne nei banchetti fece cambiare tenore ai sacrifizi, ed il sangue delle vittime divenne per gl'iddii omaggio più prezioso delle piante e delle radici. 11 sacrifizio della vittima teneva dietro alla cerimonia delle Libazioni (V.). In principio questo nome non si applicava a vittime, sibbene ad offerte di alberi, di radici, di frutti, di ghiande; a queste prime offerte rustiche succedettero i profumi, di cui l'uso non risale fino alla guerra di Troja, ed ai quali i Greci sostituirono il cedro (Plin., Hist. nat.y xiii, 1). Queste offerte, eccettuata l'uva, i fichi e la mirra, che erano accompagnati da libazioni di vino, non esigevano che libazioni d'infimo valore. Prima del sacrifizio si copriva l'altare con focaccie salate di orzo (Serv., Ad Virg. uEneid.,\\\).n, 133).
II sale entrava come parte indispensabile nelle offerte agl'Iddii, perchè, essendo l'emblema dell'amicizia sincera e dell'ospitalità, ed entrando in tutti gli alimenti degli uomini, fu riguardato come l'offerta più accetta agli enti superiori agli uomini stessi. Per il medesimo motivo vi fu ammesso il frumento, il pane e particolarmente l'orzo, che fu il primo grano che i Greci abbiano adoperato per nutrirsi, appena lasciarono di alimentarsi di ghiande (Pausan., Attic.; D. Halicar., 412).
La scelta della vittima era la terza e più importante parte del sacrifizio. Essa doveva essere sana e senza magagna (Hom., lliad., A, v, 66). Un esame del sacerdote era necessario per ciò; ma a Sparta, ove la magnificenza del culto non aveva potuto introdursi, sacrificavansi spesso vittimo difettose e mutilate, bastando, dicevasi, chel'anima della vittima fosse pura, affinchè potesse essere accetta alla divinità (Plut, Alcibiade 2). La scelta degli animali dipendeva dalla professione del cittadino che offriva il sacrifizio. 11 pastore sacrificava un agnello, il bovaro una giovenca, il pescatore alcuni pesci pregevoli. Certi animali erano particolarmente consacrati al culto di certe divinità: al Sole sacrificavasi un cavallo, a Diana una cerva, una cagna ad Ecate, una colomba a Venere; Marte voleva pe' suoi altari qualche belva feroce e selvaggia. La scrofa, animale pernicioso alle messi, sacrificavasi a Cerere. Il capro, devastatore delle vendemmie, fu alla sua volta sacrificato a Bacco (Ovid., Metam., lib.xv). 11 toro, il bue, la giovenca, la pecora, l'agnello, ecc., e fra gli uccelli il gallo, il pollo, ecc., erano del maggior uso. Anche l'età veniva considerata nella scelta della vittima: una giovenca giovinetta e bianca era tenuta per la vittima più degna degl'Iddìi (Hom., lliad., K, v, 292; Odyss., T., v, 28z) ; certe anguille, più del comune grosse e particolari del lago Copaide, erano l'offerta più consueta dei Beoti (Athen., vii). Lo sfoggio e la pompa dei sacrifizi erano proporzionati alla ricchezza del cittadino da cui si facevano, perocché la persona doviziosa avrebbe mosso a collera gli Iddii facendo loro modico omaggio; ma coloro cbe non avevano facoltà d'immolare un bue, potevano presentarne l'immagine sola, e si ottenevano facilmente dilazioni pei sacrifizi che le leggi religiose imponevano come indispensabili doveri. Spesso pei sacrifizi s'immolavano molte vittime; e noi lo vediamo ueWecatombe, sacrifizio di cento buoi, come pure nel chiliombe, sacrifizio di mille ; e posteriormente la parola ecatombe si applicava non solamente ai sacrifizi di cento vittime, qualunque fosse la specie degli animali, ma anche ai sacrifizi composti di parecchie vittime senza distinzione (Eust, ad lliad., A; Hom., Odyss., P, v, 5). Si legge pure di un sacrifizio di sei vittime, una pecora, una capra, un majale, un pollo, un'oca ed un bue fatto di pasta (Suida, 8. v. Bou<). Chiamavasi rpi-m* il sacrifizio di tre vittime, e StóSsxa Bwxi quando si faceva di dodici vittime (Eustath., in Odyss.).
L'ora dei sacrifizi solenni variava a seconda degli Iddii; alle divinità celesti sacrificavasi al mattino verso il levar del sole, od almeno in pieno giorno; ai Mani ed alle divinità infernali, che si piacevano delle tenebre, facevasi omaggio dopo il tramonto del sole, per lo più a mezzanotte, ora consacrata ai riti magici cui Ecate auspicava (Apoll. in Argon., lib. i). Tutte le cose preparate, le focaccie salate di orzo, le corone, i coltelli e gli altri utensili si mettono in un paniere detto xocvouv. Condotta ch'era la vittima all'altare, il sacerdote, stendendovi sopra la destra, l'aspergeva di miele e di acqua sacra, ed aspergeva pure il popolo raccolto con una fiaccola presa dall'altare oppure con un ramo di lauro. L'acqua colla quale si facevano le aspersioni cbia-mavasi x*Pw}'» e<* era quella che si adoperava nelle purificazioni. Il sacerdote purificava pure i vasi oon cipolle, acqua, solfo ed ova. Uno dei sacerdoti gri-I dava ad alta voce: Chi va là ? cui il popolo rispondeva : Buona gente. Allora il sacerdote invitava , il popolo ad unirsi seco lui nella preghiera per rendere le offerte accette agl'Iddii ed ottenerne let^ooQle
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