Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SACRO COLLEGIOe delle notti, e della divisione dei climi ; e finalmente la quarta del moto diurno della terra e della causa degli eclissi. È un compendio dell'.4/-magesto di Tolomeo e dei commenti degli astronomi arabi. Quest'opera, interamente dimenticata come produzione scientifica, non è più considerata che come un oggetto di semplice curiosità. Dopo il poema di Manilio, è la prima opera di astronomia che sia stata impressa dopo l'invenzione della stampa. La prima edizione (Ferrara 1472, in-4°) è rarissima: se ne contano almeno quattordici edizioni nel secolo xv, ventidue nel secolo successivo e undici nel xvn. L'edizione più recente, citata da Lalande nella sua Bibliografia astronomica, è del 1699. I più dotti astronomi, Giorgio Purbach, G. Mailer (Regiomontano). Elia Vinet, ecc. l'hanno arricchita in diversi tempi di note e di commenti, ed è stata tradotta in tutte le lingue. Pare che il primo astronomo che osato abbia di criticare Sacrobosco sia stato Francesco Barocci, patrizio veneto, nella prefazione del suo Trattato di cosmografia (1570, in-4°) ; egli indica ottantaquattro errori in cui è caduto il matematico ioglese. Oltre il trattato di sopra citato, si ha di Sacrobosco un altro scritto, intitolato De anni ratione, sive de computo ecclesiastico, che fu pubblicato la prima volta da Melantone in seguito al trattato della sfera nel 1538 (Wittem-berga, in-8°). Lalande (Comm. de script. Britannis) cita ancora di Sacrobosco un opuscolo, De algo-rismo, rimasto manoscritto.
      # Intorno a quest'astronomo e all'influenza del suo libro sulla scienza nei secoli di mezzo, si legga il Trattato d'astronomia di Lalande, la Storia del-l'astronomia di Weidler, la Storia dell'astronomia moderna di Bailly e quella di Delambre.
      SACRO COLLEGIO (lat. Sacrum Collegium Cardi-nalium; Collegium Patrum Cardinalium; Senatus Augustus Patrum Purpuratorum) (stor. eccl). — Il complesso dei cardinali, costituiti in corpo compatto e formanti il Consiglio supremo, il Senato propriamente del romano pontefice, col diritto esclusivo di eleggere questo dal loro seno, quando la pontificia dignità si rende vacante. Componesi dei tre ordini più cospicui dell'ecclesiastica gerarchia, e sono l'ordine dei vescovi suburbicarii, l'altro dei preti ed il terzo dei diaconi, cardinali tutti, ma nella gradazione che il rispettivo titolo loro assegna. Sono adunque i cardinali tutti del Sacro Collegio, gli ecclesiastici di grado più eminente, e perciò si appellano appunto Eminenze ed Eminentissimi; gli elettori naturali del romano pontefice ed i suoi più intimi consiglieri e coadjutori nel governo della Chiesa universale e dello Stato.
      Furono investiti del diritto esclusivo di eleggere il pontefice fin dal 1179, nel 3° Concilio Lateranense, diritto poi riconfermato nel 2° Concilio di Lione del 1274, ed in quello di Vienna in Francia nel 1311-12. Venne ciò decretato per togliere i molti inconvenienti che portavano seco il voto di tutto il clero e l'assenso di tutti i fedeli nell'elezione del romano pontefice. Conta il Sacro Collegio 72 cardinali, numero che ben di rado è completo, mentre nei primordii, che risalgono, giusta le tradizioni ecclesiastiche della Chiesa romana, all'80 d. Or., ne contava meno della metà, nè appellavasi alloraSacro Collegio, perchè non erausi quelli costituiti in corpo consulente e deliberante; ma formavano il clero incardinato alle chiese di Roma. Sistemata però poco a poco l'istituzione dei cardinali vescovi, preti e diaconi, ebbero costoro tantosto relazioni vicendevoli e formarono un ceto, un collegio, la cui origine risale alla fine del secolo ottavo. Ne variò peraltro il numero a seconda dell'indole dei tempi in cui la Chiesa militante si trovava, ed è dalla storia accertato che nel 1331 non compone-vasi il Sacro Collegio che di soli 20, numero cbe fu successivamente aumentato da Urbano VI, Pioli, Sisto IV, Alessandro VI e Leone X che lo portò a 05, cui Paolo 111 aggiunse altri 6, e n'ebbe 71; ma Paolo IV, papa dal 1555 al 1559, li ridusse a soli 40, il cbe non piacque al suo successore Pio IV, il quale ne creò 46, finché Sisto V, colla bolla Post-quam del 1585, stabili che fisso ed immutabile fosse di 72 il numero dei cardinali componenti il Sacro Collegio, che doveva in sè accogliere 6 vescovi su-burbicarii, 50 preti e 16 diaconi. 1 suoi successori non sorpassarono mai cotesto numero, sebbene abbiano potuto farlo a loro agio, nulla essendovi di dogmatico nel decreto sistino. Opinavano alcuni che il Sacro Collegio comporre si dovesse di soli 24 cardinali, rappresentanti i 24 seniori deH'4po-calisse, ma Sisto V stimò meglio adottare il nn-mero 72, cbe fu quello de' seniori, anziani o savii che assistevano Mose, ed erano da costui stati scelti a governo del popolo, per comando espresso di Dio (Numer., xi, 16). Di rado avviene che il numero sia completo nel Sacro Collegio, succedendovi notevoli diminuzioni in un solo anno, nò offrendosi sempre le occasioni propizie per coprire i posti vacanti. Capo del Sacro Collegio si è il cardinal decano, il quale, oltre alle attribuzioni altrove indicate (V. Decano), ha pure le seguenti : 1° Di essere il primo a riconoscere con l'adorazione nel conclave il sommo pontefice. 2° Di essere il primo a favellare nei concistori, a dare il sno voto nelle congregazioni, a rappresentare come primo consigliere apostolico i bisogni della santa Chiesa al capo di questa; a ricevere le visite, dopo il sommo pontefice, de' principi che vengono all'ubbidienza, degli ambasciatori delle corone ed anche de'nuovi principi romani ed altri, principalmente de'vescovi, prelati e ministri della Santa Sede. Il decano del Sacro Collegio è sempre, tranne qualche rarissima eccezione, il1 vescovo suburbi-cario di Ostia e Velletri, ch'è eziandio per lo più arciprete della basilica Vaticana, quando non sia della Lateranense o Liberiana. Egli è il protettore, insieme col cardinale primo prete e col priore dei diaconi, dell'Università romana, ed è sempre prefetto della congregazione cerimoniale, ma ne riceve la nomina con biglietto del cardinale segretario di St ato. Nel caso d'impotenza o di assenza, viene sostituito, nella maggior parte delle cose inerenti al decanato, dal cardinale sottodecano, vescovo di Porto e Santa Rufina. Rimane però egli sempre capo e primo dell'ordine dei cardinali vescovi suburbicarii, e nella Bede vacante, unito col primo cardinale dell'ordine dei preti e col primo dell'ordine dei diaconi, decani anch'essi dei rispettivi loro ordini, soprintende al governo degli affari ed
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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