Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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SADDUCEI - SADE (DE)
rono al Corpo legislativo, e nel 1815, caduto il Governo imperiale, fu nominato rettore dell'Accademia e membro del Consiglio reale dell'istruzione pubblica.
Nel 1823 si dimise da quest'ultimo impiego, e fu incaricato d'amministrare il Collegio di Francia e la scuola speciale di lingue orientali. Nel 1832 il Governo diede prova della stima che professava a Sacy, facendolo pari di Francia, e poco appresso ispettore dei tipi orientali alla tipografia reale. Nel medesimo tempo fu dall'Accademia delle Iscrizioni, di cui era già socio da molto, preso per suo segretario perpetuo. Sacy mori in età d'anni ottanta, colpito da apoplessia, il 21 febbrajo 1838. Questo uomo infaticabile conservò fino alla morte l'uso delle sue facoltà intellettuali; rivedeva egli stesso tutte le prove delle opere arabe e persiane che* stampavansi alla tipografia reale, teneva la corrispondenza e compilava i processi verbali delle tornate dell'Accademia, faceva l'elogio dei soci defunti, insomma nulla lasciava da fare. Animato da sincera pietà, passò tutta la vita nel fare il bene. Essendo amministratore dell'ufficio di carità del suo circondario, riceveva ogni giorno i poveri, ed era così manieroso con essi, che anche quelli che non poteva soccorrere se ne andavano contenti.
Sacy ha lasciate molte opere, che si riferiscono quasi tutte alle lingue orientali , e le principali sono le seguenti: Grammatica araba esposta in francese, la cui prima edizione usci nell'anno 1810; 2° una Crestomazia araba,con traduzione francese; 3° Trattenimenti di Hariri, opera che per gli Arabi tiene luogo di dizionario dei sinonimi e di varii altri trattati lessicografici ; 4° Memorie sulla natura ed i rivolgimenti del diritto di proprietà in Egitto, dalla conquista di Selim fino alla spedizione francese; 5° Esposizione della dottrina dei Brusi, secondo i loro libri religiosi, della quale opera i due primi volumi* uscirono poco prima che l'autore morisse, e rimase però imperfetta. A capo di questo lavoro è la vita del califfo Hachem Biumr Allah.
SADDUCEI (stor. sacr.). — Una delle quattro principali sètte dei Gindei al tempo di Gesù Cristo. Nel Testamento Nuovo se ne discorre frequentemente, ma non se ne conosce con esattezza l'origine. Vuoisi però che tale setta abbia cominciato circa 260 anni av. Cr., al tempo che Antigono di Soro era a capo del gran sinedrio gerosolimitano, ed egli stesso sia stato il primo a darne occasione. Andava egli ogni tratto ripetendo ai proprii discepoli non doversi servire a Dio con ispirito mercenario, pel guiderdone che ne aspetta, ma puramente e semplicemente per l'amore e pel timore figliale a lui devoto; ma Sadoc e Baithus o Buethus suoi allievi ne inferirono poi, nessuna ricompensa aversi a sperare nell'altra vita; la durata dell'uomo essere circoscritta alla vita presente; se alcun premio dassi da Dio a chi lo serve, darsi esso in questo mondo e non altrove. Costoro trovano partigiani che ne abbracciarono la dottrina, e formarono in tal guisa una setta separata, e dal nome del loro fondatore Sadoc vennero detti Sadducei. Come si vede, la dottrina dei Sadducei ha molta eomiglianza con quella degli Epicurei ; tuttavia se ne distinguevano ammettendo due cose da qnesti negate, cioè uuapotenza creatrice dell'universo, e una provvidenza che lo governa.
I Sadducei dissentivano dagli Ssseni (V.) e dai Farisei (V.) intorno al domma del libero arbitrio e della predestinazione. Gli Esseni credevano tutto esser predeterminato da una concatenazione di cause infallibili; era opinione dei Farisei che la predestinazione si verifichi senza pregiudizio della libertà dell'uomo, e lasciando a scelta di lui il bene ed il male. Dai Sadducei nega vasi affatto la predestinazione, e soste ne vasi avere Iddio fatto l'uomo padrone delle proprie azioni coll'intiera libertà di fare il bene e il male a grado suo (Gius. Flavio, De bello jud., ir, 7; Antiq. jud., xvni, 2). La setta dei Sadducei era la meno numerosa, ma annoverava tra i suoi partigiani i più ricchi Giudei v le persone dei primi ordini, gì'investiti delle principali cariche della nazione ; imperocché in ogni tempo i meglio provveduti dei beni di questo mondo furono i più facili a trasandare e porre in duhbio la felicità di un'altra vita.
SADE (de) (geneal.). — Famiglia originaria d'Avignone; trasse il nome dal piccolo villaggio di Sazev cantone di Villeneuve-les-Avignon (Gard).
Ugo, detto il Vecchio, abitava Apt, e vi fu eletto sindaco del comune nel 1348. Sposò in seconde nozze la bella Laura (V.).
Paolo, figliuolo del precedente, nato ad Avignone verso il 1355, morto a Marsiglia il 28 febbrajo 1433, era consigliere di Martino 1 re di Sicilia; ottenne nel 1404 il vescovado di Marsiglia ed assistè nel 1409 al Concilio di Pisa. Jolanda d'Aragona, vedova di Luigi 11 re di Napoli, lo fece suo ministro alla Corte pontificia.
Giovanni, figliuolo di Ugo il Giovane e nipote del precedente, morì ad Aix verso il 1440. Fu uno dei più abili giureconsulti del suo tempo. Luigi II d'An-giò, per ricompensarlo dei servigi resigli come ambasciatore in Aragona ed in Ungheria, gli donò terre e lo creò, il 25 ottobre 1415, primo presidente del Parlamento d'Aix.
Ponzio, morto a Vaison, nel 1469 professò all'Università di Avignone, e nel 1445 divenne vescovo di Vaison.
Riccardo, morto a Roma il 27 giugno 1663, fu successivamente cameriere d'Urbano Vili, vicegovernatore di Tivoli e di Bavenna, e vescovo di Cavaillon (1660).
Giovanni Battista, nipote del precedente, nato ad Avignone nel 1632, morto a Cavaillon il 23 dicembre 1707. Nominato, dopo la morte dello zio, vescovo di Cavaillon (14 settembre 1665, lasciò alcune opere religiose, fra le quali, Instructions chréliennes et morales (Avignone 1696, in-8°); Béfiections chréliennes sur les Psaumes pénitentiaux trouvées dans la cassette d'Antoine Ier, roi de Portugal (1698, in-8°), ecc.
Giuseppe Davide, nato a Figuières (Provenza) nel 1684, morto ad Autibo il 29 gennajo 1761. Colonnello nel 1736, servi in Boemia, sul tteno ed in Fiandra, e nel 1746 prese il comando d'Antibo, piazza cb'ei difese con successo contro gl'Imperiali, che la bombardarono dal 9 dicembre 1747 al 2 febbrajo 1748. Il re lo ricompensò col grado di maresciallo di campo (marzo 1748).
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