Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SADE (DE)
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Ippolito, conte, morto in mare nell'ottobre 1780. Capo di squadra dal 1776, prese nel 1778 gloriosa parte alla battaglia di Ouessant Egli ritornava dall'America in Europa, dopo aver servito sotto il conte di Guicben nella guerra dell'indipendenza ed essersi distinto in tutti i combattimeli ti tra quest'ultimo e l'ammiraglio Rodney. quando mori in vista di Cadice, ove non potè essere seppellito.
Giovanni Battista Francesco Giuseppe, conte, diplomatico, nato ad Avignone nel 1701, morto il 21 gennajo 1767 a Montreuil, presso Versaglia. Capitano nei dragoni di Condé, fu inviato nel 1730 ambasciatore in Russia, quiudi a Londra con missione segreta. Dopo aver fatte col suo reggimento le campagne del 1.734 e 1735, andò ministro presso l'elettore di Colonia, ch'egli riuscì a rendere favo revole all'elettore di Baviera suo fratello, del quale la Francia sosteneva le pretensioni all'impero, e nel maggio 1441 fu per sua cura couchiusò a Niinpfen-borgo il trattato d'alleanza tra quel principe, la Francia e la Spagna. Di nuovo inviato nel 1745 a Colonia, fu arrestato dalle truppe di Maria Teresa, e tenuto per un anno prigioniero nella fortezza d'Ariversa. > ¦
Giacomo Francesco Paolo Aldonzlo, abbate, letterato, fratello del precedente, nato ad Avignone nel 1705, morto alla Viguerme presso Saumane il 31 dicembre 177^. Appéna ordinato prete, M. de Beauveau, arcivescovo di Tolosa, lo scelse vicario generale, e lo condusse nella medesima qualità a Narboua nel 1735. La confidenza cbe questo pre lato poneva in lui fecelo incaricare dagli Stati di Linguadoca di una missione alla Corte, il che gli fornì occasione di rimanere alcuni anni a Parigi. Nel 1744 ebbe l'abbazia d'Ebreuil (diocesi di Cler-mont), ed avrebbe senza dubbio ottenuto un seggio episcopale, se non si fosse tosto ritirato dal mondo e dagli affari. L'abate de Sade è autore dei Mé moires pour la vie de Francois Pétrarque, tirés de ses ceuvres et des auteurs contemporains, avec des notes ou dissertations et les pièces justificatives (Amsterdam [Avignone] 1764-1767, 3 voi. in-4°), delle Hemarques sur les premiers poetes frangais et les troubadours, e di alcuni scritti inediti.
Donaziano Alfonso Francesco, marchese; quest'uomo di triste rinomanza, cbe, al dire di Giulio Janin, ba spaventato i carnefici del 1793, il quale fu la gioja di tutti i viziosi sotto il Direttorio ed il brivido di Napoleone console, il cui primo atto di autorità si fu quello di farlo chiudere a Bicétre come pazzo dannoso; quest'uomo orribile nasceva di quella famiglia, dalla quale discese la bellissima Laura, idolo dell'italiano Petrarca. Yide la luce il marchese in Parigi nel 1740, e venne educato dallo zìo abate di Sade, quel medesimo che pubblicò la vita del Petrarca. Posto in età fanciullesca nel Collegio di Luigi il Graude, tanta fu la scostumatezza e la sregolata condotta del Sade, che fu un giorno di gioja pei suoi condiscepoli quello in cui egli uscì dal collegio ; aveva allora quattordici anni. Entrato nei cavalleggieri, e fatto poscia luogotenente, indi capitano, fece in Allemagna la guerra dei Sette anni. Di ritorno a Parigi, vi sposò madamigella di Mootreuil, giovinetta leggiadra e di dolci costumi. Ma una feroce e scellerata inclinazione dominavail marchese. Erasi egli creato un idolo del vizio nelle sue più laide, nelle sue più orribili forme. Libertino di professione, e capace d'ogni più orrido eccesso per.isfogare i suoi maluati capricci, rapiva e faceva trasportare in casa sua prostitute, maritate, donne insómma d'ogni età, d'ogni condizióne, ed abbandonavasi quindi a tali atti d'infamia, che il pudore impone di tacere. Fece gran rumore in Parigi il rapimento d'una povera donna per nome Rosa Keller, che dopo d'esser stata da lui tormentata un'intera notte, riuscì a sfuggirgli di mano, ondecbè egli fu rinchiuso nel forte di Pierre-Encise di Lione per alcuni mesi. Liberatone, un secondo assassinio il facea condannare a sei mesi di carcere, mentre l'infelice, letterato Latude gemette intiera la vi^a in un fondo di torre alla Bastiglia per un'innocente satira contro la Pompadour favorita del re. Usciva il Sade dalla Bastiglia in principio del 1790; e quest'uomo la cui immaginazione non sognava e non compiacevasi fuor che nel sangue e nei tormenti che il suo pazzo cervello inventava e consegnava ad infami romanzi, trovò che il saugue sparso per affari politici non dava alcun diletto. Sotto il Direttorio il Sade ebbe editori che comprarono e fecero pubblicare due suoi romanzi, in cui è impossibile dire se maggiore sia la cinica impudenza delle parole, o quella delle incisioni. In questo frattempo Buonaparte ritornava dall'Egitto; ed egli fu altamente indignato di tauta oscenità, dì tanta laidezza. Vuoisi auzi che preso da subito empito gettasse nelle fiamme l'infame volume. Prese dipoi in tanto orrore non solo i romanzi cbe uscivano dalla di lui penna, si anche il laido scrittore, a cui certo non facea difetto l'ingegno, che uno dei primi atti del suo governo, appena salì sul trono imperiale, fu un decreto scritto di sua mano, col quale intimava al prefetto di polizia di arrestare il Sade, e di rinchiuderlo a Cha-renton come maniaco incurabile e dannoso alla società ; decreto che vuoisi meritamente lodare come una salutare vendetta alla pubblica morale offesa. La polizia arrestò il marchese in un gabinetto ove egli aveva fatto dipingere le più laide cose del mondo. In prigione non vi fu verso ch'ei pensasse per nulla a convertirsi, o modificasse almeno le sue prave abitudini. Che anzi, al dire del succitato Janin, con tanta perseveranza instillava le sue massime immorali ai reclusi suoi concaptivi, che il dottore Royer
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videsi costretto a pregare il Governo di appartarlo dagli altri detenuti Ma possenti protettori ottennero ch'ei proseguisse a comunicare cogli abitatori di quel tetro recinto, ai quali egli insegnava a rappresentare commedie, e a recitare versi', quali il lettore può ben immaginarsi. Compose là dentro il De Sade molti di quei volumi che è sempre a desiderare non cadano nelle innocenti mani delle anime candide e pure ; e vi moriva il 2 dicembre del 1814, in età d'anni settantacinque. Egli era un vecchio robusto e senza malattie. A vederlo co' suoi bianchi cappelli, e colla sua amabile fisionomia, nessuno avrebbe creduto il De-Sade uomo di quella sregolatezza e perversità di. costumi, cbe pur tanto nocque alla morale. La vita del marchese di Sade fu e sarà pei frenologi e pei moralisti un soggetto di molte meditazioni.
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