Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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SALIFERO (TERRENO) - SALII o SALLUVIImus. Come tatti i compositori italiani che han cominciata la luro educazione dallo studio del canto, Salieri scriveva assai bene per le voci ; nel tempo stesso in cui si abbandonava al suo entusiasmo per la declamazione di Gluck, trovava l'arte di renderla facile nelle opere sue proprie. Ei fu perciò l'oracolo di tutti i musici tedeschi che scrissero per le scene durante i 25 primi anui del secolo xix. Beethoven, Weigh, Meyerbeer seguirono i suoi consigli. Messo in riposo nel 1824, poco ne godette, chò mancò all'arte il 12 maggie 1825.
Molti interessanti particolari sulla vita artistica e privata del Salieri leggonsi in una buona monografia di Edlen di Mose!, intitolata Sulla vita e sulle opere di Antonio Salieri, in tedesco (Vienna 1827, 1 voi. in-8°), e nel Fétis, Biografia de' musici, all'articolo che lo riguarda.
SALIFERO (terreno) igeol.). - Appartiene ai terreni triasici, dei quali è il più recente; succede al conchifero e precede il sinemuriano. Consta di marne iridate, depositi di acqua dolce. Se ne eBtrae gesso e sai gemma.
SALIFICABILE [chim.). — Dicesi di sostanza che può formare sali combinandosi con un altro corpo.
SALIGENINA (chim.). — La grande facilità colla quale gli acidi convertono la salicina in saliretina ed in glucoso avevano indotto Liebig a pensare che la salicina potesse essere una combinazione di questi due corpi, che poi si risolvesse di nuovo, per opera degli acidi. Lo stesso fatto determinò Piria ad esaminare il modo di agire della sinapta-sia sulla salicina, nella speranza che determinasse una differente separazione di elementi. Le speranze di Piria non furono deluse; lasinaptasia determinò la divisione della salicina in glucoso ed in uu nuovo corpo, solubile nell'etere, corpo che da questo chimico fu detto saligenina.
Per ottenere la saligenina si prendono 50 parti di salicina e s'introducono in un fiasco insieme con 20n parti d'acqua e 3 di sinaptasia; il fiasco è posto in bagno mantenuto a temperatura non maggiore di 40° cent. In capo a circa 12 ore la salicina è intieramente decomposta in glucoso ed in salige-nina, che, per essere poco solubile nell'acqua, si depone in gran parte cristallizzata: allora si lascia raffreddare e si decanta il liquore, che tiene in dissoluzione il glucoso con una piccola quantità di saligeuina. Si può separare questa sostanza agitando il liquore per due volte col suo volume di etere ; la saligenina ne rimane disciolta e si ottiene decantando ,la soluzione eterea e sottoponendola alla distillazione. Ciò fatto, si riscalda la soluzione acquosa di glucoso per discacciarne l'etere rimanente e per coagulare la sinaptasia, si feltra, si evapora a leggiera consistenza di sciroppo, e si abbandona alla quiete per alcuni giorni, durante i quali il glucoso o zucchero d'uva cristallizza e converte tutta la massa sciropposa in una poltiglia granulosa e densa. Si riconosce facilmente il glucoso alle sue proprietà, e tra le altre al sapore ed alla proprietà di entrare in fermentazione alcoolica coi fermenti. La saligenina deposta nel vaso durante l'operazione, e quella che proviene dalla distillazione della soluzione eterea, sono purificate con ripetute cristallizzazioni nell'acqua bollente. jLa saligenina cristallizza iu tavole romboidali perlacee, oppure in piccoli romboedri, ed anche in fascetti di aghi brillanti ; è solubile nell'acqua, più a caldo che a freddo, solubilissima nell'alcoole e nell'etere che la toglie alla dissoluzione acquosa; si discioglie con una tinta rossa nell'acido solforico concentrato ; la sua dissoluzione acquosa ti tinge di un bellissimo azzurro d'indaco coi sali di perossido di ferro; questa colorazione sparisce per opera del calore, del cloro e degli acidi. Lanino-niaca produce colla saligenina una dissoluzione verde che diventa rosea cogli acidi, e ripiglia il color verde primitivo quando l'acido vien saturato coll'ammoniaca ; il color verde sparisce ooll'ebolli-zione, ma ricomparisce col raffreddamento.
Gli acidi allungati e bollenti convertono la saligenina in S&liretina (V.), e la clorosaligeaina in clorosaliretina.
1 corpi ossidanti la trasformano in idruro di sa-licilo; la potassa in fusione, in acido salicilico; e l'acido nitrico, in acido nitropicrico.
La sua formola è e sta all'acido sali-
cilico ed all'idruro di salicilo come l'alooole vinioo all'acido acetico ed all'aldeide.
SALII o SALLUVII (lat Salyes. Sally es, Salyi, Salluvii, gr. SaXueO (etnogr. ed archeol.). — Autwa tribù ligure della Gallia, detti Ligii (Ligyes) dai Greci ; e quiudi il loro territorio, ch'era di già in possesso de' Massalioti o Marsigliesi, all'età di Stra-bone, appellavasi in origine la Ligistica (LigysUct). Il greco geografo ne parla in modo da far intendere che gli antichi Greci non avevano cootezxa del nome Salii, ma di quello soltanto della nazione cui appartenevano. Livio discorre invece dei Focesi, fondatori di Marsiglia, assaliti dai Salii, perchè ai suoi tempi questo era un nome famigliare ai Ko-mani. Strabone ne tratta nella sua descrizione delle Alpi, stendendo il loro paese da Antipoli (Ant polis, oggi Antibo) a Marsiglia ed anche un po'più in là. Occupavano la regione montuosa dell'interno ed anche alcuni tratti del littorale, dov'erano mescolati coi Greci, estendendosi all'O. fino al Rodano. Avevano eziandio le terre al N. di Marsiglia fino alla Druenza « Druentia, ir. Durance), per 9 chilo-metrie ma varcando la Druenza a Cabellione o Cabali ione (Cavellio, Caballia, oggi Camilloa), si entra nel paese dei Cavari (Cavares), che stendevansi dalla Druenza all'Isara (oggi lsèrt\ Occupavano i Salii le vaste pianure all'È, di Tara-scona e di Arles, uno dei più bei tratti della regione poeta tra la Druenza ed il Mediterraneo, e cosi Strabone poteva esattamente asserire che i Volci Tectosagi ( Volcce Tectosages), i quali giungono al Rodano, avevano i Salii stendentisi lungo la loro frontiera, e rimpetto ad essi ed all'altro lato del fiume, ed i Cavari di fronte, al N. della Druenza (Strab., ìv, p. 185, 203; Liv., v, 34; Steph. Byz., 8. v.). I Salii vengono distinti talvolta dai Ligcri, come quando Strabone (iv, p. 178) parla della costa posseduta dai Marsigliesi e dai Salii fino ai Ligii, dalla parte prospiciente all'Italia ed al fiume Varo, frontiera della Narbonitide o Provincia Narbonense e dell'Italia. Livio anch'egli park i (xxi, 26) di P. C. Scipione, navigante lungo la I spiaggia dell'Etruria e dei Liguri, e poi lunghesso
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