Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SALLUSTIO C. CRISPÓ
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e ch'egli ne diede la sostauza. Se scrisse la storia dopo la morte di Cesare, com'è probabile, ciò può spiegare il perchè ebbe il cattivo gusto di porre la propria composizione in luogo dell'orazione genuina di CeBare. 11 discorso di Catone nella medesima occasione fu registrato dagli amanuensi (Plut., Cato Mmor, o. xxm). e Sallustio l'ebbe in mano naturalmente, ma però ne compose uno egli stesso (Drumanu, Geschichte Boms, ni, p. 174). Egli mostrò la sua ignorauza del vero valore dell'istoria e la propria vanità non registrando un'orazione di Catone. Costanzio Felicio Durautino nella sua Ristorici conjurutionis Catilinaria: ha chiarito i fatti cbe Sallustio omise ad arte o per trascurataggine nella sua storia.
11 Jugurlha o Bellum Jugurthinum contiene la storia della guerra dei Romani contro Giugurta re di Numidia, la quale comiuciò nel 111 e continuò fiuo al 106 avanti Cristo. È probabile che Sallustio fosse tratto a scrivere quest'opera dalla sua residenza in Africa, e che raccogliesse colà alcuni materiali. Egli cita i Libri unnici del re Jemsale quale autorità per la sua descrizione geografica generale (Jug., c. xvii). La guerra giugurtiua ha un'iutro-duzioue filosofica dello stesso stampo di quella di Catilina. Come storia della campagna, la Guerra giugurtiua non ha valore: havvi in essa uua negligenza compiuta della precisione geografica ed apparentemente poca esattezza rispetto la cronologia. L'orazione di C. Memmio fc. xxx), tribuno della plebe contro L. Calpurnio Bestia, che Sallustio dichiara genuina, è in effetto assai diversa da quelle che compose egli stesso.
Vuoisi inoltre che Sallustio scrivesse Historiarum libri quinque, dedicati a Lucullo. Si suppone che quest'opera comprendesse il periodo dal consolato di M. Emilio Lepido e Q. Lutuzio Catulo, 78 av. Cr., l'anno della morte di Siila, al consolato di L. Vul-cazio Tulio e M. Emilio Lepido, 66 av. Cr., l'anno in cui Cicerone fu pretore. Se ciò è, Sallustio cominciò la sua storia ove terminava quella di Si-senna sulle Guerre civili di Siila. Quest'opera andò perduta, ad eccezione di alcuni frammeuti che furono raccolti ed ordinati, e che contengono fra le altre cose parecchie orazioni e lettere. Alcuni frammenti appartenenti al terzo libro e risguardanti la guerra con Spartaco furono pubblicati in questo secolo da uu manoscritto vaticano col titolo: C. SaU lustii C. Bistor. lib. Ili; Fragmenta e Cod. Vat. ed. ab. Angelo Maio; edit. auctior et emendatior curante J. T. Kreysig (Miseu. 1830).
11 fondamento per istabilire che la storia di Sallustio cominciò col 78 av. Cr. è l'autorità del frammento in Donato (Bes populi romani, ecc.). Ma Ausonio (ld. iv ad Nepotem) pare parli di qualche opera storica, la quale, come suppone Le Clerc, comprendeva un periodo di dodici auni avanti il Tu-niultus Lepidi nel 78 av. Cr. Il principio di opera siffatta coinciderebbe col 90 av. Cr. o lo scoppio della guerra sociale, ma i dodici anni ponno riferirsi con uguale probabilità al periodo dal 78 al 66 av. C. Però Sallustio pare trattasse del periodo di Siila (Plutarco, Paragone di Siila e Lisandro, c- ini quautuuque è posdib le che ciò fosse fatto per Ti a d'introduzione alla sua opera storica. L'opu-
I scolo di Giulio EsBuperanzio puossi accettare con molta probabilità come un epitome delle opere di Sallustio. E880 incomincia col parlar di Metello il proconsole che condusse con sò Cajo Mario nella guerra giugurtina e termina con la presa di Cala-gurri (Calahorra) in Ispagna per Pompeo, l'erezione de'suoi trofei sui Pirenei e il suo ritorno a , Roma dallu Spagna nel 72 av. Cr. Esso non abbraccia però tutto il periodo compreso nelle opere storiche di Sallustio ; ma Essuperanzio seguitò per certo qualche opera che trattava delle guerre di Mario e Siila.
È dunque una probabile congettura che Sallustio trattasse i subbietti seguenti nel loro ordine cronologico, che può non essere stato l'ordine iu cui furono scritti: la guerra di Giugurta; il periodo dal principio della guerra marsica (90 av. Cr.) alla morte di Siila (78 av. Cr.); i tumulti cagionati dal console M. Emilio Lepido alla morte di Siila; la guerra di Sertorio, che terminò nel 72 av. Cr. ; la guerra mitridatica, che terminò nel 63 av. C., e la congiura di Catilina. Era vezzo di Sallustio sceglier periodi ed avvenimenti notevoli e scriverli separatamente. Alcuui grammatici ordinarono probabilmente in forma di una storia le opere comprendenti il periodo dal 90 av. Cr. al 66, e questo assetto può essere stato fatto di buon'ora. Plutarco (Lucullus, 10, 33) cita due volte Sallustio nella sua storia delle campagne di Lucullo in Asia. Uu passo nel Pompejus di Plutarco (c. u) è fondato apparentemente sopra un frammento ordinato uel terzo libro. 1 frammenti stessi sono troppo magri da abilitare a ricostrurre il disegno della supposta storia j di Sallustio, quantunque ciò sia stato più volte tentato. Ma la conclusione più probabile si è ch'ei non iscrisse veruna storia, ma parecchie storie, le quali tutte, tranne il Catilina e il Jugurtha, furono ordinate da lui o da altri sotto il titolo di , Storie. Gellio cita frequentemente le istorie di Sai-i lustio. Abbiamo ancora Duce epistola derepublica i ordinanda, le quali par sieno indirizzate a Cesare quando era occupato nella sua campagna contro Petrejo ed Afranio in Ispagna, e vengono attribuite a Sallustio, ma le opinioni dei critici variano sulla loro autenticità. II carattere rettorico di esse non è iu sè uua ragione per supporre che non sieno di Sallustio.
La Declamatio in Sallustium, attribuita a Cicerone, è generalmente creduta opera di qualche rettorico, del pari che la Declamatio in Ciceronem, attribuita a Sallustio; ma Quintiliano (lnstr. Or., iv, 1, 68) cita le stesse parole del principio di questa declamazione ; e (ix, 3, 89) le parole O Romule Arpinas iDeclam.in Cic., c. iv).
Alcuni scrittori romani opinarono che Sallustio imitò lo stile di Tucidide (Veli. Pat., li, 36). 11 suo linguaggio è generalmente conciso e perspicuo: forse il suo amore della brevità può aver cagionato l'ambiguità che trovasi alle volte nelle sue sentenze. Egli adopera anche arcaismi, e quantunque abbia meriti insigni come scrittore, l'arte sua è sempre apparente. Egli è sommo nell'ordire la tela, nel porre ogni cosa al posto cbe le si addice, nel riandare il passato con viva intuizione, nel ritrarre i personaggi e nel frammettere al racconto osser-
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