Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SANCONIATONE
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estratti in Porfirio, come hanno esserito alcuni moderni eruditi. Anche Eusebio dice che Sanco-niatone era nativo di Borito, ma soggiunge che la sua storia feuicia era divisa in nove (non otto) libri da Filone. È questa tutta la testimooiauz:i indipendente che possediamo intorno Sanconiatone e la traduzione greca per Filone, dacché é evidente che gli scrittori susseguenti che parlano d'ameudue desumono le loro relazioni da Porfirio o da Eusebio. Le più importanti fra le testimonianze posteriori sono quelle di Teodoreto e di Suida. Il primo scrittore dice (de Cur. grac. affectsermone u) : « Sanconiatone di Borito scrisse la teologia (BsoXoyfe) dei Fenicii, che fu tradottta in greco da Filone, non l'Ebreo, ma il Biblio ». Teodoreto qualifica l'opera di Sanconiatone una Teologia, a cagione della natura del suo contenuto. Suida (s. v.) descrive Sanconiatone quale un filosofo Tirio che visse al tempo della guerra trojaua, e dà la lista seguente delle sue opere : (lept tou 'Epuou XoYfe;
(xcTorppócafa) (Intorno alla fisiologia di Erma, secondo che fu interpretata, vale a dire da Filone).
IlaTpia Top(<«)v 7t7j otvuui)v StctXaxTw, Aty>7mooe),v SeoXoylctv
xaì àXXa riva (Istituzioni dei Tirii in dialetto fenicio; teologia egizia e varie altre). Ma siffatta enumera zione di opere diverse ò di poco valore in uu compilatore poco accurato come Suida e non sono probabilmente che titoli diversi della medesima opera.
Ora ò chiaro dal sin qui detto che non abbiamo altra prova dell'esistenza stessa di Sanconiatone, tranne la testimonianza di Filone Biblio. Egli non è mentovato da veruno scrittore anteriore a Filone, nemmeno da Gioseffo o da Filone Ebreo, che dovevano aver udito almeno il suo nome. Ciò desta sospetto. La scoperta di libri antichi per un autore di cui nessuno udì mai parlare , e in uua lingua che pochi conoscono, é uua specie d'impostura nota nei moderni così come nei tempi antichi. La genuinità ed autenticità dell'opera deve fondarsi intieramente sulla natura del suo contenuto; ed anche uua lettura superficiale degli estratti d'Eusebio basta a convincere i moderni eruditi che l'opera è una falsificazione di Filone. Né é difficile scorgere a qual fine fu fatta. Filone era evidentemente noo de' molti aderenti della dottriua di Evemero, che tutti gli Dei erano originariamente uomini che segnalaronsi nella loro vita come re, guerrieri o benefattori dell'uomo, e furono adorati quali deità dopo la loro morte. Questa dottrina fu applicata da Filone al sistema religioso delle nazioni orientali e specialmente dei Fenicii ; e per acquistare credito alle sue asserzioni, egli pretese che erano desunte da un antico scrittore fenicio. Questo scrittore, dic'egli, era nativo di Berito, visse al tempo di Semiramide, e dedicò la sua opera ad Abibalo re di Berito. Avendo per tal modo iuventato un'alta antichità per la sua autorità feuicia, egli pretese che il suo scrittore aveva ricevuto alcune delle sue relazioni da Jerombalo, sacerdote del dio Jevo, ed altre ne aveva raccolte dalle iscrizioni nei tempii e nelle pubbliche ricordanze preservate in ciascuna città. Tutto ciò é pretta invenzione per darla a credere più efficacemente al pubblico. La natura generale dell'opera é per sé bastevole a provareche la è una falsificazione; ma in giunta a ciò troviamo un tentativo evidente per dimostrare che la religione e mitologia greca derivate dai Fenicii, ed una confusione fra le religioni feuicia ed ebraica, che sono per sé sufficienti a convincere chicchessia che l'opera non era di genuina origine fenicia. Ma quantunque l'opera sia per tal modo una falsificazione manifesta, rimane sempre la questione se il nome di Sanconiatone fu o no una pura invenzione di Filone. Movers, che ha discusso con molta abilità tutto il soggetto, opina cbe Filone si servì di uu nome già in uso, quantunque non fosse il nome di una persona. Egli suppone che Sanconiatone era il nome dei libri sacri dei Fenicii e che la sua forma originale era San Chon-iath, vale a dire la intiera legge di Chon, essendo Chon lo stesso che Bel, o come il chiamavano i Greci, il filosofo Ercole o l'Ercole Tirio. Movers suppone inoltre che Suniathon (Zouvcoufeov), che occorre nel passo surriferito di Ateneo, è una forma abbreviata del nome, e significa l'intiera legge, omesso Chon. Ma su queste etimologie non vogliamo esprimere opinione.
I frammenti del così detto Sanconiatone, che ci sono pervenuti, furono pubblicati da J. C. Orelli, sotto il titolo di Sanchoniathonis Berytii qua fé-runtur fragmenta de cosmogonia et theologia Phce-nicum grace versa a Philone Byhlio, servata ab Eusebio Casariensi, Praparationis Evangelica libro J, cap. VI et VII, etc. (Lipsia 1826). Oltre questi estratti dal primo libro della Praparatio Evangelica, v'ha un altro breve passo in Eusebio (de Laud. Constant, c. in) e due in Giovanni Lido (de Mensibus, p. 116; de Magistp. 130), desunti evidentemente dalla pretesa ediziore di Filone Bibl io.
Filooe Biblio istesso fu oggetto di una falsificazione. Nel 1835, un manoscritto che pretende vasi contenere la traduzione intiera di Filooe, -fu scoperto nel convento di Santa Maria di Merinhao in Portogallo da un certo Pereira. L'annunzio di questa scoperta levò molto grido in Europa, e molti dotti tedeschi, fra gli altri Grotefend, considerarono il manoscritto come l'opera di Filone. Nel 1836 Wa-genfeld pubblicò una traduzione tedesca di esso, con uu introduttorio di Grotefend, sotto il titolo di Sanchuniathon's Drgeschichte der Phosnizier in einen Auszuge aus der wieder aufgefundenen Eandschrift von Philo's vollstdnd. Vebersetzung. Mit einem Vorworte von Q. F. Grotefend (Annover
1836). L'anno seguente venne in luce il testo greco col titolo Sanchuniathonis historiarum Phoenicia libros novem grace versos a Philoni Byblio, editi it lalinaque versione donavit F. Wagenfeld (Brema
1837) ed un'altra versione tedesca Sanchuniathon's Phcenicisque Geschichte, etc. (Lubecca 1837) ; ma i dotti pressoché tutti convennero che il manoscritto era spurio.
Vedi: Fabr., Bibl. grac. (voi. i, p. 222, ecc. — Movers, Die Phomizier (p. 99, ecc.; p. 116, ecc.); e rispetto la controversia sul preteso manoscritto scoperto: Grotefend, Die Sanchuniathonische Streit-frage nach ungedruckten Briefen getoiirdigt (Annover 1836) — Schmidt, Der neuentdeckte Sanchu-niathon, etn Briefwechsel (Altona 1838).
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