Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
1176 SAN CONO - SAND (AMANTINA, LUCILLA, AURORA DUPIN, DETTA GIORGIO)
SAN CONO (geogr.). — Comune nella provincia di Catania, circondario di Caltagirone, con 1623 abit.
SAN COSTANTINO (geogr.). — Due luoghi in Italia: S. C. Albanese, provincia di Potenza, circondario di Lagonegro, con 1561 abitanti; e S. C. Calabro, provincia di Catanzaro, circondario di Monteleone, con 1851 abitanti.
SAN COSTANZO (geogr.). — Comune nella provincia di Pesaro, con 3963 abitanti.
SANCTUS (liturg.). V. Tr.sagio.
SANCULOTTI (Sans-Culottes) (stor. mod.). - Tutte le rivoluzioni, qualunque sia il pensiero che le dirige, vengono attuate dalla forza, e a diminuzione delia libertà, almeno momentaneamente. Uomini avventati, cbe confidano tutto nell'audacia e nelle braccia, sogliono dapprima acclamare le idee, poi esagerarne gli effetti, e recarle a quell'estremo che le fa abborrite. Pare convenuto che coteste violenze vadano sempre accompagnate da stranianze di abiti, e specialmente da apparenza di trascurato e stramenato, quasi la gentilezza del vestire indicasse gentilezza di modi, e il contrario la fierezza, vanto della ciurma che, in qualsiasi rivoluzione, ha un momento di padronanza. Cosi ai giorni nostri vedemmo, in tali momenti di trionfo, vantarsi gli scamiciati, gli spettinati, ecc. Tipo di costoro furono, nel 500, i Pitocchi, o gueux delle Fiandre, e al fin del secolo scorso i Sans-culottes, cioè senza calzoni, parola che come tutte quelle della gran rivoluzione francese, restò caratteristica. Erano la peggior feccia della plebe ; quella ciurma che suole x sbucare dalle tane, ove si ricoverano il delitto e la prostituzione, per profittare dello spavento, da cui sono sempre colpiti i buoni ai primi trionfi rivo-luzionarii, e che allora si vendicano del disprezzo in cui la società gli ha tenuti. Non appena l'Assemblea legislativa si fu adunata, questa ciurmaglia s'avvide che il potere aveva perduto i mezzi di reprimerla, e si buttò al furto e all'assassinio; ma se sulle prime fu rattenuta da riguardi, gli abbandonò affatto quando vide prevalere quei che cbia-mansi uomini d'azione, coloro cioè che spingono la nazione agli eccessi, e col sangue e col terrore pretendono stabilire la libertà. A quel punto si trovano associati il delitto dell'intelligenza e il delitto della brutalità, l'uomo e la fiera; e l'uomo, ostinato a raggiunger il proprio fine, ricorre al braccio della fiera. Di fatto quei ribaldi che regnarono durante il Terrore, e che una scellerata filosofia della storia vorrebbe oggi dipingere come eroi del delitto, come giganti della libertà, presero a soldo i Sanculotti, decretando due franchi il giorno a chiunque assistesse alle assemblee di sezione, le quali così restavano padrone del movimento, anche a petto della Convenzione. Fu allora che si potè domandare la requisizione di tutte le sussistenze, di tutte le ricchezze, di tutte le armi, alfine di tutti gli uomini; si stabilì la padronanza di tutti sulle sostanze di tutti; e la rivoluzione, da politica divenuta sociale proclamando la libertà naturale e la nazionale sovranità, presto fu un monopolio di pochi spaventosi ; il vulgo proscrisse i cittadini ; si rinnegò l'intelligenza col riporre la sovranità nel numero e lasciar credere alla plebe che la forza sia tutto.
Guai a tutte le rivoluzioni il momento che cadono in mano dei Sanculotti, qualunque ne sia il nome! Possa Dio preservarne l'italiana 1
S\ND Carlo Luigi (biogr.). — Nato il 5 ottobre 1795 a Wundsiedel, decapitato a Manheim il 20 maggio 1820. Sin dalla prima gioventù mostrò amore allo studio, condotta eccellente; ma per l'infer-miccia sua costituzione inclinato alla melanconia, taciturno e pensoso, dava talora improvvisamente prove di grande esaltamento. Nel 1815 interruppe
10 studio della teologia per arruolarsi nei cacciatori di Rezat, corpo di volontari! che prese parte all'invasione della Francia; poi continuò gli studii a Erlangen ed a Jena, meritandosi la stima dei professori e l'amore dei condiscepoli. Tornate vane le speranze di libertà pel popolo tedesco, affiliossi alle Bocietà segrete formate allora dagli studenti, e fu uno degli ordinatori delle feste della Wart-hourg ch'essi celebrarono nel 1817 in commemora-zine della liberazione della patria. Egli consegnò ad ognuno degl'invitati uno scritto pubblicato nel 1819 a Norimberga, col titolo: Die wichtigsten Le-bensmonente C. L. Sands (in-8°), ove esortava gli studenti ad associarsi per rivendicare i diritti politici che i principi negavano ai loro sudditi. Ritornò quindi a Jena, e nell'autunno del 1818 intraprese un viaggio in Sassonia ed in Prussia, non estraneo forse al pensiero ch'ei maturava di uccidere il Kotzebue (V.), scrittore ostile alle tendenze liberali delle classi eulte dell'Allemagna. Gli elogi che il Kotzebue prodigò ad uno scritto di Stourdza, che chiedeva misure restrittive contro le Università, designandole come focolari della rivoluzione, esasperarono Sand, che risolse mettere ad esecuzione
11 suo progetto.il 17 marzo 1819, dopo scritta una lettera ai parenti, nella quale esponeva i motivi che lo avevano spinto a quel passo, partiva da Jena per Manheim, ove dimorava Kotzebue. Giunto colà il 23, facevasi introdurre presso di lui, e dopo alcune parole insignificanti, vibravagli più colpi di pugnale, ferendolo a morte ; dopo del che, rivolta l'arma replicatamele contro se stesso, cadeva al suolo privo di sensi. Raccolto e trattato con molta cura, si potè, grazie alla sua giovinezza e malgrado la lesione de'suoi polmoni, metterlo in grado di subire l'interrogatorio della Commissione designata a giudicarlo. Condannato, mori colla più gran fermezza, dopo pronunziate queste ultime parole: < Prendo Dio testimonio ch'io muojo per la libertà dell'Allemagna ».
Vedi : Sand dargestellt durch seine Tagebucher und Briefe (Altemborgo 1821, in-8°) — Aden Aneùge nebst andern Materialien eur Beurtheilung Sands (ivi 1821, in-8°) — Jarke, Sand und sein an Kotsebue veriibfer Mord (Berlino 1831, in-8°).
SAND fAmantlna, Lucilla, Aurora DUPIN, dama DUDEVANT, conosciuta sotto il pseudonimo di Giorgio) (bxogr.). — Celebre scrittrice francese, nata a Parigi nel 1804, morta a Nobant nel 1878, discendeva per la famiglia paterna da Maurizio di Sassonia, figlio naturale di Augusto II, re di Polonia. La nonna, figlia naturale di Maurizio, vedova del conte di Horn, sposò in seconde nozze il signor Dupin de Faneuil, ricevitore generale. Suo padre Maurizio Dupin, di cui essa pubblicò alcune belle letteret^ooQle
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