Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SANSCRITA LINGUA E LETTERATURA
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e rappresentazioni di sacri usi e costumi, ma eziandio quei sistemi scientifici che erano noti ai nativi dell'India, come astronomia, meteorologia e giurisprudenza, i quali sistemi variano in ciascun purana, secondo che i sacerdoti d'un tempio appartengono a questa o a quella setta, a questa o a quella scuola di filosofia, d'astronomia, di giurisprudenza. Nella presente loro forma i purani sono di recente composizione, ma gli elementi onde sono composti appartengono a varii periodi. Si riferiscono essi stessi a più antiche sorgenti; e tutto conduce a credere che sia esistita uu'altra serie di purani, oggi perduti, de'quali i presenti sono un'alterazione od una imitazione. La grande somiglianza ch'essi hanno cosi nella loro geuerale struttura, come nei particolari, dimostra come essi abbiano dovuto formarsi sopra un solo tipo molto antico, e che le differenze loro nascono da differenza d'oggetto, secoudo che provengono da queBto o da quel luogo, da questa o da quella setta. 1 più antichi scrittori defluiscono i purani in modo che la loro definizione non può convenire ad essi purani quali esistouo presentemente, ma si deve riferire a purani di più antica forma. Si può anche asserire che intiere parti di essi dovettero originariamente appartenere ai Vedi. Considerati nella presente loro forma, non avvene alcuno che si possa riferire a data anteriore al secolo nono dell èra volgare ; e la maggior parte di essi sono di molto posteriori e strettamente connessi colla formazione delle sètte più recenti. Sebbene i purani siano scritti in versi, non hanno però alcuna pretensione a merito poetico, trattone il Bagavatapurana, che fu probabilmente scritto da Vopadevo. Essi vengono ordinati Fecondo un certo canone, e sono iu numero di diciotto, sotto il titolo di Brahma, Padma, Agni, Visknu, Garuda, Brahmavaivarta, S*va, Ltnga, Naradija, Scanda, Marcandeja, Bha-visjat, Matsja, Varaha, Caurma, Vamana e Bha gavata. Oltre a questi si vuole che vi siano pure diciotto Upa-purani o purani secondari!, ma n'è alquanto dubbiosa la vera esistenza. Ve ne sono molti altri non compresi in questa categoria, che si chiamano Stalapurani, ossi a no purani locali, e sono di poca importanza. I purani ci sono specialmente noti per le analisi fattene dal Wilson (nei giornali asiatici di Calcutta e di Londra), per la sua traduzione del Visnupurana (Londra 1840, in-4°) e per l'edizione del Bagavata per opera dej Burnouf (testo e traduzione francese, voi. i, n, in, Parigi 1840-49, in foi, e in-4°).
Poesia artificiale. — Dopo la grande rivoluzione seguita nella letteratura sanscrita intorno al primo secolo av. C., la poesia ricevette un nuovo carattere essenzialmente diverso da quello della poesia or or presa in considerazione. In luogo del carattere popolare e nazionale che contrassegna i due grandi poemi epici, ella assunse una forma artificiale, e diventò poesia di Corti e di priucipi. Come ciò avvenisse, non può essere storicamente dimostrato, giacché dei varii passi di transizione sonosi al tutto perdute le tracce ; e la nuova poesia manifestasi a un tratto nel suo stato perfetto. Egli ò però indubitato che i due grandi poemi epici erano stati finiti da un pezzo e godevano di riputazioneuniversale. La nuova poesia è povera d'invenzione e trae i suoi materiali dall'antica. Tutto il suo merito consiste in ciò che dir potrebbesi stile. Anche la versificazione epica viene trascurata del tutto e in quella vece adopransi metri lirici. E ciò non fa solamente differenza di forma esteriore, ma connettasi molto intrinsecamente col modo onde si considerano le cose dagl'Indiani, i quali dati come sono alla contemplazione, si dilettano di costruire i loro poetici materiali non tanto in una continua azione, quanto in una serie di semplici azioni. E ciascuna di queste situazioni viene presentata in una semplice stanza o strofa, che forma un tutto indipendente e non si connette colle altre nè grammaticalmente nè metricameute. E questa peculiarità si osserva cosi nella poesia epica come nella lirica e nella drammatica.
La nuova porsia epica incomincia da Calidasa, a cui s'attribuiscono due opere di questo genere, ciò sono il Cumarasambhava e il Baghuvansa (V. Calidasa). Questi poemi sono scritti in istile degno d'imitazione, e da tutti i loro contrassegni apparisce manifesto chVsi sono più antichi degli altri, dalle cui superfluità vanno liberi affatto. Semprechè il destro ne venga, introduconvisi lunghe descrizioni, come a dir pitture d'oggetti naturali , a cui inclinava pur anco l'antica epopea, ma con più parsimonia e soltanto per incidenza; e siffatte descrizioni molte volte rallentano d'assai il progresso dell'azione. E questo avviene in modo speciale ne'due seguenti poemi, nei quali le descri zioni pajono di tanta importanza al poeta, ch'egli sembra ne imprendesse la composizione solo coll'in-tendimento d'introdurre cotali descrizioni. Questi due poemi sono il Chiratargiunija, ossia il Combattimento degli Argiuni coi Chiratiy di Bharave, e il Sisupalabadha, ossia la Morte di Sisupala, di Mago, fondati tutti e due sopra episodi! del Mahabarata. Sono componimenti classici ed elaborati con somma squisitezza; ma l'arte del poeta vi degenera assai spesso in mero scherzo di parole ; vi sono versi che si possono leggere così andando innanzi come indietro, così all'insù come all'ingiù; altri in cui si adopera una sola consonante (come nel Sis. 19,114, dadado, duddaduddadi dadado dudadidado duddadan dadade dudde dudadadadado dada, che a vero dire, non è molto chiaro, ma che pure ha un suo significato), ovvero due o più. Questi poemi furono stampati a Calcutta nel 1814, insieme col commento di Mallinato. 11 Bhatticavja, scritto nel quinto o sesto secolo in Vallabhi, capitale del Guzerat, racconta la storia di Rama, ma solo a fine di dilucidare le forme grammaticali più rare, ogni canto essendo composto in certi tempi, modi, ecc. (Calcutta 1828, con due commenti grammaticali). Il Nalodaja, erroneamente attribuito a Calidasa, racconta la storia di Nalo, tolta dal Mahabarata, ma solo per dimostrare la valentìa del poeta con un giuoco incessante di parole e di rime. Il più artifiziale di tutti questi poemi è il Baghavapan-davija di Caviragio. Esso è scritto studiatamente con doppio significato, per modo che le medesime parole ci dànno le storie di Rama e insieme dei figliuoli di Pandù, il che si può fare perchè la Maggior parte de'nomi proprii sanscriti hanno pure
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