Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SANSCRITA LlNGtJA E LETTERATURA
      autore è chiamato Giaimioi, è direttamente opposto ai due summentovati. Esso sostiene la religione e la rivelata ^parola dei Vedi, ed è un sistema positivo di teologia. Quindi è che esso si travaglia specialmente del commento dei Vedi e del riconciliarne le contraddizioni. La prima parte di questo sistema è quasi tutta pratica e dicesi purva-mimansa, il primo mimansa, e quivi si sostiene cbe la liberazione finale debb'essere eziandio operata dalla conoscenza; ma limita la conoscenza a quella dei doveri prescritti dai Vedi. La parte metafisica di questo sistema viene svolta neWuttaramimansa, comunemente detto il vednnta. Quivi pure la conoscenza è considerata come la condizione della liberazione, ma la sacra parola dei Vedi è pur sempre la gran regola da cui dee essere governato ogni pensiero. Il vedanta abbisognava di filosofia e di dialettica, e perciò ha adottato dagli altri siatemi tutto ciò che non contraddicesse a' suoi fini ; donde consegue che una metà della filosofia è messa da banda, e il vedanta viene ad essere intermedio tra la filosofia e il dommatiBmo, come avviene nel cristiano sistema degli scolastici. Con tutto ciò negli ultimi tempi di corruzione esso fu di gran giovamento nel rigenerare l'antico sistema religioso e politico, e nel mantenerlo fino al tempo presente. I due più grandi ristauratori di questo sistema furono Cumarilabatto, Del sesto secolo dell'éra volgare, e Sancaraciario, nel settimo ed ottavo, entrambi i quali notabilmente contribuirono all'espulsione dei buddisti. L'ultimo di essi viaggiò per tutta l'India, combattendo e confutando le sètte contrarie. A lui deve il sistema mimansico la sua perfezione, ed ancora oggidì esso è universalmente ricevuto dagli Indiani sotto la forma nella quale egli lo ha lasciato.
      I sistemi eterodossi ci sono specialmente noti per mezzo delle coufutazioni dei loro avversarli, massime di Sancaraciario, essendoché gli scritti loro veunero studiatamente distrutti. Vengono essi accennati nelle leggi di Manù, e combattuti nel Ra-tnajana; il che provala loro antichità. Il più importante di tali sistemiè quello dei Locajatichi, che è una Btretta continuazione e sviluppo della dottrina vaisesica, e si riduce ad un assoluto materialismo. I seguaci di questo sistema non hanno per iscopo precipuo una liberazione finale, ma negano una futura esistenza e tengono l'anima per uua sostanza materiale. Sola foute di conoscenza viene considerata una vera percezione per mezzo dei sensi ; e il mondo viene riguardato come increato ed eterno ; e per conseguente essi negano la prima causa delle cose e sono perfettamente atei (Colebrooke. On the Philosophy of the Hindoos, Essays, voi. i ; Sankhia-karika, edid. Lassen, Bonn 1832, in-4°; ediz. Wilson, Londra 1839, in-4°; Bhagnvadgita, Schlegel, ediz. 2*, Bonn 1846; Niaja Sutra Vritti. Calcutta 1828, in-8°; Bsasha Pnriccheda e Siddhanta Muk tavoli, ivi 1827, in 8°; Vedantasara, perSadanaudo, ivi 1829, in 8°; Suriraka Mimansa Bhashya, di Sancaraciario, ivi 1829, in-4°; Sancara, sive de Theo-logumenis Vedantieorum, auct. Wiudischmann, Bonn 1838).
      Grammatica. — Le scienze filologiche nacquero presso l'antico popolo indiano tostochè la sacraletteratura v'ebbe dato occasione. I Vedi erano scritti in una lingua che divenne ben tosto vieta. La necessità di difenderli dalla corruzione e dalla innovazione e di conservare la corretta interpretazione, condusse naturalmente ad indagini grammaticali; e siccome la lingua sanscrita è di per se stessa così originale, così regolare e perfetta che agevolmente se ne riconoscono le proprie leggi, perciò la filologia diventò la parte più pregevole della letteratura indiana. Le grammatiche degli Indiani sono a gran pezza migliori di quelle di qualsiasi altro popolo antico; ed essi coltivarono questa scienza con una predilezione speciale, e ne hanno trattato in moltissime loro scritture. I primi cominciamenti della grammatica sanscrita risalgono a tempi assai rimoti, e sono compresi nel corpo compito dei Vedi. Egli pare ancora che i più antichi autori siano gli autori degli Upanisciadi. Quivi pure ci è tolto di seguire a passo a passo la graduale formazione della scienza; perocché il sistema grammaticale ci si mostra di subito nel suo stato perfetto ne' sutri od aforismi di Panine, il quale non è dubbio che non sia vissuto intorno alla metà del quarto secolo avanti Cristo. Egli fa menzione d'una serie così di grammatici come di scuole anteriori; e sebbene in alcuni particolari questi grammatici e queste scuole si dipartissero alquanto d»lle dottrine ch'egli insegnava, ciò non di manco il loro sistema era in universale la medesima cosa, ed essi avevano ancora gli stessi termini dottrinali. La forma sotto la quale è presentata la grammatica degl'Indiani è al tutto propria di essi ; e questi medesimi principii sono eziandio applicati alle altre scienze, come, verbigrazia, alla filosofia. Ogni cosa viene, come a dire, condensata entro regole le quali sì recauo sotto forme di parlare il più possibilmente concise, e le categorie grammaticali vengono espresse col mezzo di una specie di figure o segni algebrici. Esse deggiono mandarsi a memoria, e senza chiose riescono inintelligibili; e sono tutte legate le une colle altre. Panine non è sistematico, ma si mostra anzi molto arbitrario nel suo ordinamento, che pare sia stato adottato solo per la necessità che gli veniva imposta dallo scopo propostosi di conseguire la maggior brevità possibile. Tutta quanta la più moderna grammatica sanscrita si londa su Panine ; e da prima i grammatici non si travagliavano se non di spiegare e correggere le regole di questo grammatico solenne. Due antichi commenti di Catiajano (chiamato anche Va-raruce) e di Patangiale, che furono di poi commentati essi stessi assai copiosamente , sono antichi quanto gli scritti del medesimo Panine. A tempi comparativamente recenti i grammatici cominciarono ad adoperarsi a ridurre i fatti a sistema e a comporre grammatiche più conformi alle nozioni europee. K qui merita particolarmente d'essere mentovata la Siddhàntacaumudì, che fu scritta da Battogidissito circa l'anno 1600 e ha servito di fondamento a molte opere più moderne (Siddhàntacaumudì,, Calcutta 1811, in-4°; Laghucaumudì, ivi 1827). Tutte queste opere non si occupano d'altro che d'insegnare le forme grammaticali, e solo quando cade in acconcio, porgono esse alcune regole sintattiche. La sintassi all'incontro è trattata di prò*


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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