Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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vano le Puglie e le Calabrie appartenenti alla Santa Sede. Il papa vi fu fatto prigione, ma trattato nobilmente, venne a patti onorevoli col vincitore. Appresso San Severo divenne principato. Federico lì imperatore la distrussse e il tremuoto più volte la diroccò. Abbattuta da questo flagello il 30 di luglio 1627, come narra Sarnelli nelle Me teorie dei vescovi ed arcivescovi beneventani (p. 150), il duca di Torre Maggiore, suo eiguore, della nobilissima famiglia di Sangro, diligentemente la restaurò e restituì nel primitivo splendore. Altra grave scossa di tremuoto vi fu sentita il 2 febbrajo 1828 nello stesso giorno cbe tante violenti ne provò l'isola d'Ischia. Il 14 agosto 1851 le scosse dannose di tremuoto che afflissero la provincia di Capitanata e altre città cagionarono in San Severo molti danni negli edifizi e grande spavento negli abitanti.
I primi a godere della signoria di questa città furono i Benedettini, i quali possedevano una vecchia abbazia detta di Torre Maggiore; dopo soppresso il loro monastero, appartenne ai Templarii, aboliti i quali, passò al real dominio, ma Ferdinando I ne infeudò poi Francesco Torellas. Nel 1522 Carlo V avrebbe voluto vendere quei diritti feudali a Ferrante di Capua, e l'università comu-nitativa reclamò offrendo pagar la somma richiesta, ma trovandosi dopo alcuni anni gravata dai debiti, fu costretta dalla necessità a rendersi ad un barone, Giovanni Francesco di Sangro, che sborsò 85,000 ducati, assicurando con tal compra a sè e suoi successori il titolo di principe di San Severo. Fra gli uomini illustri nativi di San Severo citeremo Alessandro Minuziano, professore di storia e di eloquenza in Milano, ove aperse stamperia e pubblicò la prima edizione di tutte le opere di Cicerone in 4 volumi (1498-99).
SANSEVER0 (Raimondo DI SANGRO, principe di) (biogr.). — Chimico e meccanico iusigue, nato in Napoli nel 1710, morto il 22 marzo 1771. Inviato a Roma, studiò nel Seminario romano e mostrò fin dai più teneri anni un ingegno straordinario ed un'inclinazione decisa per le arti meccaniche. Creato ciambellauo di Carlo III, il principe di Sansevero levò a proprie spese un reggimento, alla guida del quale combattè valorosamente alla battaglia di Vel-letri (1744). Ma nè gli onori della Corte, nè l'am-miuistrazione de' suoi beni poterono distrarlo un momento dalla coltura delle scienze. Egli fu uomo d'ingegno universale e si fecondo d'invenzioni, che, come osserva il Siguoreili, < un'intiera accademia a stento eseguirebbe la copia di esperienze per le quali egli arricchì le arti di utili novità ».
Quantunque i tentativi da lui fatti per ottenere ravverameuto dei più ardui problemi della fisica e della meccanica non abbiano ottenuto quei risultati che all'ammirazione dei contemporanei parvero incontestabili, come sarebbe l'invenzione della lampa perpetua, d'un carro a quattro ruote insommergibile e moventesi da sè sull'acqua, ed altre più niaravigliose, tuttavia essi rivelano nel Sansevero una straordinaria potèuza di mente.
Anche per le arti belle trovò una nuova foggia di pitture che chiamava eloidrica, la quale prati-cavasi su qualunque materia, ed univa la delica-Ncova Encicl. Ital. Voi.
tezza del minio alla forza della pittura a olio; un ingegnoso metodo di dipingere a pastelli sulla tela fina, e un altro che i colori de' pastelli si assodassero in sulla carta, lodato e descritto dal Lalande nel Viaggio d'Italia; ed una mescolanza di colori e gomme che, adoprata quasi liquida per pavimenti e simili, impietriva in pochi dì e restava come marmo picchiettato. Furono veduti di sua mano coloriti i marmi bianchi di Carrara, e oer tutta quanta fosse la profondità del sasso; fregiate le tavole di marmo di merletti, ai quali non aveva tocco nè bulino, nè scarpello; e quadri dipinti all'encausto con più leggiadria di colori che non usasse il conte di Caylus, e vedesi ancora nella cappella gentilizia de' Sangri, da lui ornata, verso il 1766, a grandi spese, quella lapide che ha il fondo rosso e l'iscrizione di lettere bianche in rilievo, ed ogni cosa è un sol pezzo di marmo; lavoro che fa tuttavia stupire i più acuti ingegni. Quivi pure il cornicione, i capitelli dei pilastri e gli ornati sono di suo diseguo, e mostrano quanto avesse buon gusto e sapere in fatto di architettura. Rinnovò l'arte di pingere sul vetro alla maniera degli antichi, e perfezionò quella d'incidere a colori, trovata già da Cristoforo Leblond, riducendola all'uso di un sol rame e di un torchio solo; la qual cosa, confessa il Lalande, in Francia non sapevasi fare. Che più? contraffaceva sì squisi amento le pietre dure e le pietre preziose, che si cambiavano colle vere ; a queste poi ravvivava i colori, ovvero le scoloriva facendole restar bianche come diamanti, senza toglier loro il brillare nò la trasparenza.
E da ultimo l'arte militare gli andò principalmente debitrice d'un nuovo sistema di fortificazione, pubblicato nel 1741; d'un Vocabolario, nel quale spese otto anni di fatiche (dal 1742 al 1750), ma noi condusse oltre la lettera O, sebbene ne componesse sei volumi in-folio; d'una Pratica più agevole e più utile d'esercizi per l'infanteria (Napoli 1747), la quale fu approvata da Carlo III e da Federico II, ed introdotta dal maresciallo di Sassonia nella milizia francese; e di parecchi trovati ingegnosi di cannoni ed archibusi e partigiane di nuova tempra o materia, i quali, perchè non furono accolti ed ora sarebbero di ninna importanza, trala sciamo di mentovare. Non ostante che il principe di Sansevero fosse accusato d'eresia e d'empietà, e da taluni perfino di magia, non soggiacque a nessuna persecuzione, e morì di un'infermità cui aveva contratta nelle sue chimiche preparazioni.
SANSEVIERA (hot.). — Famiglia di piante della famiglia delle gigliacee. tribù delle alvinee.
SANSIM0NISM0 o DOTTRINA SANSIMONIANA (econ. soc.). — La scuola di Saint-Simon (V.) proponevasi di riformare la società intiera, istituendone una nuova, nella quale, in vece degl'interessi contrari! e dell'anarchia industriale, dominasse l'associazione e l'ordinamento del lavoro. Da tale nuova società doveva essere ebaudita ogni maniera di sfruttare l'uomo (tonte exploitation de l'homme par Vhomme, come diceva la scuola), abolito qualunque privilegio di nascita; in essa le terre, i capitali, tutti gli strumenti di lavoro dovevano formare una sociale proprietà comune, per essere quindi dai capi distribuita agli operai, e ciascun individuo doveva XIX. 78
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