Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      — S. H. Nuova, provincia e circondario d'Ancoua, con 2684 abiltanti ; oltre a parecchi altri luoghi minori.
      SANTA MARINA (geogr.). — Comune nella provincia di Sxleruo, circondario di Sala, con 1595 ab.
      SANTA MAURA (lat. Leucas. Leucadia, gr. Aeuxa?, Acuxot&a) (geogr. e stor.). — Una delle sette isole Jonie propriamente dette, verso la costa 0. della Grecia, quasi rimpetto al golfo di Arta, presso il 8angiaccato turcbesco di Janina. Ne rimane il centro sotto 38° 4-2' di lat N. e 18° 19' di long. E.; è lunga 30 chilom. dal N. al S., ed ha la massima larghezza di 15 chilom., con 285 chilom. quad. di superficie Vieue attraversata da una catena di scoscese montagne, che attingono nel mezzo l'altezza di 1000 metri. Dolce n'è il clima d'iuverno, assai caldo di estate, e frequenti le scosse di tremuoto. Non raccoglie tauto grauo che basti alla metà del suo consumo, e la coltivazioue n'è limitata ad uua angusta striscia di terra lunghesso il littorale N. O. ; ma vi è all'incontro graude abbondanza di vino, olio di uliva, limoni, melagrane, maudorle ed altre frutta; eccellenti pascoli e numerose le greggi e gli armenti ; copiosa la selvaggina e non poche le api. Tuttavia il prodotto più ragguardevole dell'isola si è il sale marino, di cui se ue fabbricano annualmente da cinque in seimila tonnellate nelle vicinanze di Amaxichi; ed anche il miele, lacera, varie frutta, olive e vino vi souo articoli di esportazione.
      Gli abitanti sono di origine greca e di religione greci scismatici, e giusta l'ultimo censimento, ascendono al numero di 20,737, mentre uel 1840 non erano più di 18,000. Molti di essi esercitano i me stieri di pescatori e marinari, mentre altri recansi al vicino continente, parte dell'anno, in cerca di lavoro. Cotesta isola, nota agli antichi coi nomi di Leucade o Leucadia, e tauto celebre per il suo tempio di Apollo, ergentesi sul famoso promontorio di Leucadia, oggi Capo Ducato, fu in origiue congiunta col continente e come tale vieue descritta da Omero, che la chiama Acte o penisola della terra ferma ('Axt$i ^ raipoto. Od., xxiv, 377; Strab., p. 451, 452), e parla eziandio della sua ben fortificata città Nerico iNericus, N^poio?). I primitivi suoi abitanti furono Lelegi e Teleboani, ma poscia vi sopraggiunsero gli Acarnani, che ne conserva rono il possesso fino alla metà del secolo vii av. Cr., quando i Corinzi, capitanati da Cipselo, fondarono una nuova città vicino all'istmo, ove posero mille dei loro concittadini, e vi concentrarono gli abitanti dell'antica Nerico (Strab., vii, p. 3*2; Scylax, p. 13; Thuc., i,30; Plut, Them., 24; Scymn.Chius, 464). Scilace asserisce che la città appellavasi da principio Epileucadii; i Corinzi scavarono un canale attraverso all'istmo, e cosi convertirono la penisola in isola (Strab., I. e.). Cotesto canale, che chiama-vasi Dioritto (Dioryctus, Aiópuxxolo scavato, da £topua?c> o SiopuxTw, scavo, fo una fossa, un fossato) con vocabolo appropriato alla sua origine, ed era lungo, secondo Plinio, tre stadii ossia 540 metri, fu poi ingombrato da depositi di sabbia, e nella guerra Peloponnesiaca non servi più al passaggio delle navi, le quali furono trasportate più di una volta attraverso all'istmo (Polyb., v, 5; Plin., iv, 1,
      8. 2; Thuc., hi, 81 ; iv, 8). Trovavasi al _.5esimo stato nel 218 av. Cr., riferendo Polibio (v, 5) cbe Filippo, figlio di Demetrio, aveva fatto tirare quell'anno le sue galere per lo stretto, e Livio, descrivendo l'assedio di Leucade fatto dai Romani nel 197 av. Cr., dice che Leucadia era allora un' isola, divisa dall'Acarnania per uno stretto guadabile, scavato a mano (Leucadia nunc insula, et velloso freto quod perfossum manu est, ab Acarnania divisa. xxxiii). 11 ristauro susseguente del canale e la costruzione di un ponte di pietra, entrambi esistenti all'età di Strabone, ossia al principiar dell'èra volgare, furono certamente opera romana, e gli è probabile che il canale sia stato ristabilito subito dopo la romana conquista, quando i Romani separarouo Leucade dalla federazione Acarnanica, ed il ponte fu costrutto per ordine forse di Augusto, la cui cosmopolita politica gli suggeriva di agevolare le comunicazioni ne'suoi vasti dominii.
      Leucadia ha circa 32 chilom. di lunghezza e da 8 in 13 di larghezza, e consiste in una catena di montagne calcari, che finiscono alla sua estremiti N. E. in una prominenza erta e dirupata, donde corre la spiaggia, in direzione S. E., al proinoutorio anticamente di Leucade, oggi Capo Ducato, corruzione italiana della greca denominazione, indi-caute e per l'isola e per la sua punta la qualità della bianchezza, sendone appunto bianchissimi gli scogli (da Xeux&, bianco, candido, splendido). Più dolce si presenta allo sguardo la sua spiaggia meri dionale, più declive e meglio coltivata degli aspri macigni della settentrionale; ma il tratto più popolato e boschivo si è quello rimpetto all'Acarnania. L'interno dell'isola ha ovunque balze e dirupi; poca la coltura del suolo, tranne laddove furono piantati terrazzi sui fianchi dei monti e coperti di vi-gueti. La parte più alta delle montagne elevasi mille metri all'incirca sul livello del mare.
      Fra la costa settentrionale di Leucadia e quella dell'Acarnauia vi è ora una laguna della lunghezza di circa 5 chilom., con una larghezza variante dai cento metri a due chilom. e mezzo, e colla profondità, per la massima parte, di soli 70 centimetri All'estremità N. E. di Leucadia vi è un lido o margine di sabbia, che stendesi per 6 chilom. e Vi verso l'Acarnania, e sopra una punta isolata, rimpetto al termine di cotesto bauco di arena, vede» il forte di Santa Maura, eretto nel medio evo da uno dei principi latini, ma riparato e ridotto a forme architettoniche e dai Turchi e dai Veneziani. Congiuugeva8Ì all'isola mediante un acquedotto, che serviva per conseguenza di sentiero, lungo circa mezzo chilom., con 260 archi, fabbricato io origine dai Turchi, ma ridotto in rovina da un tremuoto nel 1825, nè poscia più riattato. Fu dapprima la residenza del Governo veneto e dei maggiorenti dell'isola, che tenevano i loro magazzini, ed i carri, su cui trasportavano a) mare i loro olii e vini dell'interno dell'isola. 11 gruppo dei fabbricati che si formò per tal guisa, ed a cui gli abitanti della fortezza ritiravansi grado a grado cbe il littorale rimaneva libero dai corsari, crebbe poco a poco in capitale e sede del governo, e chiamasi in memoria della sua origine Amaxichi ( 'Apx-^Xl0v> Carrata, da oc, carro, plaustro). Quindi lat^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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