Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SÀNtA NtNFA - SANTAftOSA (SANTORRti ANNIBALE DÉ ROSSI, CONTE ì)l) 1245
pobasso, circondario d'Isernia, con 1815 abitanti.
— S. A In Lizzola, in provincia e circondario di Pesaro, con 1946 abitanti. — S A. in Pontano, provincia e circondario di Macerata, con 2591 abitanti. — S. A in Vado, provincia di Pesaro, circondario di Urbino, con 3950 abitanti. — S. A. le Fratte, provincia e circondario di Potenza, con 1503 abitanti. — S A. Llmosano, circondario e provincia di Campobasso, con 1477 abitanti. — S. A. Lodi-giano, circondario di Lodi, provincia di Milano, con 8415 abitanti. — S. A. Lomellina, provincia di Pavia, circondario di Mortara, con 1227 abitanti.
— S. A. Muxharo, provincia e circondario di Gir-genti, con 1439 abitanti.
SANTA NINFA (geogr.). — Comune nel circondario di Mxzara. provincia di Trapani, con 7492 ab.
SANT'ANTIMO (geogr.). - Comune in provincia di Napoli, circondario di Casoria, con 9263 abitanti.
SANT'ANTIOCO {geogr.). — Comune in provincia di Cagli » ri. circondario di Iglesias, con 3403 ab.
SANT'ANTONINO (geogr.). - Più luoghi in Italia, preoipuo dei quali S. A. di Susa, provincia di Torino, circondario di Susa, con 1740 abitanti.
SANT'ANTONIO (geogr.). — Varii luoghi in Italia, fra i quali notabile S A. a Trebbia, provincia e circondario di Piacenza, cou 3160 abitanti.
SANTA PAOLINA 'geogr.). — Comune in provincia e circondario d'Avellino, con 1979 abitanti.
SANT'APPOLINARE (geogr.). — Due comuni: uno nel circondario di Gaeta, provincia di Caserta, con 2115 abitanti; l'altro in provincia e circondario di Rovigo, con 2«04 abitanti.
SANT'ARCANGELO (geogr.). — Tre comuni: uno in provincia di Potenza, circondario di Lagonegro, con 4847 abitanti; uno nel circondario di Rimini, provincia di Forlì, con 8401 abitanti ; uno in provìncia di Avellino, circondario d'Ariano, con 1113 abitanti.
SANTARELLI Antonio (biogr.). — Gesuita, nato nel 1569 ad Atri, morto a Roma il 5 dicembre 1649. Entrato a sedici anni nella Compagnia di Gesù, professò a Roma belle lettere, poi teologia morale, ed è autore di un trattato che fece molto rumore, De hceresi, schismate, apostasia et sollicitatione in sacramento poenitentiee, et de potestate stimmi ponti ficis in his delictis puniendis (Roma 1625, in-4°), ove attribuisce al papa un potere che si estende persin sul trono dei re. Egli scrisse anche : Giubileo dell'anno santo (Roma 1624, 1625, in-12°), trad. in francese e in latino (Magonza 1626, in-12°); Vita di Gesù e della Vergine (Roma 1625, in-8*), ed alcune notizie storiche sopra Gesuiti.
Vedi: Sotwel, Bibl. script. Soe. J'su — Du Pin, Hist. ecclfs. — Toppi, Bibl. napolitana.
SANTAREM Manosi Francisco DE BARR0S T S0UZA, visconte di) (biogr.). — Erudito portoghese, nato a Lisbona il 18 novembre 1790, morto a Parigi il 17 geunajo 1856. Studiò al collegio dei nobili, ed uscitone, accompagnò la famiglia reale al Brasile; nel 1814. avendo già fatti importanti lavori sulla storia diplomatica del suo paese, fu nominato consigliere d'ambasciata colla missione di accompagnare suo zio, il conte di Porto Santo, plenipotenziario al Congresso di Vienna. Passò quiudi collo stesso titolo a Parigi, e poco dopo divenne ministro di Portogallo in Danimarca, donde fu richiamato dopo larivoluzione del 1820. Ristabilito il potere assoluto nel 1823, fu fatto direttore degli archivii del regno. Dopo la morte di Giovanni VI, la reggente Isabella Maria lo creò ministro di Stato; ma Santarem non pensò più che a secondare i disegni di don Miguel, il quale, divenuto reggente e poi re, gli diede il portafoglio degli affari esteri, che conservò sino alla caduta dell'usurpatore nel 1833. Ri ti rossi egli allora a Parigi e prosegui i suoi lavori storici con grande perseveranza. Membro dell'Accademia delle scienze di Lisbona, fu ammesso nella Società degli antiquarii di Francia (7 aprile 1828) e divenne corrispondente dell'Accademia delle iscrizioni (20 gennajo 1837).
Si hanno di lui : Quadro elementar das relagaoes politieas e diplomaticns de Portugal (Parigi 1842-1854, 15 voi. in-8°); Becherches sur la découverte des pays situés sur la voie occidentale d'Afrique (ivi 184-', in 8°, con atlante); Essai sur l'histoire de la cosmographie et de la cartographie pendant le moyen àqe (Parigi 1849 1852, 7 voi. in-8°), ecc.
Vedi: Biogr. univ. et pori des contemp. (suppl.) — Ann. de la Soc. des antiq. de France.
SANTAROSA (Santorre Annibale DER0SSI conte di) (biogr.). — Nacque di nobile famiglia iu Savigliano il 18 novembre 1783. Suo padre, ufficiale superiore nell'esercito piemontese, quando si accese la rivoluzione di Francia, condusse con sé il figliuolo, che avevo appena nove anni, alle prime guerre delle Alpi. Rimasto orfano del padre, che mori alla battaglia di Mondovl, il giovane Santorre si condusse a Savigliano e poscia a Torino, dando opera agli studii. Eletto maire della sua nativa città, in appresso entrò nell'amministrazione, e nell'ultimo triennio della dominazione francese in Piemonte fu sotto-prefetto alla Spezia. Caduto e risorto Napoleone, il Santarosa nei Cento giorni tornò soldato, e fece come capitano della Guardia Reale la breve campagna del 1815, dopo la quale si dedicò all'amministrazione militare ed ebbe nel ministero della guerra importanti incarichi. Gli amatori della libertà, che stavano spiando l'occasione propizia di mutare nel Piemonte il governo con benefìcio del re e di tutta l'Italia, guardavano al coute di Santarosa come ad uno degli uomini più capaci di governare quel movimento. Non mancavano a luì nè la devozione alla patria, nè la maturità del consiglio, nè la fermezza delle risoluzioni, nè il senno pratico delle cose civili e militari. Aveva poi l'eloquenza, compimento e corona delle altre qualità di un uomo di Stato. Il coute Santarosa fu uno dei quattro che la sera del 6 marzo determinarono il principe di Carignano a farsi capo della magnanima cospirazione, e fu il conte di Sautarosa che svolse al principe i modi da tenersi per assicurarsene il riu8cimento e la stabilità. Non è questo il luogo di narrar la storia di quell'infelice rivoluzione: ma non taceremo che il Santarosa, chiamato dal principe di Cariguano a reggere il ministero di guerra e marina, fu in breve condotto dagli avvenimenti ad esercitare uua vera dittatura. La partenza del priucipe di Carignano lo percosse, ma non Io sgomentò; gli diede anzi un'energia che fu ammirata dagli stessi nemici, e che non lo abbandonò mai. Quando vide fallir ogni speranza, tentó ni salvare^.ooQle
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