Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
3ANTEUL (DE) GIOVANNI - SANTI o PURITANI
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iato, il 30 loglio 1793, al grado di generale di divisione, per giustificare quel titolo portossi all'esercito della Vandea; ma non vi fece buona prova, subendovi parecchie sconfitte, la maggiore delle (piali a Coron il 18 settembre 1793, dovuta soprattutto alla cattiva scelta della posizione in cui schierò le sue truppe rimpet'O ai realisti. Richiamato dal Comitato di salute pubblica ed arrestato, non riebbe la libertà che dopo la morte di Robespierre. 11 13 termidoro (31 luglio 1794), si dimise dal grado di generale e rientrò nella vita privata; ma i suoi giorni di fortuna erano passati, come la sua popolarità, e per la mala piega dei suoi affari commerciali videsi costretto a ricorrere al primo console, il quale con decreto 28 luglio 1800 lo rintegrò nei quadri dell'esercito accordandogli lo stipendio di riforma dovuto ài suo grado. La parte rappresentata nel supplizio di Luigi XVI fu cagione che gli scrittori realisti facessero al Santerre una riputazione di ferocia ch'egli non meritò; più volte lo si vide cercar di moderare l'ardere dei suoi, e salvare la vita a cittadini che erano di parte opposta.
Vedi: Mortimer Ternaux, Hist. de la Terreur (t. i) — Rrvtte rétrosprctive (2a serie, 1.1) - Carro, SaHterre, sa vie publique et Privée (Parigi 1847, in-8°).
SANTEUL (de) Giovanni (biogr.). — Celebre poeta latiuo moderno, nato a Parigi il 12 maggio f630, morto a Digione il 5 agosto 1697. All'età di venticinque anni ent'ò presso i canonici regolari di San Vittore e diedesi a coltivare le lettere, soprat tutto la poesia latina. I suoi primi componimenti in versi indirizzati a Lamoignon, Le Tellier, Lou-vois, Pelisson, Bossuet, furouo stimati bellissimi. Nel 1670 l'arcivescovo Harlay di Cbampvallon avendo istituito una commissione per riformare il breviario della sua diocesi, ed agli antichi sostituire nuovi inni, più confòrmi a prosodia, Santeul fu incaricato di tal lavoro. La prima raccolta comparve nel 1685, e piacque; di che i Maurini e parecchie diocesi adottarono i pubblicati, e gli commisero i proprii. Ma gli oltrauioutani presero a combattere gli inni di Santeul, che se sono più corretti, a pezza non raggiungono quel senso purissimo di cristiana pietà che erompe dalla antichissima liturgia romana. Lo studio di Virgilio e d'Orazio avevagli instillato un amore della poesia pagana, di cui non potè spogliarsi, malgrado le sollecitazioni di ragguardevoli persone, fra le quali Bossuet, che gli indirizzò rimproveri pel suo poema intitolato Pomona in agro Versaliensi. L'ultimo suo lavoro, Santolius Burgundus, fu da lui composto a Digione, ove era stato coudotto dal duca, che vi teneva gli Stati generali di Borgogna nel 1697. Stando per ritornare a Parigi, fu preso da violenta colica, e mori dopo quattordici ore d'intollerabili dolori. I suoi Inni sacri, pubblicati in due parti (Parigi I6K5, 1694, 1698, iu-12°), furono riuuiti nell'edizione di Parigi 1723, in 8° e in-12°, e tradotti due volte in francese. Comparvero tre edizioni delle sue Opere: la prima, detta Opera poetica (hymnis exceptis) Parigi 1694, in-8°; e le due altre col titolo Optra omnia, ivi 1698, in 12°, e 1729, 3 Voi. in 12°; quest'ultima è la più completa.
Vedi: Montalant-Bougleux, Santeul, ou lapoésie Nuova Encicl. Ital, Voi.
latine sous Louis IV(Parigi 1854) — Vieetbons mots de Santeul (Colonia 1735, 2 voi. in-12°) — Bonnetty, Etudes sur la vie et les écrits de Santeult negli Annales de philosophie (IN54).
SANT'EUSANIO (geogr.). - Due comuni in Italia: S. E delSangro, provincia di Chieti, circondario di Lanciano, con 2192 abitanti ; e S E Forconese, provincia e circondario d'Aquila, con 1054 abitanti.
SANTHIÀ [geogr.). —Comune nel circondario di Vercelli, provincia di Novara, con 5698 abitanti.
SANTI o PURITANI (stor. relig.). — Cosi furono chiamati in Inghilterra alcuni settarii, che ostentavano rigor di vita e inflessibilità di massime; corrispondenti nel nome come nel fatto ai Catari o Patarini (V.) del nostro medio evo. Introdottasi la riforma religiosa in Inghilterra, subito, secondo la natura sua, si divise in un'infinità di sètte. Alcune si attenevano al culto legale che era stato imposto da Enrico Vili, tanto più che con ciò con-servavansi le dignità ecclesiastiche, scopo all'ambizione di molti, mentre i beni delle corporazioni, delle cappellanie, delle cause pie erano profusi ai cortigiani e agli scribacchianti, i quali, erettisi organi della pubblica opinione, mostravano che il paese applaudisse a ciò che lo immiseriva. Di questo sperpero de' beni si irritavano invece i predicatori del rigido calvinismo, volendo fossero serbati per loro. Altri spingeansi ad una riforma radicale, volendo si rovesciasse l'idolatria, si ritornasse al Benso divino del Cristianesimo, s'abbrac* classerò di colpo la libertà e la verità, si svellesse ogni seme di schiavitù straniera, come chiamavano il culto romano, per elevarsi alla contemplazione di Dio e all'indipendenza terrestre. Tale era la selvaggia dottrina dei Santi; immensa negazione, alla quale sbigottiti si opposero e Governo e Chiesa ; ma essa trovava ascolto nella campagna, dove gli abitanti diminuivano il proprio pane per darne a questi famelici predicatori. Gente inflessibile con sé e cogli altri, i Santi commentavano il Testamento a favore dei deboli contro i forti, voleano riformare a ferro e fuoco la Chiesa e lo Stato e non soltanto abolire il reggimento episcopale e integrare l'ordine legale, ma l'assoluta indipendenza de' fedeli. Sempre assorti nella contemplazione dell'eternità , ogni evento per minimo attribuivano all'Altissimo, al quale solo volevano servire, e della cui luce abbagliante goder in perpetuo. Altra superiorità non riconoscevano se non i gradi di gra-zia che Dio compartisce; non stillavano filosofìa o politica, ma si fidavano all'ispirazione; gli angeli erano loro guida; sicché sprezzavano la rie* chezza, la dottrina, il potere, e in tutti e in tutto vedevano la divina predestiuazione. Quest'annichi-lamento davanti Dio li faceva orgogliosissimi avanti agli uomini, e nell'irremovibile risoluzione non badavano più a terrori o lusinghe. Intolleranti come la religione che riprovavano, avidi della libertà civile sol perchè elemento della religiosa, davano in istravaganze di condotta e d'austerità che li fanno ridicoli a chi non comprende quanto li facessero potenti. Con disprezzo guardavano i ricchi, gli eloquenti, i nobili, i preti ; tenendosi essi ricchi d'un tesoro più prezioso che tutti quelli del mondo, eloquenti in una favella più sublime, no-XIX. 79
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