Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      interna dell'esistente azione vulcanica. Nel giorno 4 febbrajo potevasi chiaramente riconoscere sulla superficie del mare la nuova isola, che si era da due giorni considerevolmente ingrandita. Nel fondo del lago dapprima limaccioso nel sito in cui il nuovo erasi commisto coll'antico terreno, al lato 0. del porto Vulcano, erasi formata un'apertura, che il summentovato Dekigallas ritenne per affondamento imbutiforme, e parimente per la imboccatura del cratere della eruzione. Egli è qui propriamente il sito in cui sbucavano le fiamme, parte cou fragore e parte accompagnate da fumo; ed anzi, secondo le asserzioni dei marinari, sorgevano quivi masse roventi di fuoco e ceneri. La sera del 4 febbrajo inalzavasi quivi vorticosameute un denso e nero fumo, ed alla punta S. del promontorio della vulcanica isola mostraronsi per una luuga ora ignei chiarori. Vedovasi di notte in vicinanza di quella imbutiforme apertura un igneo chiarore particolarmente grande, e scorgevansi di tratto in tratto fiamme accompagnate da nero fumo e fragore. La nuova isola ch'emerse da principio dal mare nella forma di un nero scoglio consta, secondo l'esteriore suo aspetto, di pietra grigioscura assai molle e fragile, con lega sostanziale di feldispato, e forma una superficie concava disuguale di brillante apparenza. Fu denominata Afroessa o Spumosa spuma, ed &ppi       Entro alle fessune nella superfìcie della medesima vedovasi il fuoco, specialmente di notte, ed elevavasi un denso e bianchiccio vapore in grandi masse, e sovente con tanta violenza da trar seco, da sè, pietre e zolle. Simili eruzioni più brevi succedevano giornalmente da tre a quattro volte, e potevansi quindi riconoscere nella saliente colonna di vapore le roventi pietre che vomitava il cratere formantesi poco a poco; il che produceva per certo nella oscurità un magnifico spettacolo. Il caldo vapore era sulfureo, e nella sua decomposizione ri-scontrossi molto acido solforico, idrogeno solforato ed alquanto acido idroclorico. Nel nuovo mare intorno alla nuova isola comparve molto ferro e solfo, e considerasi oggidì l'iutero fenomeno qual preludio di una eruzione vulcanica, simile a quella ch'orasi avverata circa un secolo prima, e proprio nel 1768, sull'isola Nea Kammeni, giusta le relazioni greche più recenti, che si diffondono sopra avvenimenti di cui Rosz, secondo ciò cbe avvertimmo, non ebbe ulteriore contezza, e le quali sembrano supplire e completare nondimeno le notizie date da lui medesimo. Secondo quelle relazioni pertanto erasi manifestata l'azione vulcanica l'anno 1707, nel mare esistente tra Sautorino e Terasia, colle stesse circostanze, e coi fenomeni stessi dell'anno 1866. Anche allora erausi sollevati da principio dal mare vapori privi di colore ed odore, e dopoché il mare stesso si fu riscaldato e diveutò bollente, inalzossi da esso una densa nuvola di fumo. Mostrassi ben presto il margine di uno scoglio molle, che sollevossi rapidamente ed in pochi giorui era di già diventato un'isola il cui suolo scottava, e nello stesso tempo andavasi coutinuainente spaccando e scoscendendo, in forza dei vapori svolgeutisi dal mare, lutauto crebbe l'isola sempre più e si congiunse iufiue colla prossima di già esistente isola, formando l'odiernaparte meridiouale della Nea Kammeni. Durò il crescere fino all'aprile del 1768, dopo il quale, raggiunto dall'eruzione vulcanica il massimo grado, segui una violenta eruzione, di guisa cbe le zolle balestrate in alto, la cenere e le roventi pietre cadevano alla distanza perfino di tre chilometri. D'allora in poi eransi ridotti i fenomeni vulcanici al loro termine, e non si sentirono che rare scoese di terra, di cui l'ultima nel 1856, e valsero queste a rammentare agli abitanti che Vulcano non aveva abbandonato peranoo l'antica sua sede. Passato uu decennio, si ebbero di ciò le più evidenti prove nell'eruzione del 1866, da noi finora descritta, la quale continuò più violenta e minacciosa verso la fine di febbrajo ed una gran parte del successivo marzo. Tranquilla e cheta era stata la giornata del 20 febbrajo, e netto l'orizzonte i e solo vede-vausi salire, a foggia di bianche nubi, i vapori, dall'elevautesi suolo. Verso le nove ore però udissi per tre volte dalla Nea Kammeni un rumore simile a quello delle cannonate e tantosto uno zufolio, sprigionantesi dal profoudo del promontorio nuovamente formantesi, a cui sussegui immediatamente uno scoppio spaventoso, pari a colpo di tuono, che si mantenne nel suo rimbombo parecchi minuti. Sollevossi poscia quivi un'ignea fiamma, accompagnata da fumo nero e denso, che poteva avere alla sua base uua estensione di circa 120 metri. Questa vaporosa colonna, cbe si sollevò poco a poco, tua con violenza, in vorticosi cerchi, nell'atmosfèra, salì fiuo ad 830 di altezza, e furono colla medesima slanciate in aria in tutte le direzioni, al pari di grandine, cenere e masse infuocate.
      Si ripetè il 21 febbrajo all'uua pomeridiana il medesimo fracasso cogli stessi fenomeni del giorno precedente, ed effettuossi pure una somigliante eruzione, cui successero altre quattro, ma furono più leggiere e per buona ventura senza oscillazioni del suolo, eh'eransi sentite invece la notte antecedente a Sautorino, e ch'erano state in parte assai violente. Le pietre che furono slanciate in aria nella eruzione del 20 febbrajo misuravano fino ad di metro cubico e pesavano da uno a due quintali, ed eransi elevate a 100 e 150 metri di altezza, e spinte a 600 di distanza. Dopo mezz'ora eruppe dall'oscura nuvola trasportata lentamente dal vento verso il villaggio Epanomeria, situato sul promontorio settentrionale dell'isola, una pioggia di cenere grigioscura arenosa. Il di 23 febbrajo successe, alle quattro della mattina, una nuova eruzione, ma senza che ne uscissero pietre, tuttavia con maggior rumore e con una leggera scossa di terra, che iu avvertita nella città di Santorino, e nel pomeriggio del 24 febbrajo verso le cinque accadde un uuovo scoppio, cbe durò non meno dì venti minuti. Brillarono in forza del medesimo le alture della Mikra e della Nea Kammeni per le masse infuocate cadenti, le quali non si sono spinte però a maggiore distanza rij quelle del giorno precedente. Si effettuò questa eruzione dal cratere del monte ch'erasi di recente formato nel porto di Vulcano, e crebbevi davvicino l'isola Afroessa, che presentò per parecchi giorni brillante ed igoeo aspetto, e rimase beo presto esclusa dalla sfera delle vulcaniche eruzioni.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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