Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
SAN VALENTINO - SANVITALE
1269
Vedi: Tiraboschi, Stor. della letler. ital. (t. vii, p. il) — Walckenaer, Vie de plusieurs personnages célèbres.
SAN VALENTINO {geogr.), — Due comuni : S V. in Abruzzo Citeriore, provincia e circondario di Cbieti, con 3722 abitanti. — S V. Torio, provincia e circondario di Salerno, con 4195 abitanti.
S4N VENANZIO (geogr.).-— Comune nella provincia di Perugia, circondario d'Orvieto, con 2140 abit.
SAN VENDEMMIANO (geogr.), — Comune nella provincia di Treviso, circondario di Conegliano con 2819 abitanti.
SAN VERO MILIS [geogr.). — Da non confondersi col più piccolo San Vero Congius, comune nella provincia di Cagliari, circondario di Oristano, con 2011 abitanti.
SAN VINCENZO (geogr.). — Due luoghi in Italia: S. V. la Costa, provincia e circondario di Cosenza, con 2i25 abitanti. — S. V. Valle Roveto, ciicondario di Avezzano, provincia di Aquila, con 3439 abit.
SAN VINCENZO fgeogr.). — Nome di: un'isola, fra le Antille inglesi (V.); 2° un capo, formante la punta S. 0. del Portogallo e dell'Europa, nell'Algarva.
SANVITALE (geneal. e biogr.). — L'illustre famiglia parmigiana dei conti di qtffesto nome, detta in antico De Saneto Vitali, vuoisi dai più originaria della villa di San Vitale in Baganza, e si crede che ad essa appartenesse un prete Giovanni di quondam Petronio de loco Sancto Vitali, donatore di terre ai canonici di Parma nel 1066. Ma di codesta affermazione non hannosi buone ragioui per dedurne cbe e Petronio e prete Gianni fossero gli arcavoli della nobile famiglia parmense. La quale sendo certo cbe in quei rimoti tempi avea case in Parma, poste tra il palazzo pubblico e la chiesa di San Vitale (passata poi in proprietà del Comune poco dopo il mezzo del secolo xm), è verisimile che dall'abitare in prossimità della mentovata chiesa venissele la denominazione de Sancto Vitali, e da questa l'odierno cognome, che non è Sanvitale, si Sanvitali.
Il più antico dei Sanvitali, posto dal Litta nell'albero di questa famiglia, è Ugo, vivente nel 1122, del quale trovasi che fosse figliuolo quell'Anselmo, il quale nel 1202 intervenne come testimonio in Cremona a fermare la pace tra i Reggiani e i Modenesi, venuti a contesa per giurisdizione territoriale ; 8enoucbè opiniamo coll'autore suddetto non potersi ammettere cosi di leggeri che nello spazio intero d'un secolo non trovisi altra generazione intermedia, tra Ugo e i nipoti, che quella d'Anselmo, tanto più che da documenti esistenti si raccoglie che Anselmo viveva nel 1233. E di vero, fino dal 1196 scontriamo un assessore dei consoli della parmigiana Repubblica in Gherardo Sanvitali, e nel secolo seguente furono prodi in armi Zangaro, Azzo, Goarino, podestà di Bologna nel 1259, ed Ugo, uomo di molto credito ed autorità, che sostenne eminenti cariche in patria e fuori, e che nel 1247, capitanando i Guelfi esuli,sconfisse al Borghrtto del Taro gl'Imperiali. Aggiungasi un Teseo o Tedisio, che sedette podestà in Milano ed in Ferrara, e fu vicario in Firenze del re di Napoli Carlo I. Dopo questi vengono:
Glanqnirtoo, valoroso capitano che per amoredella libertà della patria contribuì a far discacciare nel 1312 il vicario imperiale posto a Parma da Arrigo VII.
Goberto. — I meriti suoi militari e politici verso Gian Maria Visconti gli valsero la investitura di Fontanellato, nel contado Parmense, la quale lo stesso duca pur conferì nel tempo stesso all'altro Sanvitali Gian Martino. In quella terra i Sanvitali avevano esercitata qualche giurisdizione anche nei precedenti anni.
Pier Brnnoro ed Alessandro, figliuoli naturali di Oblzzo. Prodi in armi, comecché questi affatto ignoti ai genealogisti, legittimati poscia dall'imperator Sigismondo. Pier Brunoro, insieme col celebre Niccolò Piccinino, ricuperò al duca Filippo Maria la Valtellina. Bona Lombard, valtellinese, amica da prima e quindi moglie di Brunoro, divise con lui valorosamente nelle guerre fatiche, pericoli e glorie. I Sanvitali nel secolo xv avevano squadre di soldati al loro comando. Ne erano capi i fratelli Jacopo Antonio e Giberto, signore l'uno di Fontanellato, l'altro di Sala. Giberto sostenne fermamente la difesa di Fontanellato, assalita dalla fazione dei Rossi di San Secondo nel 1483. I due fratelli militavano in quel tempo sotto le insegne di Lodovico il Moro.
Gian Francoseo e Bernardino ; figlio il primo di Jacopo Antonio, e il secondo di Giberto, preso servigio nell'esercito di Carlo Vili, ebbero a combattere pel re francese sul campo di Fornovo, ove Bernardino lasciò la vita. Gian Francesco militò anche al servigio di Lodovico Xll, che il creò cavaliere nel 1499.
Alfonso sostenne costantemente la causa di Ottavio Farnese contro gl'Imperiali, che volevano impadronirsi di Parma per Carlo V. Nè meno la sostenne Galeazzo, che rifiutate le ampie promesse fattegli da Ferrante Gonzaga, difese arditamente la ròcca del suo Fontanellato. Era Galeazzo un magnanimo signore, di cui non fu ultimo vanto avere accordata ospitalità in quella sua ròcca al perseguitato Parmigianino, che vi dipinse maestrevolmente a fresco la favola d'Atteone e Diana.
Alfonso e Galeazzo (del ramo di Sala), demeritarono la grazia del duca Ottavio, essendosi dati al partito di Cesare. Caro gli rimase il loro fratello Giberto, che sposò Barbara Sanseverini, donna celebre al suo tempo per avvenenza e per coltura di mente, non meno che per isciagure. Girolamo, loro figliuolo, fu da Ottavio Farnese destinato a mantenere vivo il nome della famiglia materna; e però, con atto del 15 aprile 1577, dopo la mòrte di Gian Francesco e Gian Galeazzo Sanseverini, che non lasciarono discendenza maschile da succedere nella signoria di Colorno, il Farnese investi Girolamo Sanvitali di quel feudo, erigendolo in marchesato, e creandone marchesi i discendenti di lui maschi, con obbligo di assumere cognome e stemma dei Sanseverini, riserbandone a Barbara l'usufrutto e la giurisdizione a vita. Quest'atto generoso del duca fu causa di una lunga serie d, guai e di un miserando fine a Barbara ed al suo figliuolo. Ranuzio I Farnese cercò di togliere loro il feudo, per sospetto cbe la prima tenesse pratiche segrete, a danno di lui, col duca di Mantova,
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