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L'attore non ha certo rivali, specie se considerato sotto il lato della sua comicità così schietta e irresistibile; il capocomico non teme raffronti per l'intuito sicuro della scena e l'arte di ottenere quella fusione, ch'è da vent'anni il principal requisito della sua compagnia; il commediografo, infine, non è solo ammirevole in quanto crea di suo, ma anche in quanto si assimila prodigiosamente dagli altri.
Se Miseria e Nobiltà è un capolavoro di commedia originale, non sono per questo meno capilavori del genere La nutriccia, Il farmacista; poreroj Lo Sear fai ietto, Tettilo,, Na Santarella, Pupa movib/lCj Na criatura sperduta, e tante altre fra le sue più belle riduzioni dal francese, che contano ormai centinaia di
rappresentazioni.
Egli rivive in ognuno dei suoi lavori , e penetra così addentro alle commedie altrui, che queste diventano sue. Riducendo e rifacendo egli crea: crea un ambiente nuovo, tipi e personaggi nuovi, scene e situazioni comiche^ delle quali spessissimo manca perfino lo spunto nei copioni originali.
Ohe resta , dunque, del lavoro degli altri? Appena, appena il punto iniziale d i partenza, giacché ben pochi sarebbero in grado di riconoscere più il quadro, dopo che lui lo ha rifatto e ritoccato.
Il fondo è mutato, i toni sono diversi, le figure non hanno più la primitiva espressione, l'ordine è tutto mutato, quando non è invertito addirittura.
Egli taglia, sfronda, aggiunge, pospone o antepone: smonta, per dir così, scena per scena, l'organismo della commedia che vuol ridurre, tal quale come un oro'ogiaio farebbe in un oriuolo; e poi ricostruisce tutto daccapo, come meglio gli suggeriscono e lo guidano la sua grande perizia scenica e il suo intuito prodigioso.
Ecco ciò che a questo proposito scriveva Peppino Turco nella sua bella lettera-prefazione alla Figliola romantica e un mie-deco curioso, la geniale riduzione in versi marte!liani napoletani che lo Scarpetta fece, tre anni addietro, della Donna romantica del Oastelvecchio:
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Domenico Scarpetta